CRONACAPRIMO PIANO

FANGHI & MALAFFARE

Il blitz della DIA nel cantiere del Pio Monte non nasce soltanto dalle vicende che hanno visto protagonista l’imprenditore Salvatore Langellotto. A smuovere le acque, secondo alcune indiscrezioni, una dettagliata nota indirizzata dal sindaco di Casamicciola Giosi Ferrandino al commissario Legnini nel quale sarebbero state evidenziate alcune “perplessità”. E allora…

Se proprio vi va, chiamatelo pure effetto Langellotto. Ma considerate un aspetto: farlo non equivale certamente a sparare una bufala, ma sarebbe certamente una “semplificazione” concettuale e pure fattuale. Perché dietro al blitz che si è verificato nella mattinata di lunedì all’interno del cantiere Pio Monte – praticamente in contemporanea con lo sbarco sull’isola del Prefetto di Napoli Michele Di Bari – c’è davvero tanto altro. C’è un mondo, e soprattutto un mondo ancora da scoprire: e su quello che potrà svelare, onestamente, c’è poco da stare tranquilli. Ma andiamo con ordine provando a riannodare le fila di questa vicenda in fondo neppure tanto complessa, partendo proprio da lunedì mattina. Come detto (e in gran parte rendicontato anche nell’edizione di ieri del nostro giornale, peraltro con foto esclusivo) dalla prima mattinata sono scattati una serie di controlli a tappeto sui cantieri della ricostruzione post frana. Il tutto sotto la regia degli uomini della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) che abitualmente si muove solo per fatti di un certo “peso”. Gli investigatori hanno letteralmente passato al setaccio le ditte appaltatrici degli interventi per la messa in sicurezza del territorio e lo smaltimento del fango franato a valle dal Monte Epomeo il 26 novembre 2022. Un lavoro lungo, duro e faticoso ma anche estremamente remunerativo e per questo finito da subito sotto la lente d’ingrandimento nel timore che potesse far gola al “malaffare”. Sul posto anche carabinieri, guardia di finanza e polizia di stato con personale sia in forza all’attuale commissariato che proveniente dalla Questura di Napoli.

L’operazione, è vero, è stata posta in essere contestualmente allo sbarco a Ischia del Prefetto Michele Di Bari ma attenzione: guai a pensare che si tratti di un’attività spot o di facciata. Tutt’altro, siamo davanti a un controllo a tappeto che era stato deciso e pianificato a tavolino dopo una serie di fatti e circostanze che si sono succeduti negli ultimi tempi. Il più noto, quello di cui le cronache e Il Golfo in primis hanno raccontato da subito con dovizia di particolari – riguarda le vicende legate a Salvatore Langellotto, imprenditore edile condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e nei giorni scorsi finito agli arresti domiciliari con l’accusa di aver aggredito il presidente del Wwf Terre del Tirreno Claudio d’Esposito. Il caso Langellotto si presentava decisamente sui generis: si era appreso che lo stesso risultava assunto dalla ditta appaltatrice dello smaltimento in terraferma del fango dell’alluvione prima però di essere stato poi licenziato e rimosso dall’incarico. Ma il nostro giornale, nonostante tutto, lo aveva immortalato anche successivamente mentre andava e veniva dall’isola per giunta a bordo di una macchina con la “griffe” della sua azienda. Adesso però il buon Salvatore è ristretto tra le mura domestiche e dunque non rappresenta – almeno temporaneamente, di questi tempi e da queste parti mai mettere limiti alla provvidenza – più un problema. Ma l’accelerazione della Direzione Investigativa Antimafia, secondo alcune indiscrezioni provenienti da fonti bene informate, non sarebbe da attribuire alla presenza ed alle disavventure di Langellotto, di cui peraltro le forze dell’ordine erano già a conoscenza, ma ad un altro significativo passaggio.

Corre voce che già da qualche tempo nel palazzo municipale di Casamicciola, in via Salvatore Girardi, si guardasse con una certa diffidenza (per usare un eufemismo) alle ditte che erano state chiamate dalla SMA Campania ad operare su suolo casamicciolese. Ditte evidentemente non finite in black list – altrimenti lo “stop” ad ogni tipo di incarico sarebbe arrivato immediato – ma dietro le quali potrebbero nascondersi più di qualche incognita. E nei cui confronti forse, nell’imminenza di iniziare una serie di opere sul territorio, non era stato possibile svolgere tutta una serie di accertamenti suppletivi. Fatto sta che il trascorrere dei giorni e della settimana non avrebbe affievolito alcune perplessità ma avrebbe anzi provveduto ad acuirle. Da qui una sorta di nota che il sindaco della cittadina termale Giosi Ferrandino ha indirizzato al commissario per l’emergenza Giovanni Legnini, all’interno della quale venivano fatti una serie di riferimenti in alcuni casi anche abbastanza precisi e marcati. La relazione del primo cittadino non risulta essere stata indirizzata ad altre autorità, enti o forze dell’ordine ma sarebbe stata tenuta in debita considerazione – e dunque ritenuta attendibile sotto l’aspetto delle “preoccupazioni” esternate – dal commissario Legnini che poi a sua volta ha evidentemente mosso i passi nelle opportune sedi. Questo “domino” avrebbe acceso nuovamente i riflettori su Casamicciola e adesso l’impressione è che per vederli spenti occorrerà un bel po’ di tempo. E non è affatto escluso che i fanghi di Casamicciola tornino a far parlare.

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