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I venticinque anni di vita sacerdotale di Padre Mario Lauro

Di Isabella Puca

Ischia – «Grazie di essere oggi qui accanto a me in questo giorno molto importante. Il giubileo sacerdotale è una sosta che rinvigorisce le ossa e sostiene il cammino. La presenza della chiesa e del Vescovo mi incoraggia a camminare sulla strada che il Signore ha preparato per la mia vita. Grazie alle autorità, ai miei confratelli e a quanti di voi hanno voluto con la propria presenza dimostrare l’ affetto verso di me». E’ cominciata con dei sentiti ringraziamenti la messa solenne per il venticinquesimo anniversario di  ordinazione sacerdotale di  Padre Mario Lauro, padre guardiano del convento dei Frati Minori alla Mandra dedicato a Sant’Antonio. Dopo pochi giorni dall’apertura della chiesa, rimasta chiusa per  lavori di ristrutturazione per quasi quattro anni, la comunità è di nuovo in festa per il rinnovo del sì di Padre Mario che ha visto riuniti intorno a sé Sua Eccellenza il Vescovo Mons. Pietro Lagnese, i confratelli provenienti dalle altre chiese e ancora tanti, tra parenti e amici che, oggi come allora, hanno voluto esprimergli la loro vicinanza. «Fa che io sia mite e coraggioso annunciatore del Vangelo», ha detto ancora padre Mario dall’altare accompagnato dai canti solenni della corale Inarime che, diretta da suo fratello, il maestro Nicola Lauro, lo scorso 5 aprile ha compiuto i primi 25 anni di attività. La loro prima messa cantata, infatti, fu proprio in occasione della prima messa di Padre Mario Lauro. «Il 25, un numero caro quest’ anno alla famiglia Lauro,- ha ricordato il ministro provinciale Padre Carlo D’Amodio – e anche io mi sento emozionato. Ci sarebbero tante cose da dire sul tema del sacerdozio, tante citazioni, parole belle da leggere, ma è il tema della Quaresima e la Parola del Vangelo che mi suggeriscono due vocaboli: la libertà e la passione. Un sacerdote deve sentirsi libero in questa fedeltà e amore di Dio; com’è bello questo sì che si rinnova in continuazione e che viene dato anche in momenti oscuri per la vita di un sacerdote. In un mondo in cui sembra essere scomparso il senso di colpa com’ è brutto, invece, che si sottolineino le mancanze dei sacerdoti. Mai nessuno che rifletta su questa vocazione che é bella; Dio chiama tutti, il problema é nella risposta di ognuno di noi. La passione,  deve essere di sostanza nella vita di un sacerdote, è seguire Gesù amando. Grazie per questa testimonianza di tanti anni di vita sacerdotale, nonostante le fatiche, hai fatto prevalere la passione per Cristo». La messa è proseguita nella solennità del momento e dei canti innalzati dalla corale con organo e fiati fin quando, dopo il momento dell’Eucarestia ha preso la parola proprio Padre Mario con un toccante, quanto personale, discorso nel quale ha ricordato quel 5 aprile del 1992, quando 25 anni fa, le sue mani furono consacrate con il Sacro Crisma ricevendo l’ordine presso la chiesa di Santa Chiara, a Napoli, dal cardinale Mons. Agostino Vallini, allora vescovo ausiliare. Con lui c’erano Don Pietro Buonocore che battezzò sia lui che suo fratello e consacrò il matrimonio dei suoi genitori. «Ti ringrazio Signore per avermi accompagnato, ho potuto sperimentare tantissime volte il Tuo abbraccio misericordioso; quante volte mi hai alzato da terra, quante volte sei venuto a cercarmi perche non andassi per la valle dell’ infedeltà. Tutto questo é misericordia, tenerezza; siamo cosi piccoli eppure con te diventiamo dei giganti. Questo é il miracolo più grande che hai sempre operato nella mia vita. Avverto il peso e la responsabilità della mia inadeguatezza davanti a tanto dono, ma la grazia che mi é stata donata trasforma la pochezza in grandezza». Padre Mario ha ripercorso, così, le tappe di questi 25 anni, cominciati a Miano, come vice parroco, in una comunità con molte problematiche territoriali, tra povertà e criminalità. E’ lì che per 8 anni ha seguito una comunità di recupero per tossicodipendenti, «per 3 anni – ha continuato il padre guardiano – sono stato all’ospedale Cotugno di Napoli dove ho seguito un malato di Aids  che, uscendo dal carcere, non sapeva dove andare, in quella occasione ho conosciuto tanti giovani che per scelte sbagliate pagavano a caro prezzo la vita, ma ho potuto sperimentare come, grazie alla consolazione della fede, ci si può rialzare e riprendersi». Per dieci anni ha poi proseguito il suo ministero come vice parroco ad Afragola nella chiesa dedicata, anche lì, a Sant’Antonio, fin quando, 6 anni fa,  per motivi familiari fece ritorno a Ischia, sua isola natale.

«Il santo Antonio mi ha accompagnato fin da piccolo; sono tanti i ricordi mentre cammino per la Spiaggia dei Pescatori. Furono i miei nonni a insegnarmi la devozione al Santo Antonio come Santo taumaturgo. Pensavo che non sarei più tornato qui a Ischia, ma dopo 30 anni l’obbedienza mi ha fatto tornare in questa comunità. 25 anni fa celebrai una delle mie prime messe in questa chiesa e fui invitato il primo giugno dello stesso anno per la tredicina. Feci ritorno a casa dei miei la sera prima e, nella notte, sognai che io e mia madre venivamo qui per celebrare la prima messa nella chiesa. All’ inizio della salita sognai che Sant’Antonio mi correva incontro per venirmi a prendere e aveva una stola che non avevo mai visto prima. La mattina feci lo stesso percorso con mia madre e, entrando in chiesa, vidi l’ immagine di Sant’Antonio pronta per la processione; indossava la stola che avevo visto nel sogno. Chiesi a padre Amedeo di quella stola e mi disse che era antica, che non la trovavano più e che era spuntata all’ improvviso». Quella stola mercoledì pomeriggio era lì sulla statua di Sant’Antonio come segno di fede e di presenza nella vita di padre Mario.  «Cinque anni fa, in questa chiesa, ho celebrato i funerali di mia mamma. A mio padre Pietro e mia mamma Raffaella va ora il mio pensiero; se oggi sono qui é grazie a loro che mi hanno dato la vita e insegnato la fede. Si sono arresi alla volontà di Dio,  anche se con difficoltà iniziali, sono sicuro che dal cielo mi guardano e che il loro cuore é colmo di gioia. Oggi – ha detto ancora visibilmente commosso –  indosso la veste sacerdotale che 25 anni fa mi fu donata da mia mamma e che conservo come una reliquia. Per loro ho offerto questa Eucarestia cosi come per i miei cari confratelli che non sono più con noi come Padre Domenico che il Signore ha chiamato a se dopo e 3 anni per un brutto male e Padre Enzo». Padre Mario ha poi nuovamente ringraziato il vescovo, Mons. Lagnese e Padre Carlo, ministro provinciale  e tutti i confratelli della vita religiosa, per la loro vicinanza; e ancora tutti i familiari, le autorità militari, gli amici e la corale Inarime. Alla fine della sentita celebrazione anche in Vescovo Lagnese ha preso la parola, «mi unisco alla preghiera del padre provinciale Carlo, chiedendo al Signore che queste due parole, libertà e passione, si realizzino nella tua vita. La libertà per essere tutto di Dio, al suo servizio e a andare li dove ti chiama e poi passione per Lui, per il Signore e per i fratelli che ti fa incontrare. Grazie per questo sì pronunciato 25 anni fa. Vogliamo chiedere al Signore che ti renda sempre più suo per essere un sacerdote Santo su esempio del nostro Patrono. Che il Signore continui a ricolmarti dei suoi santi doni». Alla preghiera del Vescovo si è unita quella di Papa Francesco che ha voluto essere presente con la sua benedizione. La festa è poi continuata nei locali del convento tra abbracci, saluti e una fetta di torta. Neppure un mese fa celebravamo un altro sì, quello di suor Rosa Lupoli, ischitana, tifosissima del Napoli,  che sul mare di Ischia è stata chiamata da Dio. E’ bello in una società in cui si crede poco e dove sembra che i valori siano sempre meno importanti, riconoscere in queste due giovani figure l’amore sincero per Dio, un esempio concreto per i nostri giovani convinti che la vita sia tutt’altro. – Foto Giovangiuseppe Lubrano

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