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Furia Pascale: «Chi ha sbagliato paghi»

Il sindaco di Lacco Ameno parla dopo l’ordinanza del Tar che ha sancito la correttezza dell’operato dell’amministrazione comunale nella vicenda della progressione verticale in seno al comando di polizia municipale. Il “Barone” è un fiume in piena e non risparmia nemmeno qualche stoccata…

Sulla vicenda della progressione verticale in seno al comando di polizia municipale è arrivata un’ordinanza che attesta come la procedura seguita dal Comune di Lacco Ameno non fosse contra legem. Un provvedimento, quello del Tar, che immaginiamo la soddisfi: ma cosa in realtà le lascia questa vicenda in termini di considerazioni e pensieri?

«Guarda, quello che lascia davvero basiti è come una progressione verticale – procedura messa in atto ogni giorno in svariati Comuni d’Italia aprendosi e chiudendosi nello spazio di pochi giorni – a Lacco Ameno abbia assunto i contorni di una “questione di Stato”. Ecco, questo dovrebbe rendermi quasi incredulo. Dovrebbe, se non fosse per il fatto che ho le idee abbastanza chiare su come tutto ciò sia potuto accadere».

Può essere più preciso?

«Trovo assurdo, abnorme, del tutto fuori luogo che un funzionario del Comune e una dipendente pubblica denuncino il sindaco: si può anche non essere d’accordo su una procedura, ci mancherebbe, me che sia un funzionario a denunciare un primo cittadino è un qualcosa di anomalo che sono certo non si verifica da nessun’altra parte. Anche perché l’unico rapporto che regola il sindaco e il predetto funzionario è proprio quello di natura fiduciaria, e c’è dell’altro».

Prego.

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«Ritengo sia altrettanto fuori luogo che una dipendente comunale impugni gli atti amministrativi della “sua” amministrazione addirittura arrivando a paventare un danno grave e irreparabile da una scelta politico-amministrativa che rimane nella esclusiva prerogativa dell’amministrazione dalla quale percepisce uno stipendio. Credo che determinate figure abbiano il dovere di rendersi conto che bisogna sempre mantenere un comportamento rispettoso e in linea con determinati principi e parametri».

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Qual è la morale o la sintesi di questa storia in salsa lacchese?

«Il paradosso è che fino ad oggi in questa storia incredibile l’unica parte lesa sia rappresentata dalla persona che ha il titolo di studio necessario e che ha il solo torto di aver partecipato a un avviso pubblico del Comune per una progressione interna. E che oggi si trova nella surreale condizione di doversi difendere e pagarsi il suo avvocato per essere stata trascinata in tribunale. Vedendosi lesa quelli che erano suoi sacrosanti diritti. Altre figure invece, come stabilito dall’ordinanza del Tar, non avevano nemmeno titolo per partecipare alla progressione, altro che impugnare gli atti lamentando di aver subito un danno. E poi…».

E poi?

«In questa vicenda grave e irreparabile un altro danno lo subisce la comunità di Lacco Ameno, che per l’ennesima volta si trova a dover pagare con soldi pubblici i legali per doversi difendere da accuse, ribadisco una volta di più, provenienti da un dipendente comunale. Questa era una procedura che avrebbe dovuto chiudersi come sancito dalla legge e come stabilito dal regolamento comunale, invece qui ci si è trovati addirittura trascinati in tribunale. Questa è la storia, adesso i vostri lettori ne traggano le debite conclusioni».

Insomma, mi pare di capire che oltre al danno ci sia la beffa. Ma sta pensando a qualche iniziativa?

«Chi mi conosce bene sa benissimo che non amo gettare i soldi pubblici dalla finestra, quindi gli avvocati dell’ente sono già al lavoro per valutare se esistono i presupposti per tutelare il Comune e le sue casse in tutte le sedi. La vicenda non si chiude qui: resto dell’idea che qualcuno ha sbagliato nel portare questa storia su un sentiero giudiziario ed io difenderò l’ente in ogni sede anche contro coloro che hanno offuscato e intendono offuscare tuttora l’immagine dei nostri funzionari che hanno redatto gli atti in maniera esemplare, come peraltro succede sempre e come stabilito oltretutto anche dai giudici della Sesta Sezione del Tar. Che nell’adottare la loro ordinanza sono stati chiari sancendo che la procedura è ad esclusivo appannaggio del Comune e che si era in presenza di una progressione ordinaria. Alla quale, è doveroso sottolinearlo una volta di più, non si poteva partecipare senza aver conseguito la laurea, mentre qui addirittura si è inteso impugnare il provvedimento. E poi, a chiudere, la magistratura ha sancito che il nostro operato ha rispettato tutti i parametri previsti dalle normative vigenti».

Mettiamola così, certo non l’ha presa bene.

«Valuteremo se esistono i presupposti per rivalerci sotto il profilo economico ma anche se ci sono gli estremi per poter applicare sanzioni disciplinari. Spero che adesso su questa vicenda possa finalmente calare il sipario, ma resta comunque un qualcosa di inspiegabile il fatto che un atto di indirizzo politico venga praticamente gettato in un tritacarne mediatico e giudiziario da un funzionario e da una dipendente dello stesso Comune che certamente dovrebbero dedicare le loro energie ad occuparsi dei servizi da offrire ai cittadini ed a rispettare le linee di indirizzo dettate dall’amministrazione e non certo a fare “comunella” tra loro e portare il sindaco in tribunale».

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