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Il decreto arriva al Quirinale, poi spunta la “frenata

ISCHIA. E’ arrivato ieri al Quirinale, e la notizia era rimbalzata anche sulla nostra isola fin dalla prima mattinata. Anche perché a confermarla erano stati diversi network nazionali: potenza non certo del terremoto ischitano, questo va onestamente riconosciuto, quanto piuttosto della tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova. Perché lontano dalla nostra isola, il decreto di fatto pare essere quasi esclusivamente ligure e non interessare anche Ischia e il Centro Italia. Chi si aspettava però la firma del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ed il conseguente avvio dell’iter che avrebbe portato il testo all’esame del Parlamento, è rimasto deluso. A quanto pare si tratta di un problema di poco conto, o meglio di un problema che nemmeno esiste, ma in Italia si sa quando ci si mettono burocrazia e burocrati il risultato rischia di essere devastante. E così a muovere qualche obiezione sarebbe stata la Ragioneria dello Stato che ha trovato da obiettare su una carenza delle coperture economiche oltre che sulle fonti di provenienza per garantirle.  Il cavillo, per alcuni, sarebbe di non poco conto dal momento che nella bozza di decreto giunta sul tavolo dei tecnici mancavano le cifre che dovrebbero quantificare i costi da sostenere. Al loro posto, semplicemente dei puntini, come se quegli spazi non fossero stati riempiti o compilati come si conveniva. Tradotto in parole povere, nemmeno si può parlare di bocciatura, ma semplicemente della necessità di dover completare il documento che potrà avviare anche il processo di ricostruzione delle zone colpite dal drammatico sisma che il 21 agosto 2017 ha sconvolto Casamicciola e Lacco Ameno.

In realtà più che il predetto cavillo preoccupano le dichiarazioni rese sempre nel pomeriggio di ieri dal presidente della Regione Liguria nonché commissario per l’Emergenza, Giovanni Toti, il quale si è chiesto “se non sia più opportuno il ritiro del decreto per ricominciare da capo su basi più solide condivise e realistiche”. Il che, non ce ne voglia Toti, sarebbe una mazzata per noi isolani dal momento che il decreto è uno e trino e dunque un eventuale stop coinvolgerebbe inevitabilmente anche Ischia con tutti gli annessi e connessi. Fortunatamente, a risollevare il morale alle “truppe” ci ha pensato una nota ufficiale di Palazzo Chigi, che lascia intendere che non ci saranno frenate di alcuna natura e spiega che “gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati. Parimenti, quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e in parte per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al Parlamento entro il 20 ottobre”. Che dire, amen.

GAETANO FERRANDINO

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