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Droga, fermato sull’isola il pusher dei Vanella-Grassi Adrian Najda

di Francesco Castaldi

ISCHIA – È stato fermato nella notte tra martedì e mercoledì Adrian Robert Najda, il pusher che per conto di Ruben Barbato smerciava droga sul territorio isolano. I carabinieri di Ischia, agli ordini del capitano Andrea Centrella e del luogotenente Michele Cimmino, hanno sorpreso l’uomo mentre si aggirava tra i Comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno. Al Nadja, difeso di fiducia dall’avvocato Michelangelo Morgera del foro di Napoli, è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare, nella quale la Procura gli contesta il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo era latitante dalla fine del mese di febbraio, ovvero da quando la Procura della Repubblica di Napoli emise ben diciassette ordinanze di custodia cautelare – tra cui quella a suo carico – nei confronti dei membri di un’associazione criminale – vicina al clan camorristico Vanella-Grassi – dedita al traffico illecito di droga.

La vasta e articolata operazione della Procura della Repubblica di Napoli ha consentito di scoperchiare un autentico vaso di Pandora, dal momento che i magistrati hanno appurato l’esistenza di un vero e proprio impero della droga, che veniva trasportata e veduta sull’isola verde grazie all’imprescindibile contributo di Carmelo Palumbo e di Ruben Barbato. A capo di questa associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti vi era lo stesso Barbato, che acquistava a Napoli le sostanze stupefacenti (in prevalenza cocaina, hashish e marijuana), attraverso esponenti del sodalizio malavitoso facente capo al boss Antonio Ferrante tramite i suoi complici Rande, Longo e Palumbo.

Le predette sostanze venivano poi vendute o comunque cedute a terzi grazie anche alla compiacenza di Adrian Robert Najda. Dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Napoli si apprende che l’associazione facente capo a Ruben Barbato aveva tutti gli elementi costitutivi di un’associazione criminosa, «[…] i cui componenti sono consapevoli di essere aggregati per il compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti, già dalle prime intercettazioni emerge che gli indagati si muovono con la consapevolezza di essere un aggregato di uomini e mezzi; il gruppo è organizzato tramite attività personali e disponibilità economiche per lo svolgimento delle illecite attività in attuazione del programma criminoso; le intercettazioni dimostrano che Barbato era costantemente in ritardo nei pagamenti a Ferrante che più volte lo sollecitava a tale fine offrendosi finanche di recarsi a Ischia per recuperare i crediti che Barbato vantava nei confronti dei suoi acquirenti di stupefacenti; ciascuno dei componenti ha fornito un contributo apprezzabile e non episodico per il conseguimento del programma criminoso».

Inoltre, sempre nell’ordinanza si legge che il contenuto delle intercettazioni sarebbe riconducibile senza alcun dubbio agli indagati, e questo in ragione di tutti gli accertamenti svolti dalla polizia. «Nel corso delle conversazioni intercettate gli indagati, invero, hanno il più delle volte fatto ricorso all’uso di termini e frasi convenzionali con l’intento di dissimulare l’oggetto delle loro conversazioni […]. Ci sono intercettazioni chiarissime, ad esempio quella tra Ruben Barbato ed Adrian Najda, col primo che riceve una telefonata dal secondo ed in ambientale si sente quest’ultimo parlare chiaramente di “panetti” (hashish) con altro uomo ed una donna; nella circostanza il Barbato non risponde alla chiamata».

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