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Il pacchetto decreto è “confezionato”, niente sconti su condoni e abusi

ISCHIA. Il dato è tratto, ma attenzione a prendere con le pinze quello che vi stiamo dicendo. Perché innanzitutto una bozza di decreto è pur sempre una bozza, e poi perché tra presidenza del consiglio dei ministri, ministeri interessati, tecnici, rami del Parlamento che potranno presentare eventuali emendamenti, è chiaro che ci troviamo davanti a un testo che ha tutto per essere modificato. E che, paradossalmente, potrebbe trovarsi addirittura ad essere stravolto rispetto a quello che di fatto è stato impacchettato nel pomeriggio di ieri, al termine della seconda riunione in settantadue ore tra tutte le parti interessate. In mattinata, sempre presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile di Roma, si sono ritrovati intorno allo stesso tavolo i protagonisti di una telenovela infinita, e che pure vista la delicatezza e la complessità dell’argomento oggetto di discussione è appena agli inizi. Da una parte il capo dipartimento Angelo Borrelli, il commissario per l’emergenza Giuseppe Grimaldi e quello per la ricostruzione Carlo Schilardi, insieme alla batteria di tecnici, funzionari ed addetti ai lavori in genere. Più nutrita stavolta la delegazione proveniente dall’isola. Il Comune di Casamicciola presentava il sindaco Giovan Battista Castagna, i consiglieri comunali Stani Senese e Nunzia Piro, i tecnici Caterina Castagna ed Agnese Cianciarelli. Dal Comune del Fungo, invece, erano approdati nella capitale il primo cittadino Giacomo Pascale, il suo vice Mimmo Miragliuolo, il consigliere Michele De Siano, l’avvocato Lucrezia Galano (responsabile degli Affari Legali) e il responsabile del servizio Tributi, Salvatore Mele. Nel mezzo la Regione Campania, con l’ente di Palazzo Santa Lucia che – come annunciato nell’edizione di ieri del nostro giornale – era rappresentata dal vice del governatore Vincenzo De Luca, vale a dire Fulvio Bonavitacola. Una presenza, questa, sicuramente importante e significativa non soltanto per l’appuntamento di ieri, ma certo anche in prospettiva futura.

LE RISPOSTE DEL PIANO DI MICROZONAZIONE

Per una volta non vogliamo partire dalle questioni legate ai condoni e dintorni, altrimenti rischieremmo di andare sempre nella stessa direzione. Ci arriveremo, certo, ma è forse il caso di soffermarsi sul piano di microzonazione, per la cui redazione nel decreto è stata stanziata una somma pari a 210.000 euro. Quello sarà un momento importante, importantissimo, in alcuni casi decisivo. E spieghiamo perché, a beneficio dei pochi che magari non lo avessero compreso. Uno dei tanti immobili coinvolti e danneggiati nel sisma del 21 agosto dello scorso anno, tanto per dirne una, potrebbe ottenere la sanatoria dal punto di vista urbanistico, ma questo per il proprietario dello stesso e/o gli inquilini non costituirebbe in ogni caso la garanzia di poter ricostruire la casa o la struttura a prescindere. Se dal piano in questione, tanto per dirne una, dovesse emergere che ci si trova collocati geograficamente in un’area o posizione ad alto rischio, l’abitazione andrebbe in ogni caso demolita. Anche se – e come vedrete tra poco il particolare è tutt’altro che trascurabile – in questo caso lo Stato provvederebbe comunque a ristorare i cittadini danneggiati dal drammatico evento dell’estate 2017. Quando sarà il momento, un’altra componente significativa potrebbe essere rappresentata dalla delocalizzione, “partita” dai risvolti allo stato dell’arte non ancora inquadrabili: dovesse rendersi necessaria, certo non sarebbe una passeggiata.

CONCESSIONI IN SANATORIA PER I CONTRIBUTI, NON C’E’ ALTRA SOLUZIONE

Ripetiamo, può succedere di tutto e parliamo di una situazione ancora tutta da definire, ma una cosa è certa. Per quanto riguarda invece gli immobili abusivi, laddove per abusivi si intende anche oggetto di domanda di condono ma di assenza di rilascio del titolo in sanatoria, c’è poco da fare. Senza la concessione edilizia non si potrà accedere a nessuna forma di contributo da parte del Governo centrale, su questo c’è poco da fare. Ora, non vorremmo fare statistiche sballate o dare percentuali campate per aria, ma ad ascoltare qualche addetto ai lavori i dubbi sono pochi: la stragrande maggioranza, se non addirittura la quasi totalità, degli immobili che insistono nella zona rossa di Casamicciola e Lacco Ameno, sono tutti oggetto di una domanda di condono, sia essa del 1985 che del 1994 che del 2003. La soluzione alla quale si sta pensando è quella ipotizzata in un primo momento, non è stato possibile trovare qualche svolta o prendere scorciatoie di qualsivoglia natura. Che, all’esame di chi di competenza, avrebbero trovato inevitabilmente “semaforo rosso”. Si lavorerà ad una conferenza di servizi tra Comuni e Sovrintendenza – questo è chiaramente sottolineato nella bozza – che dovrà portare all’esame di tutte le pratiche di condono interessate. Dalla risposta, da quel sì o da quel no, dipenderà il futuro di tanti cittadini: il nulla osta metterà in condizione l’immobile di essere oggetto di contributo per l’eventuale ricostruzione, il diniego significherà che bisognerà rassegnarsi. Ma questo, lo ripetiamo, vale ad oggi, perché poi ci sono problemi di natura sociale che non possono essere sottaciuti e che ci si augura vengano compresi quando il decreto finirà all’esame del Parlamento: tanto per dirne una, allo stato dell’arte tra coloro che alloggiano in albergo ci sono anche persone che risiedevano in un’abitazione sprovvista di qualsiasi domanda di condono, anche dell’ultimo.

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SUPERATA L’EMERGENZA, ADDIO ALLOGGIO PAGATO PER CHI E’ FUORI CONDONO

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Superata e conclusa la fase di emergenza, evidentemente, questo “paracadute” non avrà più motivo di essere e quindi diverse persone rischierebbero di rimanere senza un tetto sulla testa. Nessuno pensasse che lo Stato se un cittadino è fuori condono continuerà a pagare per tenerlo sistemato da qualche parte, questo è assolutamente da escludere. Insomma, senza girarci troppo intorno il terremoto ha portato al pettine una serie di nodi che erano lì da tempo immemore, rendendo inevitabile il momento del redde rationem, adesso puntualmente arrivato. Se si sarà bravi e fortunati si potrà delineare anche un nuovo sviluppo per l’intero territorio e mettere un punto fermo, altrimenti tutto diventerà più nebuloso. Ma una cosa deve essere chiara, il destino non dipende certo da Giovan Battista Castagna e Giacomo Pascale. I due sindaci hanno spiegato quali sono i problemi delle rispettive comunità chiedendo l’emanazione di una norma che li tenga in debita considerazione ma il pallino adesso è nelle mani dei “piani alti”. Tutto sarà chiaro nel momento in cui il provvedimento sarà approvato e in quel momento capiremo chi fa cosa.

IL RUOLO DELLA REGIONE CAMPANIA E IL PIANO ATTUATIVO

Dicevamo della presenza della Regione Campania e dunque del ruolo che in questa vicenda potrebbe ricoprire Palazzo Santa Lucia. Partendo da un assunto: in terraferma il problema non è legato esclusivamente alla valutazione dei condoni nella sua complessità, l’ente guidato dal governatore Vincenzo De Luca potrebbe giocarsi una serie di “fiches” in tema di emendamenti in sede parlamentare, dal momento che parliamo di un’istituzione che gioco forza non può non essere molto ascoltata. La Regione, comunque, vorrebbe pianificare prima di avviare la ricostruzione e dunque siamo davanti ad un concetto di natura progettuale decisamente diverso: siamo davanti a tutti gli effetti ad un piano urbanistico, una situazione non lontana da quella che i sindaci di Casamicciola e Lacco Ameno volevano mettere in atto quando venne conferito incarico all’Università di redigere un piano attuativo di ricostruzione. Ma per quanto riguarda i protagonisti di casa nostra, al netto delle pressioni che sapranno esercitare presso le sedi competenti, la giostra si ferma qui. Il futuro non soltanto della zona rossa, ma forse dell’intera isola, è in altre mani. Speriamo, per una volta, sappiano essere sagge.

Gaetano Ferrandino

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