CRONACA

Chiosco delle mie brame. Ecco i “rospi” del reame

Suolo pubblico in balìa di privati, sfregi ambientali, malaffare politico diffuso, ma ci sono anche esempi “virtuosi” da assolvere. Il caso della Mandra

Per tre opere realizzate nel comune di Ischia negli ultimi tempi non presi posizione, malgrado l’infuriare delle polemiche, il grandinare delle accuse e la valanga di contumelie indirizzate contro l’amministrazione Ferrandino. Non amo affatto la Giunta al potere di via Iasolino, ma proprio non me la sentivo di metterla sotto accusa per la costruzione del parcheggio all’ex Jolly, per la sistemazione di piazza degli Eroi e, ultima in ordine di tempo, della ricostruzione del Chiosco-Bar sulla spianata della Mandra intitolata recentemente al grande autore e musicista Ugo Calise. Il tempo mi ha dato ragione. Le opere sono state (quasi) ultimate, le denunce placate, l’utilità delle realizzazioni condivisibili, l’impatto ambientale, zero spaccato! Ma non é di questo che voglio parlare, bensì di un particolare settore del Demanio comunale; il suolo pubblico, che da alcuni anni è al centro di un grosso dibattito per le gravi implicazioni sociali, politiche ed economiche che esso comporta, specie se riferite ad una piccola comunità come quella ischitana, dove tutti noi conosciamo vita e miracoli di TUTTI, con buona pace per quell’infausta legge sulla privacy partorita da menti diaboliche con il preciso obiettivo di coprire le magagne di “interesse pubblico” e vanificare una eventuale azione di tutela personale, specie nei confronti dei “potenti” e degli ammanigliati!

Non cerchiamo scandalismo a buon mercato, né evochiamo fantasmi, ma le vergognose vicende di Ischia e di Sant’Angelo sulla trasparenza degli “atti pubblici” ci abilita a ritenere che il potere locale non la smetterà mai di fare sponda con i referenti romani accasati in Parlamento, proprio per avvantaggiarsi di leggi, norme e disposizioni assolutamente liberticide tendenti a tarpare le ali a quelli che vogliono vederci chiaro nelle “fetenzie municipali”! Non siamo andati fuori tema, perché alla base della nostra piccola inchiesta sul suolo pubblico, c’è quel muro di gomma, onnipresente, che non solo non ci ha facilitato il compito investigativo, quanto ci ha fatto perdere qualsiasi speranza collaborativa degli uffici “preposti” trincerati pavidamente dietro il più assoluto silenzio!

Grazie a dio le nostre risorse mnemoniche e di…archivio ci sorreggono alla grande; ecco dunque confezionato il “pezzo” e tanti saluti agli UTC e ai comandi dei Vigili Urbani asserviti al loro…datore di lavoro che fa sentire tutto il peso della sua malefica autorità. Veniamo dunque al fattaccio che ha tenuto banco per diversi mesi “grazie” alla Guerra Santa scatenata da Gianni Vuoso dalle colonne de “Il Dispari” contro il chiosco-bar della Mandra, incolpevole esercizio commerciale che da tantissimi anni svolge il meritorio ruolo di bouvette in favore di turisti, villeggianti e paesani della località balneare. Gianni Vuoso conosce bene la zona perché oltre ad abitare nei paraggi, ha scelto la spiaggia della Mandra per le sue performance natalizie contrassegnate dall’ormai classico bagno nelle fredde onde del mare, seguito da spumante, panettone e auguri di Buon Anno all’insegna del salutismo, dello yoga e della pratica veganica. Dunque non gli sarà sfuggito che, proprio davanti alle vecchie fabbriche del Mulino, sull’originario ammasso informe di scogli e muretti a facciavista, esisteva una piazzola indecorosa, cosparsa di rifiuti di ogni genere, contenitori di cianfrusaglie varie, palizzate d legno marcio ed escrementi di animali: una vera “delizia” per ragazzini e qualche impavido adulto colà convenuti per…fare il bagno e raccogliere i ricci fra gli scogli. Osservare la rarissima foto dell’archivio “C.Mennella” pubblicata in pagina, per credere!

Siamo agli inizi degli anni Cinquanta e il chiosco-bar incriminato non è stato ancora edificato. Previdenti amministratori misero mano allo scempio e dopo aver realizzato una bella terrazza sul mare con una buona colata di cemento sugli scogli, pavimentarono il tutto con selce vesuviana, vi sistemarono lampioni e qualche panchina e resero “vivibile” quell’angolo di paradiso posto da domineddio davanti al Castello aragonese e all’antichissimo borgo di Ischia Ponte.

Intanto il piccolo chiosco di legno aveva preso stanza sulla piazzola: un buon caffè, una bibita, un gelato e acqua minerale a volontà per i bagnanti assetati. Quale sfregio alla natura non è dato sapere! E’ andato avanti per decenni la modesta struttura estiva, senza rompere i coglioni a nessuno e assolvendo a un ruolo –in un remoto angolo del Mulino- che Vincenzo Telese avrebbe definito “meritorio” e a favore del Turismo. Giungiamo ai giorni nostri e lo chalet, carico di anni e di acciacchi, ha deciso di fare (che inglesismo schifoso!) il “restyling” con una struttura moderna, linda e pinta, completa di idoneo tendaggio e alcuni tavolini per una sosta al riparo dai raggi del sole. Male gliene incoglie. La campagna di stampa è feroce, senza appello e senza sconti. Il chiosco deve sparire, deve essere demolito perché offende il paesaggio, offende la Mandra, ma offende soprattutto…Gianni Vuoso!

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“Tiremm innenz” disse Amatore Sciesa. Voglio seguire Vuoso sul suo stesso terreno: Chioschi, suolo pubblico e attentato alle Bellezze Naturali di Ischia. Siamo nel periodo in cui è presidente della Provincia l’avvocato Guglielmo Washimps, amico di Ischia, collega di milizia politica democristiana di Telese e Castagna. Si fa promotore di un prezioso progetto infrastrutturale tanto necessario per la viabilità ischitana. In pochi mesi apre via Sogliuzzo nel cuore della pineta Foschini. Parte da piazza degli Eroi e raggiunge Ischia Ponte mettendo fuori combattimento corso Vittoria Colonna e via Pontano che hanno fatto il loro tempo! La solita foto –custodita gelosamente- ci viene in soccorso per documentare ciò che segue. Passano pochi mesi e sul marciapiede tirato di fresco dalla Provincia, ecco spuntare, come un fungo di controtempo, un chioschetto-bar di legno, senza pretese, quasi chiedendo scusa per il piccolo ingombro! Don Vincenzo (sindaco di Ischia) ha dato il suo imprimatur:” Ben vengano iniziative del genere; si tratta di investimenti coraggiosi a pro del Turismo da parte di piccoli imprenditori ischitani. Passano gli anni eroici Cinquanta e Sessanta e lo chalet è sempre lì che offre una spremuta di arancia, uno sciroppo di mandorla, un gingerino. Poi venne Calise e il chiosco smobilitò. Si sarebbe potuto liberare quel marciapiede in un punto strategico della viabilità pedonale, ma non se ne fece niente! Ad un disattento Gianni Vuoso, ricordiamo che oggidì (foto pubblicata a lato) fa bella mostra di sé un grande negozio di abbigliamento lungo come un orient express (quattro volte il chioschetto originario) con la benedizione dei sindaci succedutisi al timone ischitano e il silenzio di…Vuoso!

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Andiamo avanti e portiamoci sul porto d’Ischia, di fronte alle Antiche Terme Comunali. Altro marciapiede, altra storia paesana! (vedere foto d’epoca) Siamo agli inizi degli anni Cinquanta (1954?) e sul comune di Ischia gli amici di Telese vanno e vengono che è un piacere. Questa volta è di turno un personaggio di Casamicciola (un signor Sirabella!) che ha deciso di costruire un chiosco in muratura infilandone parte nel muro della Reggia Borbonica e parte sul marciapiede. Il lasciapassare è assicurato e nel negozietto vi entra un certo Ropic, con articoli fotografici. Ma per quanta bravura e buona volontà il Ropic mettesse in questa sua professione, le cose non andarono per il verso giusto. Subentrò al fotografo tale Sarmiento (occhiali, souvenirs, pellicole Ferrania e Kodakolor), poi Profumi e infine Pizzette calde. Non ne andava bene una! La notizia bomba esplose nel 1990. Quel chiosco sorto sul suolo pubblico e in parte nel palazzo reale era stato acquistato a suon di bigliettoni (250 milioni di vecchie lire?) da un marittimo di Fiaiano che lo cedeva in fitto ai tanti speranzosi in cerca di…fortuna commerciale!

Possibile tutto ciò? Una favola metropolitana? Indagheremo. Oggi il “chiosco” è sempre in attività, ma Gianni Vuoso finge di non sapere! Aspettiamo una sua “invocazione”! E tanto per restare nel tema, gettiamo l’occhio a venti metri più avanti, in direzione della Capitaneria di porto. Una sottile striscia di marciapiede e la solita litania del taglio nel muro reale. Anche qui un bel chiosco-bar che prospetta nel porto, completo di tavoli e sedie sulla banchina di riva. Ab origine c’era soltanto un piccolissimo marciapiede, qualcosa di appena accennato per non mandare i pedoni sotto le ruote degli autobus! (Guardare la foto illuminante!) Gianni, se ci sei, batti un colpo.

Il finale è un vero spasso. Ci portiamo a Mezzocammino, nei giardinetti costruiti dall’Anas nel 1936. I pini messi a dimora sono un vago ricordo del passato insieme alle panchine di pietra lavica e ai “carusielli” di terracotta che ornavano le aiuole fiorite. Qui il pericolo viene dal mare. La costa è attaccata dalle risacche, ma le piogge torrenziali non scherzano e scavano profondi canaloni nella collinetta friabile a picco sulla spiaggia dei Cafieri. Trenta anni fa furono realizzati due chalet in legno che funzionavano come bouvette per i Turisti. Suolo pubblico, autorizzazioni, permessi vari sono un vero mistero. Quando si vuole barare si tirano in campo Regione, provincia, Anas, Comune e l’anima de…… Basta. Anni or sono le baracchette dipinte di azzurro (vedere foto) chiusero i battenti, ma nello stesso tempo esposero un foglietto sibillino. “VENDESI”, che oggi non c’è più!

La storiella dei chioschi, del suolo pubblico, delle Bellezze Naturali violate è ancora tutta da scrivere perché mancano al” giallo” i tasselli necessari per l’incriminazione di tanti lestofanti privati e…municipali! Siamo partiti dalla Mandra per approdare nel mare magnum del luridume ischitano! Gianni Vuoso ha lanciato il sasso in un piccolo stagno, oltretutto…sbagliato. Gli abbiamo aperto più vasti orizzonti. Vada avanti e saremo con lui.

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