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C’era una volta il delfino (non più) comune

Alla parola “delfino” praticamente tutti cominciano ad immaginare un animale (mammifero cetaceo, per la precisione) di color grigio, praticamente pisciforme (fusiforme, volendo usare termini più appropriati) e visto ovunque: nei film, nei documentari e negli acquari, se non pure in natura se si è fortunati. L’animale appena descritto è quello che viene chiamato “tursiope” (Tursiops truncatus) ed è probabilmente considerato il delfino per eccellenza. Qualcuno potrebbe perfino azzardarsi di chiamarlo “il delfino comune”, sebbene questo epiteto appartiene ad un’altra specie.

Il delfino comune “vero e proprio” (Delphinus delphis) è di forma e di taglia simile al tursiope, sebbene la colorazione sia totalmente differente: infatti, il delfino comune ha una macchia giallognola sui fianchi che si unisce similmente ad una clessidra ad una zona posteriore grigia: questo è un carattere diagnostico decisivo, unicamente presente in questa specie. Il dorso presenta una colorazione scura (nera o marrone scuro) mentre il ventre è bianco o color crema. Il colore quindi è nettamente differente dal tursiope, che è invece perlopiù grigio con una zona dorsale più scura. Può essere facilmente confuso con la stenella striata (Stenella coeruleoalba), un altro cetaceo che è possibile rinvenire dalle nostre parti ed anche esso molto diffuso; quest’altro delfino ha però delle strie (che gli conferiscono il nome comune) di colori che presentano diverse sfumature di blu e non presenta la “clessidra” distintiva di D. delphis.

Il delfino comune nel Mediterraneo è usualmente avvistato in ambiente sia pelagico (mare aperto) sia costiero, spesso in associazione con la stenella striata ed il tursiope. Le comunità costiere studiate di questa specie hanno mostrato un alto grado di residenza e tendono dunque a rimanere nelle vicinanze, mentre le popolazioni pelagiche rimangono scarsamente conosciute. È stata notata una predilezione di quest’animale per le acque temperato-calde, anche se in estate è stato visto nelle zone subpolari. I dati in letteratura e le collezioni osteologiche (ovvero i reperti con le ossa) indicano che un tempo D. delphis era frequentemente incontrato nel Mediterraneo e ciò porterebbe a rendere legittimo il suo nome volgare. Tuttavia, già nel 2003 in due ricerche era emerso come nella zona mediterranea fosse sia in drammatico declino, sia completamente scomparso da larghe porzioni dell’intero bacino dove un tempo era abbondante come le Baleari, il bacino Provenzale e il mar Ligure. La causa di ciò sembra essere stata la pesca indiscriminata (in passato venivano effettuate catture dirette nel Mar Adriatico), l’inquinamento da agenti chimici e il sovrasfruttamento delle risorse. Oggi la specie è considerata “In Pericolo (EN)” in Italia dalla International Union for the Conservation of Nature, ovvero la IUCN, “per una diminuzione continua del numero di individui maturi e per l’assenza di più di 250 individui maturi per le due sottopopolazioni (Isola di Ischia e Lampedusa)”.

Le uniche aree chiave che erano conosciute nel Mediterraneo centrale sono le isole della Grecia Ionica e proprio l’isola di Ischia, che quindi può essere una zona importante per la conservazione di questa specie, essendo anche uno dei due luoghi italiani dove sono presenti sottopopolazioni non occasionali di delfino comune. Infatti, per l’importanza della location sia per la singola specie che per gli altri cetacei presenti (oltre a quelle già citate, nei mari d’Ischia sono presenti anche: il grampo, Grampus griseus; il capidoglio, Physeter macrocephalus; la balenottera comune, Balaenoptera physalus) le acque di Ischia (insieme a quelle di Ventotene e degli arcipelaghi Pontino e Campano) sono state ufficialmente riconosciute come IMMA (Important Marine Mammal Areas) dalla IUCN. Ischia e Ventotene sono state citate anche per il fatto che “la complessa topografia contribuisce a fattori che plasmano la presenza e la distribuzione delle specie”, oltre che alla presenza diffusa del krill nordico (Meganyctiphanes norvegica), specie usata come cibo dalla balenottera comune. Inoltre Ischia è stata scelta nel 2016 per ospitare un convegno internazionale proprio sul delfino comune, a rimarcare sempre il come la zona sia importantissima per la conservazione di D. delphis nel Mediterraneo.

*BsC in STeNa e specializzando in Scienze della Natura presso “La Sapienza” di Roma

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