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«Una variante a lavori ultimati», l’ultima ombra su Palazzetto e Piscina

ISCHIA – Nell’attesa di un consiglio comunale chiamato a fare chiarezza ed a questo punto a rivelarsi una vera e propria battaglia, non possiamo fare a meno di sottolineare come la questione del mancato collaudo a Piscina Comunale e Palazzetto dello Sport rischia davvero di diventare la tomba dell’amministrazione guidata da Giosi Ferrandino, e paradossalmente proprio su due opere che avrebbe voluto esibire come biglietto da visita in occasione dell’ormai imminente campagna elettorale. L’ultima stoccata, manco a dirlo, arriva ancora una volta da Carmine Bernardo, consigliere di minoranza che ha indirizzato una nota al segretario generale del Comune di Ischia, Giovanni Amodio, avente ad oggetto i lavori di ristrutturazione eseguiti presso i due impianti.

In premessa, l’esponente politico ricorda come lo scorso 3 ottobre aveva richiesto la consegna di una serie di documenti e che il 27 ottobre su supporto magnetico riceveva parte di quanto richiesto. Bernardo non usa mezzi termini e scrive che “dall’esame della documentazione consegnata sono emerse macroscopiche illegalità che sottopongo alla sua attenzione: con nota prot. 21331 del 29 luglio 2007 il responsabile unico del procedimento, ing. Francesco Fermo, ha affidato all’ing. Arnaldo Surolli l’incarico di collaudatore tecnico amministrativo dei lavori in oggetto”. Una prima anomalia secondo il consigliere sarebbe quella che il tecnico ha ottenuto l’incarico dopo che i lavori erano stati ultimati ma attenzione al passaggio successivo dove Bernardo scrive: “Inoltre a quest’ultimo, per procedere al collaudo dell’opera, il RUP ha dovuto trasmettere tutta la documentazione inerente all’appalto tra cui eventuale perizie di variante e suppletive con le relative approvazioni intervenute e copia dei relativi atti di sottomissione o aggiuntivi; certificato di ultimazione lavori; conto finale dei lavori; relazione del direttore del lavori e del responsabile del procedimento”. Qui lo scrivente mette il dito nella piaga quando rimarca che “è evidente che dopo la nomina del collaudatore nessuna nuova perizia di variante poteva essere approvata dalla stazione appaltante, per l’avvenuta ultimazione dei lavori”.

Ma il fatto più grave secondo Bernardo si sarebbe verificato successivamente: “A seguito delle dimissioni, gli organi di informazione locali (Bernardo vorrebbe dire Il Golfo, perché gli altri su questa storia hanno taciuto e sono rimasti allineati e coperti, ma evidentemente non può scriverlo perchè altrimenti diventa vittima di terrorismo mediatico, quello vero…) hanno riportato gravi notizie in relazione alla conduzione dell’appalto, che meritano la dovuta attenzione di tutte le autorità competenti (sindaco, giunta, consiglio comunale, prefetto, ANAC, Procura della Repubblica, Procura Corte dei Conti). Il responsabile dei lavori pubblici del Comune, ing. Francesco Fermo, pur in presenza di un atto così grave, un mese dopo le dimissioni del collaudatore, invece di nominare un sostituto o respingere le dimissioni, con determina n. 1745 del 19 ottobre 2016 ha approvato una perizia di variante dettata dal direttore dei lavori che, come dichiarato nella determina, era ‘tesa a risolvere aspetti di dettaglio, nonché a regolare gli imprevisti riscontrati durante l’attuale stato di esecuzione dei lavori. Ebbene, quali aspetti di dettaglio bisognava risolvere e quali imprevisti si erano verificati visto che con la nomina del collaudatore i lavori dovevano per leggere essere ultimati e di conseguenza nessuna nuova perizia di variante poteva essere approvata dalla stazione appaltante?”. Un interrogativo inquietante, quello che si pone Bernardo, cui ne segue immediatamente un altro: “Forse tale precipitosa attività amministrativa nasconde un estremo tentativo ‘per mettere a posto le carte’ a seguito delle incongruenze riscontrate dal collaudatore dimissionario nella conduzione dell’appalto?”.

Per questi motivi, la conclusione di Carmine Bernardo non può che essere una e cioè quella di invitare il segretario generale, anche nella sua veste di responsabile dei controlli, a verificare la regolarità di quanto evidenziato anche in relazione alla perizia di variante del 19 ottobre 2016 ed a rimettere allo scrivente gli allegati e tutti i documenti redatti a supporo della perizia di variante predisposta dal direttore dei lavori ed approvata dal responsabile dei lavori pubblici”. Il tutto, naturalmente, condito dalla chiosa finale caratterizzata dall’invito-diffida “a compiere gli atti del proprio ufficio entro 30 giorni dalla ricezione della presente e/o a comunicare i motivi del diniego o del ritardo nel medesimo termine, preavvisando che in mancanza sarà presentata denuncia querela”. Insomma, continua davvero a piovere sul bagnato, e venerdì in consiglio c’è la resa dei conti. Si salvi chi può…

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