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Giosi, Mimì e la caduta degli dei

Forse non è ancora il tempo delle riflessioni, tra chi è ancora ubriaco dalla felicità, chi non ha ancora smaltito la delusione e chi non ha preso compiutamente coscienza degli scenari generatisi dopo le elezioni amministrative di domenica scorsa. Ma l’esito del voto di domenica scorsa – che ha visto protagonisti 12.339 elettori ischitani, il 70 per cento e spiccioli, meno del 2012 – pone davanti a delle verità oggettive, scomode e pure imbarazzanti che è impossibile far finta di non vedere. E che avvalora la tesi sostenuta da chi da qualche anno a questa parte si ostina ad avversare i protagonisti del “fu” caularone e cioè i massimi esponenti della politica locale, almeno fino ad ieri: Giosi Ferrandino e Domenico De Siano. In molti, dobbiamo riconoscerlo, sostenevano che non avessero “niente in mano” e che campassero tutto sommato di mitizzazione acquisita nel tempo, ma dopo quanto accaduto possiamo tranquillamente dire che il re è nudo. O meglio, i re sono nudi. L’ex sindaco d’Ischia, rispetto al senatore lacchese e coordinatore regionale di Forza Italia, ha se non altro avuto un pizzico di furbizia in più (dote questa che non gli ha mai fatto difetto), evitando di scendere in campo direttamente e personalmente. Ma rimanere dietro le quinte gli è servito fino a un certo punto.

In rampa di lancio, infatti, l’ingegnere di Mezzocammino aveva spedito il cugino e storico braccio destro Maurizio “Popolo” De Luise, che però ha clamorosamente mancato l’ingresso al consiglio comunale. Sì, clamorosamente, e lo diciamo senza mezzi termini. Se il gruppo Sciarappa, con tutto il rispetto che portiamo all’unica vera lobby strutturata e radicata presente sulla nostra isola, spedisce in paradiso la figlia di Abramo De Siano e se un sindaco che ha governato un paese per dieci anni riesce a spostare sul suo “figlioccio” appena 270 preferenze, capirete che ce n’è abbastanza per arrossire. Se non addirittura, per battere in ritirata. E si badi bene, l’aver proposto ricorso ed anche l’eventuale accesso al civico consesso non muterebbe di molto il nostro giudizio: il risultato ottenuto, considerato il ruolo ricoperto per un decennio, è di quelli che definire deludenti è poco più che un eufemismo. A questo punto ci piace pensare che il manifesto affisso per le strade di Ischia con lo strike e le facce degli avversari politici stampate in maniera beffarda sui birilli, abbia voluto costituire un’iniziativa attuata per distogliere l’opinione pubblica dal suo flop e attirarla verso una boutade che tutto sommato continuiamo a ritenere infelice, non fosse altro perché il Giosi dei bei tempi non avrebbe mai ritenuto di dovere una “risposta” di qualsivoglia natura a Bernardo e company. Se così non fosse, vuol dire davvero che ci troviamo di fronte ad un congedo infelice, fermo restando che la “trovata” non faciliterà certo la tanto agognata pacificazione nel paese.

De Siano, se possibile, ha fatto addirittura di peggio finendo col determinate la sconfitta di Gianluca Trani. I suoi errori partono da lontano, da quando non è riuscito a mantenere compatto il centro destra. Una compagine dalla quale in tanti si sono pian piano allontanati e l’ultimo in ordine di tempo è stato Giorgione Balestrieri. Quei 300 voti collezionati dal fratello Pasquale, fossero stati dall’altra parte, avrebbero significato ballottaggio ed invece sappiamo com’è andata. E non è tutto, una lista accreditata di circa duemila voti che ne colleziona appena 1.227 è chiaro che non ha assolutamente costituito un valore aggiunto, almeno nella misura che era lecito attendersi. E il senatore che non è nemmeno il più votato (battuto da Giustina Mattera) si aggiunge all’elenco delle voci nella sezione “imbarazzante”. Insomma, questa campagna elettorale, al tirar delle somme, un effetto lo ha sortito, aiutandoci a capire che tutto sommato – al netto delle apparenze – il piatto è vuoto tanto da una parte quanto dall’altra. Una differenza di fondo adesso c’è: prima, infatti, era soltanto lecito sospettarlo, adesso i numeri sono davanti agli occhi di tutti. Forse è davvero cominciata la fine di un’epoca. Ecco perché c’è chi sostiene che queste elezioni non le abbia vinte soltanto Enzo Ferrandino. Intelligenti pauca…

Gaetano Ferrandino

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