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La politica incapace di comprendere i meccanismi complessi dell’economia

Questa volta affrontiamo un aspetto del turismo, di cui troppi operatori non tengono nel dovuto conto e che è stato, invece, al centro del dibattito recentemente tenutosi alla Fiera Internazionale del Turismo di Rimini. Mi riferisco ai fattori psicologici che condizionano il viaggiatore, prima, durante e dopo il viaggio. Non a caso, a Rimini, non hanno interpellato – in qualità di relatori – soltanto gli esperti specifici (economisti, tour operator, imprenditori della ricezione alberghiera ed extra alberghiera, player delle crociere) ma anche psicologi, sociologi, antropologi. Ad esempio, lo psicologo comportamentale Giovanni Battista Ubaldi, partendo dal presupposto che esistono (fin ad oggi catalogati) 243 profili di turista, diversificati per carattere, passioni, vissuto soggettivo e, dirigendosi ciascuno di questi prevalentemente alla prenotazione online, non è più possibile ( per una moderna politica turistica) limitarsi a valutare le sole variabili di prezzo, location, servizi, ignorando che la parola chiave del futuro è “felicità”. Il turista moderno va alla ricerca di un benessere totale. Per capire l’aspettativa di felicità del turista non basta assisterlo nella scelta del viaggio e durante il viaggio, ma diventa fondamentale il post-viaggio, per capire appieno che cosa lo ha soddisfatto e cosa no. Noi, a Ischia, ma non solo a Ischia, smettiamo di curare il viaggiatore dal check out in poi.

Gli esperti di psicologia del turismo ritengono,invece, che la struttura ricettiva che abbia ospitato – per almeno 5 giorni –  il viaggiatore, farebbe bene a sollecitare risposte ad un questionario incentrato sulle seguenti tre domande: “Dopo la vacanza, ti senti più felice?”, poi “Che tipo di variazione hai percepito tra il momento ante-vacanza e il post-vacanza?” e infine “Il livello di stress a fine viaggio è minore, maggiore o uguale a quello di inizio vacanza?”. Secondo l’Osservatorio dell’Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, anche le strutture ricettive digitalmente più avanzate non si curano abbastanza del feedback, dei dati di ritorno. Ma se non conosciamo gli effetti che la vacanza ha prodotto sul turista, non possiamo correttamente impostare una campagna per il futuro. E’ ovvio che quando parliamo di “questionari” non ci riferiamo al vecchio cartaceo che alcune catene alberghiere lasciavano sul comodino, attendendone la risposta. Non funziona più così, ormai è tutto digitale e anche nel digitale quel che era vero ieri può essere superato oggi. Ad esempio se, fino a qualche tempo fa, Tripadvisor assorbiva il 73% dei consigli online, oggi è sceso al 63%, in quanto parte del movimento si è spostato direttamente sui fornitori di servizi turistici ( hotel, compagnie di trasporto, ristorazione).

Altri psicologi stanno lavorando ad un abbinamento tra psicologia e tecnologia; intendono cioè misurare il grado di scostamento tra immagini pubblicizzate sul web e realtà verificata. E’ ovvio che quanto meno aderente è la realtà rispetto al “promesso in immagini”, tanto meno renderà soddisfatto e felice il viaggiatore. Ma non c’è solo il turismo ad avere bisogno di essere analizzato in maniera multidisciplinare, tenendo cioè presente oltre alla componente squisitamente economica, anche le componenti umane: le emozioni, la sedazione dello stress, il valore esperienziale. Quello che è vero per il turismo è vero per tutte le attività economiche. E’ per questo che, personalmente, non ho mai dato peso eccessivo alla mitraglia dei dati statistici sfornati dall’ISTAT. Dati freddi, anonimi, non motivati. Molto meglio il CENSIS che, con un Rapporto annuale, analizza i fenomeni economici, tenendo presenti gli aspetti psicologici, sociologici e antropologici .Il Rapporto Acri-Ipsos, elaborato per la 93^ Giornata del Risparmio, non sforna dati “ muti”, ma motivati, infatti si è molto soffermato sul grado di soddisfazione dei cittadini ed è emerso che, mentre i cittadini dai 31 ai 44 anni hanno, in Italia, una fiducia crescente (+ 19% rispetto al 2016) invece i giovani dai 18 ai 30 anni sono meno fiduciosi (- 8%) così come gli over 65 ( – 6%). E mentre l’Italia del nord è soddisfatta al 69%, il Centro lo è al 52% e il Sud solo al 43%. Necessitano pertanto riequilibri sia territorialmente che anagraficamente.

Anche gli Istituti bancari hanno commesso il grave errore di lavorare esclusivamente sul taglio dei costi e sulla digitalizzazione dei servizi, buttando all’aria l’esperienza – accumulata negli anni – di front-office, di diretto impatto col cliente, spiegando, guidando, supportando, Oggi entri in una qualsiasi filiale bancaria e trovi una colonnina digitale ad aspettarti e non sai più con chi parlare. Nasce anche da qui la diffidenza verso le Banche, non solo dagli inviti a spericolati investimenti che, però, molti clienti hanno accettato ( consapevoli del rischio) attratti da inverosimili tassi di interesse. E, si badi bene, non è farina del mio sacco l’idea dell’insufficienza dell’economia avulsa dai contesti sociologici e psicologici. Lo hanno affermato fior di economisti, ad uno dei quali è andato , quest’anno, giustamente, il premio Nobel e cioè a Richard Thaler di Chicago. Ma prima di lui, altri due Nobel per l’economia, David Kahneman (nel 2002) e, nel 2013, Robert Shiller (economista finanziario comportamentale) hanno espresso concetti che andavano nella stessa direzione. E anche illustri economisti italiani sono allineati su queste posizioni, come Alberto Alesina (Università di Harward), Guido Tabellini (Università Bocconi), Francesco Trebbi (Università Columbia Britannica). E’ per questi motivi che quando i nostri improvvisati politici si accapigliano sui decimali in più o in meno del Pil o dell’occupazione, mi viene da sorridere, per la loro malafede o. semplicemente, la loro ignoranza dei moderni e complessi meccanismi dell’economia. Chiudo, tornando all’idea di “felicità” che è l’obiettivo vero dell’umanità, più ancora del benessere economico. Tim Lomas, docente di Psicologia Positiva (University of East London) ha raccolto le parole per descrivere la felicità in ben 26 lingue del mondo. Vi cito la parola tedesca “ Vorfreude”, il piacere di pregustare la festa, il sabato del villaggio, l’attesa che rende speranzosi. Ecco una delle motivazioni psicologiche che può far sballare la razionalità e la logica dei modelli matematici dell’economia. Siamo uomini, prima che soggetti economici!

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