CRONACAPRIMO PIANO

Focus sull’isola e la sua natura geologica

Si è tenuto presso l’Aula Magna dell’Istituto Enrico Mattei di Casamicciola il convegno “rischi ambientali e potenzialità geotermiche di Ischia”, promosso e organizzato dal Rotary. Tanti gli spunti e gli interventi interessanti

A distanza di vari mesi dalla terribile alluvione che ha riguardato la nostra isola ci sono ancora i segni di quel tragico evento. Casamicciola, poi, è il comune che ha le ferite più evidenti, non fosse altro che proprio da lì è caduto il costone che travolto tutto quello che incontrava sulla sua strada. La messa in sicurezza del territorio deve essere il mantra dei prossimi anni se si vuole davvero invertire la rotta e se si vogliono evitare altre tragedie di questo tipo. Nel frattempo che qualcosa cambi, sperando il più velocemente possibile, si è tenuto presso l’Aula Magna dell’Istituto Enrico Mattei di Casamicciola un convegno sui rischi ambientali e sulle potenzialità geotermiche della nostra isola. L’evento, organizzato dal Rotary Club Isola d’Ischia, ha visto la presenza di varie figure isolane e non che hanno preso la parola, interagendo anche con il pubblico tra domande e curiosità. La giornata dei lavori è stata aperta dagli inni e dai saluti istituzionali dell’avvocato Emanuele Di Meglio,Presidente del Rotary Club Isola d’Ischia: «Il convegno nasce a seguito di tutti gli eventi catastrofici che hanno coinvolto la nostra isola partendo dall’alluvione del 2009 e dal terremoto del 2017 fino ad arrivare alla recente frana di Casamicciola del 26 novembre 2022. Sono tutti eventi che nella loro drammaticità hanno fatto emergere con grande evidenza la fragilità dell’intero territorio isolano, in particolare di quello casamicciolese notoriamente martoriato dalle calamità naturali. In virtù della dislocazione del problema il Rotary Club Isola d’Ischia, di concerto con tutti i suoi membri, ha deciso di organizzare questo convegno proprio a Casamicciola e, in particolare, all’Istituto Mattei. La scelta di una scuola non è casuale perché intendiamo sensibilizzare i ragazzi e le ragazze sul tema dell’ambiente. Come Rotary, appena appresa la notizia della frana del 26 novembre, ci siamo mobilitati con tempestività per dare il nostro contributo. In collaborazione con la Curia d’Ischia in ventiquattro giorni, ad esempio, abbiamo fornito oltre cento pasti giornalieri per gli sfollati e con il Distretto abbiamo raccolto circa 70.000 euro. Questi soldi, di comune accordo con il commissario Legnini, verranno usati per la realizzazione di progetti per la ricostruzione dei luoghi distrutti dall’evento tragico del 26 novembre». Ha poi preso la parola Giampietro Calise, Dirigente Scolastico dell’Istituto Enrico Mattei: «L’idea di realizzare qui il convegno è stata del Rotary Club Isola d’Ischia che ha voluto fortemente la nostra sede per offrire un servizio di informazione, ma anche per omaggiare e onorare i cosiddetti ‘Angeli dell’Alluvione di Casamicciola’, ovvero gli studenti e le studentesse che, in seguito alla frana, hanno dato un proprio contributo spalando il fango o aiutando le famiglie in difficoltà insieme alla Caritas». Subito dopo c’è stato l’intervento del geologo casamiccioleseAniello Di Iorio che ha focalizzato la sua attenzione sui tragici eventi del 26 novembre: «La frana che ha tristemente visto protagonista Casamicciola ha messo in evidenza un fattore incontrovertibile, ovvero che una frana nello scivolare verso il basso si nutre di sedimenti sciolti come terriccio e piccole rocce, di vegetazione, di grandi massi, di detriti di ogni genere, compresi i rifiuti, di rocce sventrate dai gabbioni lesionati, ma anche di grossi oggetti come le auto. Di conseguenza, una frana più materiali ed ostacoli trova lungo il percorso, più diventa forte, potente, voluminosa e distruttiva». Il geologo Di Iorio ha poi proseguito facendo un’analisi su come sia cambiata Ischia negli anni e sull’incuria del territorio: «In passato sulla montagna che sovrasta Casamicciola venivano piantati gli alberi di castagno in modo da avere i pali per sostenere le viti.Con lo sviluppo del settore turistico però è tutto cambiato e ci si è incamminati sempre più verso un pericoloso abbandono del territorio di cui ne vediamo oggi le conseguenze. In sostanza, non si è più avuto bisogno dei pali ed il bosco di castagno è stato lasciato a se stesso.Purtroppo questi alberi devono essere curati periodicamente e, a volte,anche tagliati perché con l’andare del tempo essi diventano robusti e quindi allentano con le loro radici il terreno. Se si trovano poi su un pendio essi tendono a sradicare il terreno.Quando poi gli alberi muoiono le radici lasciano un terreno allentato in cui penetra facilmente l’acqua che allenta ancora di più il terreno ed agevola lo scatto di frane. Una volta, poi, si costruivano muri a secco che, non avendo cemento, lasciavano passare l’acqua superflua e quindi non creavano una pressione sul muro stesso che poteva durare anche per anni con poca manutenzione. Oggi, invece, le costruzioni sigillano il terreno e non permettono che l’acqua piovana venga assorbita e, come se non bastasse, i corsi d’acqua vengono tombati con le strade che diventano dei fiumi ad ogni piccola pioggia. Per invertire la rotta sarebbe auspicabile che ci fosse una maggiore attenzione alle caratteristiche geologiche, geografiche, botaniche e meteorologiche dell’isola cercando anche di adottare tecniche moderne adatte al luogo. Nessuna azione tampone deve diventare definitiva perché una seria messa in sicurezza del territorio deve essere la priorità di tutti». È seguito l’intervento di Antonino Miccio, Direttore dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”: «Il nostro ruolo potrebbe sembrare marginale, ma non è così perché anche il mare è in pericolo quando si verificano degli eventi catastrofici dovuti al dissesto idrogeologico. Tale dissesto comporta, ad esempio, l’erosione costiera o, come nel caso della frana, una colata spropositata di fango in mare che di certo non fa bene a un ecosistema».È stato poi il turno di Roberto Scarpa, Geofisico, già Professore Ordinario di Geofisica all’Università di Salerno, nonché componente del Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: «Ischia è un’isola vulcanica che poggia su un enorme serbatoio di magma che ha dato origine a eruzioni nel corso delle ultime decine di migliaia di anni. Conosciamo molto bene la storia dell’isola e dei fenomeni naturali che l’hanno sempre contraddistinta, ma bisogna dire che i rischi non sono legati solo alla presenza del magma in profondità, ma anche alle fratture dei corpi magmatici e all’instabilità dei suoli che, presentando dei terreni soffici che si imbevono d’acqua ad ogni pioggia, danno vita a dei fenomeni franosi come quelli 26 novembre 2022 che possono causare vittime e distruzione. Avendo comunque a disposizione questo grande serbatoio vulcanico, il mio suggerimento è quello di sfruttarne i benefici. Tutto il nostro territorio ha delle grandi sorgenti di calore sotterranee, più estese sul lato tirrenico, a profondità non molto elevate. Il calore del sottosuolo, a dire il vero, viene già sfruttato dagli albergatori o da imprese pubbliche, ma parliamo delle falde superficiali, mentre per quelle più profonde si potrebbero fare dei progetti in modo da estrarre energia anche da esse con un impatto ambientali nullo.Purtroppo questa energia geotermica non è abbastanza valorizzata tant’è che costituisce oggi meno dell’1% della produzione mondiale di energia. A Ischia, essendoci delle configurazioni particolari che lo consentono, sarebbe auspicabile creare delle centrali in modo da soddisfare una buona fettadella domanda energetica. Ad ogni modo, la comunità scientifica nazionale e internazionale sta portando avanti degli studi per cercare di capire il grado di sfruttamento del sottosuolo e i vantaggi economici che si possono trarre da questi ultimi». Il convegno si è avviato verso la fine con Il commissario per la ricostruzione ed emergenza frana Giovanni Legnini, presente anch’egli all’Istituto Mattei. Ha voluto ringraziare il Rotary Club Isola d’Ischia per la sensibilità dimostrata nella realizzazione di convegni come questo che tengono alta l’attenzione su temi importanti. Ha anche colto l’occasione per sottolineare il lavoro fatto finora dalle Istituzioni e ha parlato anche di quello che ancora deve essere fatto nella messa in piedidi una seria e duratura messa in sicurezza del territorio onde evitare altre catastrofi. Il convegno si è concluso con la consegna degli attestati di stima e di ringraziamento agli “Angeli dell’Alluvione di Casamicciola”, i ragazzi e le ragazze di vari istituti isolani che si sono adoperati/e in prima persona per aiutare le persone in difficoltà e l’intera comunità nelle ore più drammatiche subito dopo la frana.

FOTO FRANCO TRANI

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