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C’era una volta il corso dello shopping, ora comanda il cartello “fittasi”

Anche sul centralissimo Corso Vittoria Colonna diversi sono i negozi sfitti. Ischia si interroga sulle cause di questa desolante tendenza e sulle difficili soluzioni

Non è una novità: la crisi economica morde ormai da tempo anche la nostra isola. Già nei mesi scorsi Il Golfo aveva illustrato tramite alcuni servizi la desolante tendenza che vede sempre più esercizi commerciali gettare la spugna, con diversi negozi che restano con le serrande abbassate.

Da Forio a Casamicciola, da Lacco Ameno a Ischia Ponte, numerosi sono gli esempi di questo triste andazzo. Ieri, sui social c’è poi chi ha documentato con una serie di foto l’elevatissimo numero di esercizi commerciali sfitti anche sul centralissimo Corso Vittoria Colonna. Subito si è innescato il naturale dibattito sulle cause che hanno portato a questo preoccupante esito. C’è chi ritiene inevitabile tale tendenza, visti gli alti canoni di locazione che i proprietari dei locali chiedono: altri deducono che, a prescindere dalle lamentele sull’eccessivo carico fiscale che i titolari degli immobili dovrebbero sopportare, probabilmente essi trovano più conveniente lasciarli vuoti, invece di ridurre il canone richiesto.

L’avvocato Lello Montuori: «Bisogna assicurare una funzione sociale alla proprietà privata, come previsto dalla Costituzione. Mantenere sfitti i negozi dovrebbe diventare svantaggioso per i titolari, per indurli a locare anche a canoni inferiori a quelli desiderati. Basterebbe una legge»

Diversi invece puntano il dito contro la scarsa qualità e il basso livello generale del commercio locale, chi invece contro il commercio on line: la comodità di ordinare in via telematica e ricevere il pacco a domicilio dopo poche ore contribuisce al declino della forma tradizionale di vendita al dettaglio.

Tra le altre, c’è anche un’analisi articolata dell’avvocato e dirigente comunale Lello Montuori, il quale spiega che «al di là della crisi congiunturale, della diffusione dell’ e-commerce, della scarsa propensione alla spesa dei turisti medi dell’isola attratti da proposte alberghiere all-inclusive in taluni casi imbarazzanti, credo che l’insostenibilità del mantenimento di un’attività commerciale su corso, derivi anche dal prezzo degli affitti. I canoni di locazione – prosegue Montuori – non dovrebbero essere rendite per i fortunati proprietari. Una legge dovrebbe autorizzare gli enti a stabilire i canoni in relazione a ciascuna zona. Hai un locale di trenta metri quadri sul corso? Bene, il canone è di 400 Euro mensili intrattabili. Decidi di non locarlo? Bene, l’imposta comunale sull’immobile è raddoppiata, di anno in anno. Sì potrebbe fare. Basterebbe una legge. E un paese un po’ più serio».

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Molti puntano il dito contro il commercio on line, altri accusano la scarsa intraprendenza dei commercianti locali

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E a chi ipotizza le eventuali buone ragioni di chi preferisce evitare di locare un immobile piuttosto che farlo a un canone più basso di quello desiderato, l’avvocato Montuori spiega che è la stessa Costituzione della nostra Repubblica ad assegnare una funzione sociale alla proprietà privata, quando al secondo comma dell’articolo 42 recita:  “I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. In sostanza, secondo il dirigente comunale, «se un grande imprenditore ha migliaia di metri quadri di copertura e ci fa un supermarket dando lavoro a decine di persone e pagando le tasse previste, secondo me assicura la funzione sociale della proprietà. Se uno ha un locale di cinquanta metri quadri su Corso Colonna che era il deposito della casa di sua nonna e vuole fittarlo a tremila euro al mese per viverci di rendita, la tassa per mantenerlo in una tale condizione di improduttività, dovrebbe essere talmente alta da fargli perdere il vizio di pensare di poter disporre della sua proprietà come meglio crede». Insomma, non proprio un’economia pianificata di sovietica memoria, ma almeno con un minimo di programmazione da parte della mano pubblica per evitare le distorsioni del mercato, i cui effetti sono ormai sotto gli occhi di tutti.

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Ocean Blues

Sicuramente la crisi esiste sull’isola e sulla terra ferma, vero anche che c’è stata poca evoluzione da parte di troppi commercianti, ma la soluzione espressa dall’avvocato citato nell’articolo è priva di ragionevolezza.
L’ottica di costui rileva il vero problema, una visione piccola ed errata della reale condizione contemporanea.
Consiglio all’opinionista di andare a visitare la Korea del nord.

Valentina

Finalmente qualcuno che mette in luce uno dei problemi più gravi di Ischia, gli affitti spropositati. Tra tasse e fitti incontrollati ormai la maggior parte dei commercianti annaspa nel sopravvivere quotidiano. Non tutto è oro quel che luccica. Grazie all’avv. Montuori per aver condiviso questa visione più che realistica dell’isola.

GEPPY

La crisi esiste, ma se abbassassero le richieste di fitto forse qualcuno anche dalla terra ferma potrebbe investire sull isola.

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