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Cisi, la rinegoziazione del debito e il fuoco che cova sotto la cenere

ISCHIA – “Nel confermarle la disponibilità di cassa Depositi e Prestiti ad addivenire con il consorzio Cisi finalizzato all’estinzione del debito in essere, faccio presente che tale accordo non si configurerebbe in ogni caso come concessione di un nuovo finanziamento – e quindi come nuovo indebitamento dell’ente in violazione dell’art. 119 della Costituzione – ma come definizione delle modalità di estinzione di un debito che trova il suo titolo giuridico negli atti di concessione dei mutui da parte del cdp al consorzio per il finanziamento di opere pubbliche. con l’occasione le chiederei se può cortesemente inviarci appena possibile il preconsuntivo del consorzio al 31-12 2015”. Così dalla CDP Paolo Arpino scriveva al liquidatore Pierluca Ghirelli relativamente alla rinegoziazione del debito che sta facendo tanto discutere sulla nostra isola soprattutto dopo le dichiarazioni di alcuni politici che hanno evidenziato come ci si trovi dinanzi ad una passività che sarà pagata “dai nostri figli e dai nostri nipoti”. In effetti, come si può notare e per quello che vale, non si è di fronte ad un nuovo mutuo ma semplicemente si mette mano alla tasca per ripianare una passività che certamente non poteva essere procrastinata senza limite di continuità.

Ma attenzione, perché ci troviamo dinanzi ad un’operazione, quella di ristrutturazione di questo ormai arcinoto debito, che avrebbe anche un qualcosa di virtuoso. Partiamo da un assunto, che è assolutamente innegabile e che vedete anche nel grafico riprodotto in pagina. Il tasso di interesse con il quale il liquidatore Ghirelli ha chiuso l’operazione, infatti, è pari al 2.65 per cento e si tratta di un vero e proprio affare perché in precedenza la sorta interesse era pari ad oltre il 6 per cento. Insomma, a conti fatti il consorzio risparmierà un bel mucchio di quattrini. Dagli uffici di via Michele Mazzella, ancora, fanno notare un’altra circostanza lamentando che anche su questo la cittadinanza isolana non è stata aiutata a comprendere appieno le finalità e dunque anche le conseguenze dell’operazione: quando si parla di costi che ricadranno sulle tasche dei contribuenti, questo è evidentemente vero, ma non significa che gli isolani si troveranno ad essere vessati da qualche gabella o da un aumento delle tariffe idriche. Semplicemente, quella somma che dovrà essere investita e destinata per ripianare un debito frutto di una gestione scellerata non potrà essere spesa altrove, ad esempio con un piano di investimenti che potrebbe servire per riammodernare condotte che definire usurate è a dir poco un eufemismo.

Ma non è tutto perché dalle parti del consorzio potrebbero arrivare presto una serie di interessanti sviluppi e novità. Il buco finanziario prodotto nel tempo non è certo passato inosservato ed anzi non soltanto è finito nel mirino dell’autorità giudiziaria competente, come è ormai noto, ma oggetto anche negli ultimi tempi di una sorta di indagine interna. Spulciando in archivi, documenti, andando a ritroso nel tempo ed acquisendo una serie di elementi sui quali a breve potrebbero emergere anomalie tali da far scoppiare qualche altra bomba, sia pure a scoppio decisamente ritardato. Insomma, quel debito come per incanto sembra aver riaperto una ferita peraltro mai rimarginata e che magari era stata semplicemente accantonata. Ma attenzione, perché quando si parla di voler mettere in atto un’azione in questo preciso istante giusto per buttare fumo negli occhi alle comunità dell’isola d’Ischia, ci si sbaglia di grosso, almeno a sentire qualche “spiffero” interno all’azienda. Il fuoco cova sotto la cenere e – perdonateci la battuta – se dovesse divampare, ci vorrà davvero parecchia acqua per spegnerlo.

 

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