CRONACAPRIMO PIANO

«MATTEO TORNI A CASA CON LA MAMMA»

Un gruppo di associazioni scrive tra gli altri ai ministri per la Salute e la Famiglia Schillaci e Roccella, al garante per l’Infanzia, alla senatrice Valente ed al sindaco di Lacco Ameno: si chiede che il bimbo sia restituito alla sua genitrice anche perché affetto da una patologia autoimmune per la quale si chiede una visita medica collegiale

Torna di estrema attualità il caso del piccolo Matteo, il bimbo sottratto dalla mamma e affidato di recente ad una casa famiglia al termine di un pomeriggio oltremodo tumultuoso e triste che ha avuto come location la zona 167 di Lacco Ameno. E ancora una volta a provare a tenere alta l’attenzione sul caso, sempre per il tramite dell’agenzia DIRE, è il mondo associazionistico che sta combattendo una vera e propria battaglia soprattutto in favore della genitrice che si è visto strappare dalle braccia il proprio piccolo, un fatto sicuramente traumatico e che non si verifica così di frequente e maturato a seguito di una decisione adottata dal Tribunale di Napoli. “Le associazioni firmatarie – UDI Napoli, Arcidonna, Donne Insieme, Psy-com Protocollo Napoli, Salute Donna – segnalano la collocazione di un bimbo di 8 anni, contro la sua volontà, in una comunità protetta dove si trova dal 1° dicembre per decreto del tribunale di Napoli. La vicenda viene sollevata, da un lato, a difesa dei diritti del bambino (Convenzione di Lanzarote, Convenzione sull’esercizio dei diritti dei bambini di Strasburgo, Convenzione sui diritti del fanciullo di NY), dall’altro a difesa della sua salute. Il minore soffre, infatti, di una patologia autoimmune (favismo) che può dar luogo a gravi scompensi emotivi e soprattutto fisiologici (crisi emolitica grave) in caso di stress, come quello causato delle vicende che descriveremo”.

Così in una lettera le associazioni denunciano le condizioni del bimbo strappato alla mammae scrivono al ministro della salute, Orazio Schillaci; alla ministra per la famiglia, Eugenia Roccella; alla Presidente Commissione femminicidio, Martina Semenzato; al Commissario alla Sanità della regione Campania, Al Garante dell’infanzia nazionale e regionale e per conoscenza alla senatrice Valeria Valente e al Sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale che per ben due volte ha provato a mediare in questa dolorosa vicenda, la prima delle quali tra l’altro anche con successo dal momento che riuscì ad evitare nell’immediatezza il trasferimento di Matteo in una casa famiglia in attesa della pronuncia della Corte d’Appello. “Il bambino, come da notizie di stampa, il primo dicembre, è stato prelevato con la forza dalla sua abitazione, a Lacco Ameno di Ischia, da più rappresentanti delle FFOO, dei Servizi Sociali e dei Vigili del Fuoco al fine di dare esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli. Ciò accadeva nonostante l’Ordinanza di Cassazione n. 9691/22 in cui si specifica che togliere i bambini con l’uso della forza dai propri contesti non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto, così come afferma a più livelli altra giurisprudenza basata sui diritti dei minori all’intangibilità corporea (a meno che non vi sia un immediato rischio per la loro vita). Si sottolinea come la difesa della madre, prima del Decreto del 15 settembre 2023, aveva chiesto che venisse sentita la psicologa che aveva seguito per due anni il bambino in psicoterapia e che aveva scritto, in un suo parere depositato agli atti, che togliere la madre al minore avrebbe rappresentato un trauma. Era stato chiesto anche di ascoltare i medici che si erano occupati della salute del minore in quanto affetto da malattia autoimmune, allegando i certificati medici che provavano (invano) le fragilità e i pericoli per il bambino. Alle scriventi sembra che si sia di fronte ad una errata interpretazione del significato del best interest del minore, non essendosi tenuto conto di alcuna documentazione sullo stato di salute e sulle condizioni di vita del minore”. Le associazioni ricordano che “un video, prodotto dai media locali, testimonia la condizione traumatica del bambino, al momento del prelievo forzoso con urla, grida e pianti. In conseguenza di ciò, le scriventi associazioni avanzano preoccupazioni circa lo stato di salute del bambino a circa un mese dal suo prelievo coattivo, che da quanto riportato da alcune testimonianze è peggiorato (né poteva essere diversamente). Il bambino continua a chiedere di tornare a casa, e lo ha chiesto in ultimo al sindaco di Lacco Ameno che è andato a trovarlo”.

LE RICHIESTE

Il ministro Orazio Schillaci

Ecco dunque le richieste delle associazioni che hanno interessato le autorità sul caso per il piccolo Matteo: “Un intervento urgente affinché il bambino sia sottoposto a immediata visita medica collegiale (di cui faccia parte il suo pediatra curante) che valuti le attuali condizioni di salute, l’adeguatezza delle cure che riceve e la compatibilità del suo stato psicofisico con le condizioni della permanenza in una struttura, senza il sostegno psico affettivo delle proprie figure di riferimento (la mamma e la nonna) e della famiglia; sia condotto un esame per accertare se e quanto abbia influito, sulle attuali condizioni di salute, il violento trauma subito per il prelevamento forzato dalla casa e la scomparsa ex abrupto dalla sua vita quotidiana della madre – principale figura d’attaccamento e di cura – e della nonna materna, con le quali ha finora vissuto,si valuti l’eventuale aggravamento della malattia autoimmune di cui il bambino soffre, con danno grave della salute psicofisica, in rapporto con l’ultimo evento traumatico consistito dal prelievo forzoso e dalle reazioni di terrore del bambino, espresse attraverso grida e urla apprezzabili dalla registrazione audio-video pubblicata dai media locali”. Chiedono inoltre che “il minore sia riportato nel proprio contesto abituale di vita dove possa trovare riparazione dal grave trauma patito (accertabile anche con gli esami richiesti) e dove le cure possano essere dispiegate nell’ambito delle relazioni familiari affettive abituali, essenziali e necessarie a un bambino di 8 anni per prevenire un aggravamento delle sue condizioni di salute e conservare un adeguato livello di benessere psicofisico”

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