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Lauro tra trasporti, Comune Unico e… elezioni ad Ischia

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. La sua società, fondata dal padre negli anni ‘40, è diventata una delle principali compagnie di navigazione nel Golfo di Napoli. Parliamo di Salvatore Lauro che, una volta al timone dell’azienda, negli ultimi decenni ha progressivamente concentrato il business dell’Alilauro sui mezzi veloci. Senatore della Repubblica nelle file di Forza Italia dal 1996 al 2006, l’armatore ci espone il suo punto di vista sull’attuale delicato momento dei trasporti marittimi nel Golfo e sulle prospettive future del settore, intimamente connesso a quello turistico, motore dell’economia isolana.

Non si può non partire dalla stretta attualità, con la delicata situazione dei trasporti nel Golfo. La cessione della Caremar al gruppo Snav-Rifim sta già producendo alcune conseguenze, anche dolorose, in particolare per alcuni lavoratori, come gli addetti alle biglietterie di Ischia e Napoli: seppur non legati direttamente alla Caremar, essi comunque gestivano da anni il servizio per la Compagnia. Secondo Lei, era prevedibile, o inevitabile, un epilogo del genere?

«La nuova dirigenza evidentemente ritiene più vantaggioso gestire in proprio il servizio. Noi della Lauro, ad esempio, abbiamo deciso invece di affidarlo all’esterno, in “outsourcing”. Sono scelte dirette a migliorare il servizio, non certo per peggiorarlo. E non credo che la Caremar metta in atto una decisione del genere soltanto per andare “contro” qualcuno».

Sì, ma il risultato in sostanza è stato quello di far perdere il posto a tanti lavoratori con esperienza trentennale e che ora difficilmente troveranno alternative, per sostituirli con altri, assunti con formule contrattuali meno onerose e meno garantite. Sembra quindi una manovra volta esclusivamente a “tagliare” costi, senza chissà quali migliorìe di servizio, e senza alcuna considerazione per i drammatici “costi umani” dell’operazione..

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«Credo che un’azienda, oltre al risparmio, guardi anche alla qualità del servizio da offrire all’utenza. È comunque davvero molto difficile parlare di quel che accade in altre aziende, e rischierei di dare giudizi avventati oltre che presuntuosi: penso che la nuova dirigenza ovviamente conosca molto meglio di me la situazione, e che abbia agito a ragion veduta»

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Quale attenzione auspica da parte della Regione e della nuova Giunta per le isole del Golfo, anche in un’ottica di rilancio turistico adeguato al nuovo panorama internazionale?

«Il problema di fondo è questo: le isole devono decidere quale tipo di turismo “sostenibile” vogliono praticare. C’è chi propone di puntare su minori afflussi ma di maggiore qualità, chi invece punta su grandi numeri in fatto di presenze ma senza badare troppo ad altri aspetti. Il fatto che Ischia abbia sei Comuni, poi, non giova sotto questo aspetto».

Lei infatti è un vecchio sostenitore del Comune Unico.

«Io credo nel Comune Unico perché penso che ci sarebbe un grande abbattimento dei costi e si otterrebbero diversi vantaggi. È chiaro che è innanzitutto un problema di cultura: ci sono ancora molti che restano fedeli al motto “piccolo è bello”. Ma oggi sul mercato si vince se si è uniti, se si collabora, se si realizzano sinergie. Se invece i comuni non “fanno sistema” tra loro, è difficile che possano farlo i cittadini. E’ chiaro che un Comune Unico ha un peso politico ben maggiore».

Franco Iacono sostiene invece che per ottenere migliori servizi è sufficiente l’unione tra comuni, senza arrivare al Comune unico.

«Secondo me l’unione tra Comuni può costituire solo un primo passo, e comunque esempi di unioni tra Comuni ne abbiamo già visti in passato, ma non mi sembra che abbiano risolto granché, proprio perché il problema è culturale. Bisogna capire se lo si vuol fare per apportare benefici all’intera comunità isolana, oppure se serve soltanto a contingenti mire politiche. In quest’ultimo caso, è comprensibile che alcuni non vedano di buon’occhio l’unificazione amministrativa, che invece secondo me è necessaria per rispondere alle moderne esigenze. Ecco perché dico che è un fatto culturale: non è importante preoccuparsi di chi andrà a governare il Comune Unico, ma preoccuparsi che chi governi sappia realizzare cose positive per la collettività, o che comunque riesca a migliorarne la condizione».

Magari iniziando proprio dai trasporti.

«Certo. E il discorso vale non soltanto per i trasporti marittimi, ma anche per i vari tipi di servizi essenziali: forniture idriche, energetiche e ovviamente anche in materia di trasporti su gomma. Un esempio concreto è quello delle macchine ibride, che hanno costi d’esercizio inferiori a quelli delle normali auto che si muovono solo con combustibili fossili. La discriminante è l’investimento iniziale, che nei casi dei nuovi mezzi ibridi è ancora elevato. Bisognerebbe avere il coraggio di sostenere questo investimento, che apporterebbe non solo benefici economici, ma anche ambientali. Quindi rendere Ischia un’isola “sostenibile” dal punto di vista ambientale, è un’idea che parte anche da una visione complessiva dei trasporti, sia marittimi sia terrestri. Tutto sta nel capire come agevolare tali investimenti iniziali. Bisogna quindi verificare se esiste la volontà di porre in essere facilitazioni, se le Case automobilistiche sono davvero pronte alla diffusione di massa di questo sistema di propulsione, se esistono istituti finanziari che sull’isola hanno interesse a sponsorizzare o comunque aiutare questo processo. Ecco perché occorre sempre tener presente il quadro complessivo: l’idea non basta, se poi non la si sostiene adeguatamente. Le risorse non sono più illimitate, quindi bisogna avere obiettivi ben precisi. Io spero che gli imprenditori “facciano sistema”, e che si realizzi una migliore intermodalità, che colleghi il settore dei trasporti marittimi a quelli terrestri, ad esempio creando sinergie tra gli armatori e i tassisti, oppure prevedendo un biglietto integrato terra-mare».

Un tema, quello dei trasporti, che qui a Ischia è legato direttamente alla qualità dell’offerta turistica.

«Infatti il turismo è una risorsa che va vista a “qualità complessiva”: deve funzionare ogni pezzo del mosaico per ottenere il risultato voluto. Se anche un solo elemento non funziona, come quello dei trasporti, ecco che anche la complessiva offerta turistica viene pesantemente danneggiata. Quindi dobbiamo cercare di raggiungere la massima efficienza e qualità sia nel trasporto marittimo che in quello terrestre, oltre ovviamente all’accoglienza e a tutte le attività più specificamente turistiche, come la ricettività alberghiera e la ristorazione. Obiettivi che si raggiungono investendo costantemente nella formazione del personale, un tema a cui noi dell’Alilauro teniamo molto».

La sua azienda si sente quindi pronta per le sfide future?

«L’ultimo anno è stato molto positivo. Il personale dell’Alilauro è professionalmente in continua crescita. Penso che gli utenti si siano già accorti del miglioramento complessivo nella qualità dell’accoglienza a bordo. Fra l’altro ci stiamo attrezzando, con grande anticipo e con adeguati investimenti, per dotare i nostri mezzi di nuovi motori più rispettosi dell’ambiente, in linea sin da adesso con quelle che saranno le normative europee in vigore dal 2020 per le emissioni dei motori marittimi.  Quindi posso dire che siamo pronti, anche perché con la privatizzazione della Caremar la competizione sarà massima e non ci sarà più chi prevale solo grazie a forti appoggi statali. Oggi invece c’è massima concorrenza: chi sarà più bravo andrà avanti».

Va bene la competizione, ma resta il fatto che certi servizi minimi, certi collegamenti marittimi in determinati orari, devono comunque essere garantiti, anche se sono poco appetibili per i privati che cercano il profitto d’impresa.

«Sì, certo, ma credo che a Ischia non possiamo davvero lamentarci, rispetto a tante altre realtà insulari italiane. È poi ovvio che il privato cerchi di offrire il servizio in orari più frequentati dall’utenza, come avviene ad esempio nei trasporti aerei, dove i voli di linea di diverse Compagnie partono tutti più o meno nella stessa fascia oraria, quella più “affollata”: è naturale che tentino di intercettare il maggior numero di utenti».

Tuttavia le corse marittime meno remunerative, ma necessarie per gli approvvigionamenti e i servizi essenziali alle isole, devono comunque essere garantite.

«Siccome il mercato non riesce a coprire quelle linee, che non garantiscono adeguati ritorni a fronte degli investimenti necessari, esse vanno messe a gara e va previsto un incentivo. In tal modo il più bravo vince, mentre gli incentivi garantiscono i servizi minimi per l’utenza. Sono gli stessi regolamenti europei che lo prevedono. Oggi si parla molto del problema dei pendolari, sia lavoratori che studenti. In questi casi, sarebbe opportuno prevedere un abbattimento fiscale per l’armatore o per l’abbonato, oppure il pagamento di bonus ad personam, che l’utente potrebbe spendere dove e come vuole. In quest’ultimo caso, gli incentivi non verrebbero versati direttamente alle Compagnie, bensì all’utente, che deciderebbe autonomamente con quale Compagnia spendere il proprio bonus».

Secondo Lei, quindi, gli incentivi dovrebbero essere maggiormente “mirati”.

«Esatto, vanno destinati con precisione per l’obiettivo da raggiungere. E penso anche a quegli utenti che, purtroppo colpiti da qualche patologia che richiede frequenti spostamenti verso le strutture ospedaliere partenopee, potrebbero ottenere facilitazioni se questo “bonus” gli venisse riconosciuto dal sistema sanitario. Noi dell’Alilauro abbiamo anche rilasciato accessi particolari ad alcune persone, perché riteniamo che la solidarietà sociale sia un valore ineludibile anche per le aziende, ma sarebbe opportuno se venisse legislativamente previsto un criterio generale per tali servizi».

Tuttavia, secondo l’ex Comandante Michele Riccio, un grave problema è costituito dal fatto che nel Golfo, nonostante la proclamata concorrenza di libero mercato, si sono in pratica costituiti tanti “cartelli”, che si sono “spartiti” le rotte e i vari approdi, impedendo sostanzialmente l’ingresso ad altri imprenditori.

«Non sono d’accordo. Non vedo affatto questi presunti “cartelli”. È ovvio che oggi una Compagnia preferisca organizzare la propria logistica su un determinato scalo. Noi dell’Alilauro abbiamo scelto di basare la nostra logistica su Ischia e su Forio. A cosa servirebbe dislocare una o due corse su Casamicciola? Dovremmo attrezzare un’ulteriore biglietteria, con i costi conseguenti. Inoltre molti non considerano un aspetto: se un’azienda è efficiente e ha i conti in attivo, può investire per migliorare il servizio. Oggi nei cantieri non si costruiscono mezzi nuovi, perché evidentemente non c’è abbastanza remunerazione. Fra l’altro, noi basiamo la logistica a Ischia e Forio perché la nostra azienda è nata qui, sull’isola. Certo, poi ci siamo estesi, ma preferiamo mantenere qui la nostra organizzazione. E non vedo alcun ostacolo all’ingresso di nuove compagnie. Forse la gente non sa che nel Golfo attualmente esercitano circa sessanta Compagnie di navigazione. A Ischia c’è Gestur, Rumore, Capitan Morgan. Se volessero essere presenti anche a Forio, non saremmo certo noi a impedirlo. Tra l’altro, non è così semplice offrire un servizio degno, quando si devono subire varie vicissitudini come quelle che abbiamo affrontato noi con le biglietterie, sia sul molo di Forio, sia sul porto d’Ischia: quest’ultima ci fu imposta, noi la realizzammo sollecitamente a nostre spese, soltanto per poi essere coinvolti in un processo su presunte ma inesistenti irregolarità. E non dimentichiamo i rischi che si corrono se si considera la mancanza di luci di segnalazione sul pontile d’Ischia. Tutte cose spesso ignorate da chi di dovere. E qui torniamo al problema culturale: se anche nelle istituzioni si pensa soltanto a interessi particolari, poi come si fa a pretendere o anche solo parlare di “servizio pubblico”?»

Non nutre quindi grandi aspettative dalla politica isolana?

«Spero che nel prossimo futuro le aziende isolane e i loro lavoratori vengano privilegiati: parlo dal punto di vista morale e culturale, non parlo certo di conferire particolari vantaggi materiali. Le aziende isolane permettono all’economia locale di girare, e investono sull’isola stessa, migliorando l’immagine di Ischia nel mondo. E questo si realizza anche tramite un’attenzione particolare verso i turisti. Certo, è importante occuparsi dei diritti degli utenti isolani delle rotte marittime, perché si tratta di servizi indispensabili, ma dovremmo però occuparci anche delle esigenze di spostamento dei turisti, che sono alla base della nostra economia, altrimenti muore l’intera isola.  Credo che la politica isolana debba essere più attenta a tali esigenze, in modo da facilitare l’accoglienza turistica, a partire da moli di sbarco. Bisogna fare delle scelte, anche dal punto di vista della sicurezza, viste certe gravi carenze tuttora presenti in fase di attracco, e della logistica: si deve decidere cosa fare dei due pontili, e in generale bisogna scegliere se fare di Ischia un porto turistico, per gli yacht o altro. L’importante è che almeno si decida. Sono questioni che riguardano ogni singolo cittadino, non soltanto gli armatori. Auspico una decisione obiettiva, trasparente, e che guardi lontano: non possiamo più permetterci soluzioni provvisorie o estemporanee, mese per mese».

Cosa pensa dell’ipotesi che vede il Senatore Domenico De Siano candidato sindaco a Ischia?

«Non so se è un’ipotesi percorribile, dovrebbe lasciare il seggio senatoriale per occuparsi di un Comune. Una simile intenzione sarebbe da ammirare, visto che oggi fare il Sindaco è un impegno gravosissimo. Talvolta scherzando dico che i sindaci di oggi sono “matti”, nel senso buono, perché significa accollarsi pesanti responsabilità. Comunque, se davvero il Senatore decidesse di candidarsi, l’ultima parola ovviamente spetterà agli elettori: essere eletti a Ischia non è una cosa scontata».

 

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