CRONACA

«Ischia non è omofoba, ma tanto ignorante»

Dopo la drammatica vicenda di Caivano microfono ad Antonio che comunque conferma come l’isola tutto sommato sia gayfriendly. Anche se…

«Ischia non è omofoba, ma nemmeno ‘libera’». A dircelo Antonio «Senza cognome, per favore. Solo una persona in famiglia sa della mia omosessualità e non vorrei che lo sapesse in questo modo».  E sono proprio queste parole a rendere l’idea di quanto l’isola sia gay friendly. L’atroce episodio di violenza, consumatosi giorni fa a Caivano, ha nuovamente acceso i riflettori sulla fragilità e vulnerabilità a cui è esposto l’universo affettivo ed esistenziale delle persone Lgbti+, soprattutto transgender. La 18enne Maria Paola Gaglione e il 22enne trans Ciro Migliore, che si erano conosciuti e innamorati nel degrado del Parco Verde di Caivano, avevano dovuto subire sin da subito l’opposizione della famiglia di lei. Il loro amore, mai accettato dai Gaglione, è finito tragicamente, nelle campagne di Acerra: Maria Paola, in fuga con Ciro sullo scooter, è caduta sbattendo la testa contro una colonnina di cemento per l’irrigazione dei vicini campi agricoli. A determinare l’incidente, secondo le prime indagini dei carabinieri, il 30enne Michele Gaglione, fratello della vittima, al termine di un inseguimento fatto di calci e tentativi di speronamento. Mentre la sorella era a terra in fin di vita, l’uomo si sarebbe scagliato su Ciro, prima di rendersi conto delle condizioni di Maria Paola.

Secondo la famiglia Gaglione, «Michele era uscito per convincere Maria Paola a rientrare a casa ma non l’ha speronata, è stato un incidente». Ma da quanto trapela da fonti inquirenti, per altro avvalorate dalla stessa dichiarazione di Michele, si sarebbe trattato di un vero e proprio inseguimento punitivo. Durissima la mamma di Ciro, che ha accusato su Facebook il 30enne «di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans». «Sia ben chiaro – ci conferma Antonio – episodi così tragici, per fortuna, non si sono mai verificati sull’isola. In passato c’è stato qualche caso non certo piacevole, ma non così grave. Ogni giorno, però, c’è chi rischia di essere buttato fuori di casa a causa della propria omosessualità». Ischia però è anche l’isola dove in occasione della giornata mondiale contro l’omobitransfobia ha visto la casa comunale di Ischia illuminarsi, simbolicamente, per una sera, dei colori dell’arcobaleno. «È stato un bel segnale che le Istituzioni ci hanno inviato accogliendo l’invito del collettivo Ischia LGBT+», ci conferma Antonio. «L’isola non è omofoba anche se c’è davvero tanta ignoranza.  È nella sua natura insulare quella di vivere più lentamente i cambiamenti del mondo», ci spiega dispiaciuto. «Gli isolani sono di indole buona ma restano ignoranti sul mondo degli omosessuali ed hanno remore a capire, conoscere e scoprire il nostro mondo. Per questo anche con il collettivo la nostra attività è quella di informare e sensibilizzare tutti».

In due anni di attività il collettivo Ischia LGBT+ ha creato un punto di aggregazione ed un luogo di ritrovo dove potersi incontrare e confrontare. «Tanti ischitani non immaginano quanti ragazzi siano omosessuali e quanti continuamente si nascondono perché hanno paura. Il timore è soprattutto quello del giudizio degli altri.  Ischia è una terra meravigliosa purtroppo tutta chiusa ancora nel provincialismo cattolico e perbenista. È ovvio poi che essere gay non significa riconoscersi in prototipi sociali o luoghi particolari. È probabile trovare gay ad Ischia come in ogni angolo della Terra, ma da qui a definirla gayfriendly mi pare davvero un’esagerazione». Rispetto al passato, però, l’isola ha fatto dei grandi passi in avanti. Continuano a non esserci locali dedicati o serate a tema. In passato esisteva una spiaggia che adesso è diventata solo meta di qualche nudista o guardone. Il riferimento è agli scogli di Zaro dove spesso ci sono persone che praticano nudismo. Insulti, risse ed episodi di omofobia ‘pura’ per fortuna non si registrano. «ma alle nostre spalle, c’è sempre qualcuno pronto a fare una battutina. Spesso di cattivo gusto. E pochi immaginano che anche quelle parole dette alle spalle siano per tanti di noi una pugnalata», chiosa Antonio.

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