LE OPINIONI

«Caffè Scorretto»«Rischi (locali) e disabilità (mentali). (E viceversa)»

Il compositore e pianista Ezio Bosso, scomparso nel 2020 a soli quarantotto anni, in un’intervista disse una frase poi diventata celebre insieme con altre: ”Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. Sono molti i temi che questa riflessione ha il potere di generare. Per esempio il “rischio” di rimanere ciechi davanti all’evidenza o richiamare l’umanità a volte inesistente – Ischia, come altri luoghi, non fa differenza – di fronte a chi si trova in precarie condizioni di salute a causa di una malattia o di disabilità in genere. Cose che s’intrecciano non poche volte con una certa indifferenza delle Istituzioni (locali), per esempio verso i malati oncologici che, tramite la Consigliera Regionale Muscarà che ha inviato una seconda PEC ai sindaci sulla questione del polo oncologico al Rizzoli, sono ancora in attesa di una risposta.

Il compositore e pianista Ezio Bosso, scomparso nel 2020 a soli quarantotto anni, in un’intervista disse una frase poi diventata celebre insieme con altre: ”Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. Sono molti i temi che questa riflessione ha il potere di generare. Per esempio il “rischio” di rimanere ciechi davanti all’evidenza o richiamare l’umanità a volte inesistente – Ischia, come altri luoghi, non fa differenza – di fronte a chi si trova in precarie condizioni di salute a causa di una malattia o di disabilità in genere

Oppure verso la parola “rischio” nelle sue ineluttabili e molteplici sfumature. Rischio criminalità, rischio idrogeologico e rischio per la salute, o, ancora, rischio sismico, rischio di essere sottopagati e rischio di sfruttamento e lavoro nero insieme a tutte le altre tipologie di “rischio” cerchiamo di allontanarle il più possibile.

Quasi ci fosse la certezza fantastica che soltanto a nominarle ci si stia gettando addosso a una maledizione dalla quale dopo sarebbe difficile sottrarsi. Tra le tante cose che si possono dire sul “rischio” e sulle disabilità” ne scegliamo una. Il Prof. Luogo, nel suo editoriale di lunedì mattina ha detto una cosa, citando la sua partecipazione il 22 aprile al Liceo Buchner di Ischia in occasione della presentazione del libro scritto da Alessandro Iannace, Professore di Geologia Stratigrafica all’Università Federico II di Napoli. “Purtroppo è molto diffusa – scrive Luongo – la scelta di analizzare i processi globali, rifiutando l’analisi di quelli locali, quasi per esorcizzare il pericolo immanente. L’esercizio prevalente è cancellare piuttosto che operare per prevenire. Questo comportamento è comprensibile per un singolo cittadino che si sente impotente nell’osservare gli effetti catastrofici degli eventi naturali estremi ma una tale scelta non può appartenere a quanti operano con l’impegno di governare il territorio”.

Tra le tante cose che si possono dire sul “rischio” e sulle disabilità” ne scegliamo una. Il Prof. Luogo, nel suo editoriale di lunedì mattina ha detto una cosa, citando la sua partecipazione il 22 aprile al Liceo Buchner di Ischia in occasione della presentazione del libro scritto da Alessandro Iannace, Professore di Geologia Stratigrafica all’Università Federico II di Napoli. “Purtroppo è molto diffusa – scrive Luongo – la scelta di analizzare i processi globali, rifiutando l’analisi di quelli locali, quasi per esorcizzare il pericolo immanente. L’esercizio prevalente è cancellare piuttosto che operare per prevenire”

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La citazione del Professor Emerito di Fisica del Vulcanismo della Federico II, non è di certo fuori dal contesto isolano che, invece, è sempre pronto a scappare quando si tratta di fare i conti con se stesso e con la mancata prevenzione causa di deficienze in ogni settore, non limitando l’argomento ai soli eventi calamitosi. Al contrario il Prof. Luongo sembra al pari di un vulcano attivo. Pian piano, erutta parole pure per chi non fosse capace di intenderle con il potere di imprigionare e stratificare nell’inchiostro una serie di significati – e messaggi – dell’attuale fotografia isolana (per chi sa e, ovviamente, vuole leggerla). Parole di fuoco, anzi di magma, che dopo si fanno pietra, dura da scalfire, quasi impenetrabile.

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Il Sole alle porte e le migliaia di turisti (eccoli i numeri che pretendono attenzione e spesso c’interessano di più per ingozzarci: 40 mila circa), cozzano con la realtà che Luongo ha racchiuso in poche righe. Facendosi promotore – come tanti altri – nel sottolineare che qualcosa che non funziona c’è in questo “sistema chiuso”, (s)composto di politica che o non sa guardare o fa finta, di Istituzioni locali arroccate su loro stesse, di persone che hanno il dovere di osservare ma che ne approfittano per non farlo in cui, ahinoi, dobbiamo includere pure gran parte dell’opinione pubblica, nelle parole di Luongo si nascondono quelle di Ezio Bosso. E viceversa. Luongo – e altri come lui che “gridano silenti” – mostra ciò che per tanti è una disabilità manifesta, ossia dire le cose come stanno. Per contraltare, il territorio, la gente e tutti gli agglomerati umani che potremmo inserire in una classifica per monitorarne attenzione e sensibilità, restano prede del cliché, del “meglio che non si dice” o del “chi me lo fa fare” o del tanto amato “non è un mio problema, meglio lasciare le cose come stanno”. Tutto ciò che serve per ribaltare la citazione di Bosso.

La citazione del Professor Emerito di Fisica del Vulcanismo della Federico II, non è di certo fuori dal contesto isolano che, invece, è sempre pronto a scappare quando si tratta di fare i conti con se stesso e con la mancata prevenzione causa di deficienze in ogni settore, non limitando l’argomento ai soli eventi calamitosi. Al contrario il Prof. Luongo sembra al pari di un vulcano attivo. Pian piano, erutta parole pure per chi non fosse capace di intenderle con il potere di imprigionare e stratificare nell’inchiostro una serie di significati – e messaggi – dell’attuale fotografia isolana (per chi sa e, ovviamente, vuole leggerla). Parole di fuoco, anzi di magma, che dopo si fanno pietra, dura da scalfire, quasi impenetrabile

Se chi “osserva”, insomma, (ciò che accade oppure no) per la gente è un disabile che si permette di manifestare il proprio pensiero in modo indipendente fregandosene talvolta del “pensiero unico” che non vuole contrapposizioni, allora gli altri in maniera quasi inequivocabile si troveranno nella condizione per “vedere” (secondo loro) le cose nella prospettiva giusta e sarà quella a risultare l’unica accettabile. Guai a fargli notare che la disabilità (mentale e di non voler vedere), invece, mette in risalto l’alto rischio di diffondersi alla vista e all’udito. Non solo creando l’illusione che stanno tutti bene ma anche il racconto che con questo spirito, alla fine, Cassandra ( l’isola, in senso più ampio) sarà certamente destinata a fare una brutta fine tra fuochi, eventi e bagordi. Lo dice la mitologia.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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