CRONACA

Botte a moglie e figli, chiesta la revoca degli arresti domiciliari

La difesa del 24enne baranese, che ha respinto l’accusa di maltrattamenti, ha inoltrato un’istanza al Gip per ottenere una misura cautelare meno afflittiva

Ore di attesa per la decisione del Gip nella vicenda che vede coinvolto un giovane cittadino baranese accusato di maltrattamenti in famiglia. Il 24enne, come si ricorderà, era stato raggiunto nei giorni scorsi da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, al termine di un’indagine compiuta dai militari dell’Arma dei Carabinieri. L’accusa viene motivata nell’ordinanza perché “maltrattando la moglie ed in particolare minacciandola ripetutamente con espressioni del tipo ‘adesso ti do fuoco nella tua stanza’, ‘sei una zoccola, scendi giù che ti devo uccidere’, nonché percuotendola anche in presenza di figli minori, infliggeva alla persona offesa sofferenze morali e fisiche tali da rendere abitualmente dolorosa, mortificante e intollerabile ogni relazione interpersonale”. Un’atmosfera pesante, disperata, che aveva spinta la compagna a denunciare la situazione presso i Carabinieri lo scorso 29 luglio.

Dopo la restrizione ai domiciliari, nei giorni successivi l’uomo, G.I., ha respinto le accuse, definendo gli episodi oggetto della contestazione come contrasti creatisi tra due persone ormai definitivamente separate. Il giovane aveva comunque escluso di aver sottoposto l’ex compagna a maltrattamenti: secondo la sua versione, si trattava di contrasti dovuti alle divergenti opinioni circa le modalità di allevamento dei due figli nati all’interno della coppia.

L’avvocato Giuseppe Di Meglio, legale di fiducia dell’indagato, ha già inoltrato un’istanza al Gip chiedendo una modifica della misura cautelare. Se tale istanza sarà accolta, l’auspicio è quello di ottenerne una meno stringente, come il divieto di avvicinamento all’abitazione dove vive l’ex compagna,in attesa che il Tribunale Civile stabilisca le modalità di incontro del padre con i figli. Il Gip a sua volta ha inviato l’istanza al pubblico ministero per il parere di competenza: visti i tempi, la decisione dovrebbe arrivare entro fine settimana, o al massimo l’inizio della prossima.

Le attività investigative partirono sulla base del drammatico racconto reso dalla presunta vittima ai militari dell’Arma. Molti i particolari di rilievo, come il fatto che il compagno facesse abitualmente uso di sostanze alcoliche o stupefacenti che lo portavano ciclicamente ad assumere un comportamento violento. Tutto questo accompagnato ad una condizione familiare non certo brillante considerato che G.I. era disoccupato.

La donna nel corso della denuncia aveva anche ricordato come spesso l’uomo la minacciasse di morte, minaccia che estendeva anche al figlio maggiore con il quale aveva un rapporto difficile. La vicenda, a quanto pare, andava avanti da tempo, visto che a dicembre dello scorso anno, tra l’altro, la donna aveva dovuto chiedere l’intervento dei cCrabinieri e di suo fratello perché in tarda serata G.I. era rientrato in casa a tarda sera e senza alcun motivo aveva iniziato a picchiarla e a distruggere una serie di mobili e suppellettili che si trovavano nell’abitazione. Furono accadimenti del genere, ripetuti nel tempo, che alla fine avevano indotto la vittima e i suoi figli a lasciare a giugno l’abitazione condivisa con il compagno e trasferirsi presso la casa della madre.

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Un trasferimento che però non bastò: G.I. avrebbe infatti continuato a contattarla, con continui insulti e minacce: non solo, in due occasioni per minacciarla l’aveva addirittura raggiunta a casa dei suoi congiunti.

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La goccia finale di una situazione insostenibile si sarebbe verificata il 28 luglio quando l’uomo chiese di poter trascorrere una giornata con il figlio maggiore. La madre acconsentì ma quando l’indomani mattina telefonò e chiede di poter parlare col suo congiunto, la risposta di G.I. fu negativa: il piccolo avrebbe fatto ritorno dalla madre soltanto dopo la denuncia presentata presso la Stazione dei Carabinieri nella stessa giornata.

Impietose le parole usate dal Gip nell’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, che nella premessa scriveva: “Orbene, da quanto sopra esposto, viene fuori un quadro sufficiente in questa fase cautelare a fondare un provvedimento restrittivo per i reati contestati… L’analisi delle dichiarazioni della (omissis) evidenzia, nei limiti del presente giudizio cautelare, le condizioni del reato di maltrattamenti, posto che l’indagato ha mostrato un’indole prevaricatrice – non incline ad accettare le scelte altrui e propensa ad imporre la propria volontà con la sopraffazione – mediante condotte che si sono ripetute nel tempo. Tali atteggiamenti hanno costretto la persona offesa ad allontanarsi dal domicilio ed a chiedere ospitalità ai familiari insieme ai suoi figli”. Arrivando poi al cuore del provvedimento, il magistrato scriveva: “Deve dirsi che sussistono le esigenze cautelari di cui all’art. 274 (lett. C) del cpp concrete e attuali e, in particolare, il pericolo di reiterazione di reato della stessa specie di quelli per cui si procede, alla luce delle modalità di commissione dei fatti particolarmente violenti realizzatesi ininterrottamente e anche in presenza dei figli minori e della personalità dell’indagato, spesso ubriaco, atteso che la condotta tenuta – reiterata per un certo periodo di tempo – evidenzia il pericolo che G.I. commetta ulteriori condotte aggressive, pericolo rispetto al quale occorre imporre una misura che impedisca qualsiasi interazione con la persona offesa. Quanto alla personalità si evidenzia un precedente specifico nel quinquennio, indice rivelatore di una personalità allarmante e pericolosa. Le esigenze cautelari sono attuali considerato che la condotta eteroaggressiva è stata posta essere fino a tre settimane orsono, il che evidenzia l’attualità e la concretezza del pericolo che vi è sotteso. Le valutazioni già operate circa il rischio di ricaduta nel crimine esimono da qualsiasi altra riflessione in ordine alla possibilità di concessione della sospensione condizionale della pena. Va applicata, in punto di adeguatezza e proporzionalità, la misura degli arresti domiciliari come richiesta dal pubblico ministero e con le modalità di cui alla parte dispositiva”.

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