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La lezione di Davide Conte

dalla Redazione

ISCHIA. Davide Conte arriva dove Gianluca Trani si deve fermare. Cambiano i ruoli – Gianluca Trani è interlocutore istituzionale, Davide Conte un semplice (?) cittadino – cambia anche il significato dello scambio epistolare. Ma non il risultato: il direttore dell’Asl continua a farsi beffe del presidente del consiglio di Ischia, costretto ad agognare una risposta all’invito ufficiale indirizzato già tre volte a D’Amore, nonostante agisca su mandato diretto del consiglio comunale di Ischia. Al di là della questione politica, l’altro dato che emerge è l’efficacia dell’appello che Conte rivolge a D’Amore. Invece di indossare l’abito del politico e di andare allo scontro rinfacciando al direttore Asl tutte le promesse alle quali si è sottratto, Davide Conte mescola pubblico e privato per indirizzare a D’Amore un messaggio chiaro ed inequivocabile nella sua garbata durezza: «non peggiorare la situazione in un paese che già tende a cadere a pezzi».

L’analisi di Conte è accurata quanto impietosa e mette a nudo tutte incongruenze di quella «ambizione a cambiare in meglio» la sanità alla quale si appella spesso D’Amore: «non trova fondamento nella sostanza di un provvedimento» ammonisce Davide Conte in uno dei passaggi più forti sottolineando anche come lui, che è stato «amministratore pubblico per nove anni» conosce bene le oggettive difficoltà nel gestire «una azienda così delicata sotto gli effetti devastanti e reiterati della spending review».

«Per chi vive circondato dal mare i disagi sono tantissimi» ricorda Conte mettendo in fila un ragionamento che D’Amore spesso trascura: ridurre i servizi essenziali significa aumentare a dismisura costi, rischi e disagi ed insieme « rendono estremamente difficile accettare un “cambiamento” per l’assistenza sanitaria della nostra Comunità senza considerarlo necessariamente un tremendo passo indietro per tutti noi, ben lungi dal rispetto di quel “diritto da tutelare nel migliore dei modi” che Lei ha pur invocato e ribadito».

LA RISPOSTA DI ANTONIO D’AMORE

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«Il miglioramento in sanità non sempre significa mantenere le strutture esistenti. Questo sono certo lo avrà vissuto lei stesso nella sua esperienza di amministratore cui ha fatto riferimento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute indicano – e prescrivono in alcuni casi – quale deve essere il volume minimo di prestazioni che ciascuna struttura sanitaria deve eseguire per mantenere standard di sicurezza adeguati.

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D’altra parte, cambiare non significa sempre migliorare e intervenire su servizi tanto vitali per la popolazione è un’operazione delicata e complessa. Tanto più in un regime di risorse umane, strutturali ed economiche limitate e di forti vincoli legislativi.

Detto ciò, le faccio rilevare due cose in merito all’UTIC e all’oncologia cui lei ha fatto riferimento.

Per quanto riguarda l’UTIC, sono cosciente della necessità di mantenere quella struttura presso il Rizzoli. Tant’è che ho scritto per ben due volte al Commissario ad Acta Polimeni per chiedere di modificare il Piano Ospedaliero. Inoltre, nell’Atto Aziendale non è riportato in nessun punto la cancellazione dell’UTIC, né abbiamo previsto in nessun caso il ridimensionamento del personale.

Per quanto concerne l’oncologia, le garantisco che non stiamo smobilitando la struttura di Ischia. I pazienti avranno sempre il proprio punto di riferimento lì. Semplicemente stiamo riorganizzando l’assistenza in modo da garantire standard omogenei in diverse aree dell’Azienda. In sanità la formula “piccolo è bello” non sempre vale e in alcuni casi è meglio che sanitari si confrontino nell’ambito di strutture più grandi, così da garantire un’assistenza di qualità migliore.

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