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Riflettori sul porticato di Gardella, la luce diventa spettacolo

Gianluca Castagna | Lacco Ameno I puristi potrebbero storcere il naso. Le facciate dei monumenti o delle opere pubbliche illuminate in technicolor spesso stravolgono l’eleganza e la compostezza delle forme. Non è questo il caso della illuminazione del colonnato delle Terme della Regina Isabella a Lacco Ameno, che per una notte è stato avvolto da fasce di luce colorata che ne hanno valorizzato bellezza e volumi.
Luci dal basso, monocolori, hanno messo in risalto l’opera ideata negli anni ’50 dal milanese Ignazio Gardella, uno dei più grandi architetti del Novecento, antenna sensibile di un’intera società che ha segnato, con le sue idee, punti di importante svolta nel dibattito dell’architettura italiana del secolo appena trascorso.
Decine di persone erano presenti davanti alle Terme per assistere all’accensione del porticato a cura dello scenografo Bruno Garofalo, nell’ambito di “Torri in festa, torri in luce”, kermesse che promuove e valorizza il patrimonio architettonico isolano, giunta quest’anno alla settima edizione.
Un’illuminazione discreta, ma molto suggestiva, che si ripeterà ogni anno in occasione della manifestazione e che riesce a valorizzare al meglio lo splendido manufatto ponendolo finalmente nella giusta “luce” nell’ambiente notturno che lo circonda.
Luci e gamme cromatiche che forniscono orientamento ma soprattutto trasmettono stati d’animo ed emozioni. Un valore aggiunto per i centri abitati, l’architettura e l’economia turistica, rendendo un luogo più bello, attraente e visibile. Tutto questo, naturalmente, richiede un lavoro di considerevole sensibilità estetica.

«Trovo il porticato delle Terme della Regina Isabella un’opera emozionante nella sua imponenza – ha commentato Bruno Garofalo – quindi ho lavorato cercando soprattutto di rispettarne la personalità, senza stravolgere con le luci la sua eleganza, il suo essere in perfetto equilibrio tra passato e futuro. Volevo dare risalto a singoli dettagli e alla struttura della facciata. La scelta dei colori è sta importante, diciamo che ho osato solo in un caso, con il blu. Ma in fondo mi sembrava un richiamo al mare, che è proprio qui a due passi».
«So che i giochi di luce avvengono in molte zone dell’isola durante la manifestazione “Torri in festa”, mi sembra un’operazioni intelligente, amorevole nei confronti della propria storia, delle proprie radici e del proprio patrimonio architettonico. Anche se un giovane che sta per andare in discoteca passa davanti a un’opera architettonica restando colpito dalla sua illuminazione inconsueta, o dalla sua forza espressiva, e prova un’emozione o un interesse diverso, vuol dire che il gioco è riuscito. Quest’anno predomina il blu, l’anno prossimo, come ha deciso il pubblico stasera, sulle Terme risplenderà il verde, il colore per eccellenza della natura e dell’isola d’Ischia».

Il Professore Arch. A. Castagnaro, ospite della serata, ha presentato al pubblico la storia del monumento spiegando appunto che, con una soluzione di compromesso, Gardella decise di conservare il colonnato ionico della facciata preesistente assumendolo come una sorta di maschera nella quale viene trasferito il valore architettonico dell’intervento.
Gardella detesta la retorica, ma quelle colonne, posticce, che richiamano l’antichità senza essere antiche, che in fondo non reggono niente, danno continuità (e dignità) all’unico fronte pubblico del paese, rafforzando così l’idea che quella fosse la quinta monumentale che apre verso il mare. Una suggestione, un gioco di finzione, un segno della memoria in un luogo che, di memorie, ne ha perse già troppe. La scelta (che solo il tempo rivelerà vincente) servirà anche come pretesto per discutere di un tema all’epoca assai in voga: il rapporto tra antico e nuovo, la loro coesistenza su posizioni di chiara autonomia.
Per Castagnaro il progetto esecutivo chiarisce definitivamente il rapporto con l’edificio preesistente e con il colonnato neoclassico il quale venne isolato come struttura a sé stante ma dove ancora oggi viene proiettata l’ombra del colonnato stesso conferendogli massimo spessore. Un effetto reso ancora più intenso dalla scenografia luminosa elaborata da Garofalo.
L’architettura come spettacolo, come testo “aperto” a chi sappia e voglia leggervi dentro.

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