LE OPINIONI

IL COMMENTO Altro che Camorra, Napoli precorre i tempi

DI LUIGI DELLA MONICA

Dapprima di qualsiasi opinione critica che svilupperà il mio intervento, preciso a chiare lettere che gli episodi di violenza urbana accaduti nella notte fra il 23 ed il 24 ottobre 2020 nella città di Napoli sono vergognosi e censurabili sotto ogni aspetto, umano, morale e giuridico. Ferma è la mia condanna all’idea di sovvertire la quiete pubblica pur manifestando un disagio serio e sostanziale. Ma cari lettori badate bene che le cause sono molto più profonde ed il fenomeno che gli ha dato origine più serio della “comoda” e superficiale attribuzione della matrice camorristica. Tanto hanno asserito, sottolineo asserito e non asseverato, che in gergo giuridico significa supportato da analisi istruttorie concrete, il Presidente della Commissione Antimafia Sen. Morra ed anche il Ministro dell’Interno S.E. dott.ssa Lamorgese. Da sempre mi sono imposto un pensiero critico oggettivo, apolitico ed apartitico, ma il diritto di cronaca non mi impedisce di formulare talune censure intellettuali ad alcuni nomi altisonanti nelle sedi istituzionali pubbliche ed anche giornalistiche. È troppo semplicistico bollare un evento di sollevazione popolare in un’istigazione malavitosa, rispetto a cui per altro lo Stato è ormai troppo omissivo e\o tardivo, rispetto al guardare in faccia alla realtà.

Una piccola digressione me la consentano i lettori ischitani, a cui ricordo il mio articolo dello scorso 15 settembre, avendo constatato la loro presunta indignazione nell’assistere alle sommosse di Napoli, perché è bello commentare e prendere distanze dal capoluogo, diviso dal mare, allorquando si da asilo nel periodo di agosto ad ogni sorta di marmaglia della terraferma, per la paura di non veder reddito a causa del Covid 19. La mia umile opinione è che, tuttavia, non sia stata quella “mazzamma” di cui vediamo la scia nel periodo estivo e nemmeno la camorra, che mi dispiace nominare perché mi ripugna solo citarla. Le informazioni da me assunte mi hanno parlato di un “flashmob” spontaneo ed organizzato per gioco ed incoscienza da parte dei cosiddetti ragazzi dei baretti. A questo punto immagino le perplessità di quanti mi stanno leggendo nel pensare alla esistenza di questa condizione sociale: sono dei lazzaroni, degli scugnizzi, delle teste matte, degli scioperati? No! Sono giovani e ragazzi di ogni estrazione sociale senza ideali e senza speranza per il futuro, perché anche la speranza è stata cancellata dalla attuale incapacità della classe politica dirigente.

Questa incapacità non è però ascrivibile ad un colore politico in particolare, a parte mi si conceda un sorriso irriverente verso il Senatore Morra, che membro del partito della apertura della scatola di tonno, all’interno di essa ha trovato una bella e confortevole poltrona ancorata alle pareti di latta della stessa scatola, perché apostrofare “camorristica” una adunata sediziosa popolare descrive una mancanza di volontà di investigare sulla verità. La incapacità della classe politica dirigente si riscontra nella irreversibile distanza fra il palazzo del potere e la comunità, fatta di persone concrete. I giovani senza ideali sono figli degli anziani fallimentari sul piano della interpretazione dei loro bisogni. A prescindere dal colore politico soltanto il Governatore De Luca ha avuto il coraggio di mettere la sua faccia in discussione per propugnare un progetto di bene della collettività. In tutto questo il Mondo culturale del “politicaly correct” ha vilmente taciuto. Cosa è stato taciuto? E’ stato taciuto che il caos politico istituzionale nella gestione della salute pubblica, sviluppatosi negli ultimi mesi, dipende dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che la Commissione Bicamerale del 2000, presieduta dal nostro caro “velista e produttore di vini” onorevole Massimo D’Alema. Lo Stato ha soltanto poteri di coordinamento, ma sono le Regioni ad aver scelto nel corso degli anni il numero di posti letto in terapia intensiva, in oncologia e via discorrendo. Pertanto, visto che il Covid 19 costituisce una minaccia epidemiologica sconosciuta alla scienza clinica le chiusure delle attività sociali e lavorative sono indispensabili. Per converso, la indispensabilità avrebbe dovuto essere predisporre a livello nazionale strategie economiche pianificate ed incisive per sovvenzionare le persone costrette a casa. Invece lo scenario è tutt’altro che efficienza e buon andamento che prescrive l’art. 97 della Costituzione.

Il confinamento fiduciario per un parente di persona riscontrata positiva consiste nell’obbligo del doppio tampone: voi credete che l’ufficio igiene e prevenzione collettività dell’ASL competente per territorio in città abbia potuto gestire una enormità di tamponi in tempi utili da consentire ai lavoratori oppure imprenditori di rimanere fermi soltanto i prudenziali 14 giorni? Certamente no! Posso citare un caso diretto, capitato a me, dove un dipendente di una mia azienda fornitrice ogni giorno mi contattava disperato dal pensiero di perdere il lavoro ed ha dovuto sobbarcarsi il costo di ben 80 euro moltiplicato per quattro e per due, per poter rispettare i tempi minimi di legge e di sanità, per tornare al suo posto. Questo ragazzo di 36 anni, padre di due bimbi e sostegno di famiglia, che si chiama Cristian, si alza alle 5.30 del mattino per prendere servizio ad Arzano come guardia giurata – ora cassa integrato per la zona rossa – ed alle 15.30 attacca con il secondo lavoro di addetto alle pulizie fino alle 20.30. Napoletano verace e lavoratore indefesso, non ha mai ardito di uscire di casa e non si sarebbe mai sognato di partecipare alla insurrezione di ieri sera, ma questo non significa che la classe politica debba ignorarlo o bollarlo come fa il Senatore Morra o il Ministro Lamorgese, oppure il Presidente Fico della Camera come manovalanza di camorra, se avesse avuto idea di uscire di casa il 23 ottobre scorso.

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Quando una delegazione di imprenditori svizzeri mi chiese una opinione sulla realtà economica di Napoli e sul suo futuro, risposi candidamente che vi era una potenzialità economica enorme di un milione e duecentomila abitanti, soffocata da una minoranza di 50.000 persone, composte dai circoli elitari della antica borghesia napoletana rammollita e connivente con una minoranza di malavitosi, trasversalmente legati a doppio filo fra di loro. Negli anni ottanta, questo legame era presente ma non idoneo a gestire gli atti di violenza brutale, mentre oggi, come sostiene il Procuratore Gratteri, questo sodalizio si è inamidato i colletti delle camicie, si è stretto le cravatte al collo e calzato le scarpe di coccodrillo. La camorra esiste sempre più forte di prima, ma mimetizzata nella società bene di Napoli, nei sorrisi di avorio e nelle lame affilate dei coltelli dei tradimenti, per cui mai avrebbe pensato di istigare una tale follia collettiva. Certamente i fermati di polizia sono macchiati di precedenti penali, ma non mi meraviglia che dei balordi, abituati a vivere di espedienti si siano fatti tentare dalla ghiotta occasione di compiere tafferugli per strada. Mi rifiuto energicamente di bollare come camorristica questa insurrezione sociale: lo Stato e certa stampa allineata al regime ha voluto narcotizzare le menti dell’opinione pubblica dalla verità che non ha saputo inoculare le giuste risorse economiche nei settori strategici della società civile, onde evitarne il collasso.

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La storia insegna che Napoli, città di avanguardia culturale e di libertà individuale, abbia sempre precocemente interpretato i tempi. La rivoluzione partenopea del 1799, sull’onda della rivoluzione francese e dapprima della dominazione napoleonica, aveva richiesto al Monarca la Costituzione e così nei moti rivoluzionari del 1820/21 e nelle sollevazioni popolari del settembre 1943 Napoli fu la prima città a ribellarsi spontaneamente al crudele invasore tedesco. Non ci sto ad infangare oppure a sopportare il peso della macchia di camorristi napoletani: se un popolo insorge è colpa dei suoi governanti, che non si sono occupati dei loro bisogni e delle loro istanze; è colpa del Ministro dell’Interno che non ha fatto funzionare a dovere il Dipartimento della Prevenzione Generale Anticrimine. Del resto in Francia, Parigi venne messa a ferro e fuoco dai gilet gialli, ma non credo che ci fossero coppole siciliane oppure napoletane a dare man forte ai manifestanti. Io plaudo al Governatore De Luca come uomo delle istituzioni, ripeto senza guardare alla sua provenienza ideologica, che per la prima volta dopo tanti anni ha indicato la strada ai suoi cittadini campani di cautelarsi e proteggersi, senza timori di critiche; ma condanno storicamente il nostro Governo centrale che ha illuso i cittadini con sostegni e sussidi che non sono arrivati se non ai pubblici dipendenti. Il 30 % circa della forza lavoro è composta dai pubblici dipendenti, gli unici sereni che trascorreranno il freddo inverno al caldo dello “smart working” e delle loro case pagate con mutui e quinti di stipendio a loro solo riservati dalle banche; altra bugia istituzionale è stata la concessione dei prestiti cosiddetti al 25% del fatturato, che di fatto le banche rifiutavano alle partite iva con mille cavilli oppure relegavano nelle oscure procedure telematiche.

Ma adesso la musica deve cambiare. La perdita di sovranità nazionale mediante l’incorporazione della Nostra Italia nella Comunità Europea deve trovare la giusta perequazione nell’immissione di risorse economiche sostanziali per sostenere le chiusure delle attività, quelle stesse che sono state lasciate inopinatamente aperte nei mesi estivi ed hanno provocato gli incrementi del contagio ed altre ancora. Tuttavia si deve auspicare un novello piano “Marshall” ed un prestito a fondo perduto, così come gli U.S.A. aiutarono la Spagna negli anni ’70 quando abiurò il franchismo. “MES” e “Recovery Fund” sono solo trappole e ragnatele che potrebbero soffocarci come è accaduto ai cugini greci: questo è fin troppo vero e sentito nelle menti degli intelligenti napoletani, che per primi e non da camorristi hanno intuito ed effuso il problema. In conclusione, non ho elementi per negare in assoluto l’inquinamento camorristico in queste insurrezioni popolari, ma è il sintomo che i nostri governanti, a tutti i livelli nazionali e locali, devono metterci la faccia e rendersi in prima persona esempio di onestà e coerenza: la massa è ignorante ma non è stupida, ha bisogno di risposte concrete e non politichesi. Se siete migliori dei politici della Prima Repubblica, questo è il momento storico per governare 20/30 anni oppure farvi dimenticare come un brutto sogno. Per rimanere ancorato alla compagine isolana, voglio ricordare a tutti gli uomini di Stato che non interessano le aggressioni personali e le vertenze giudiziarie, ma l’interpretazione dei bisogni concreti della gente, perché la democrazia è partecipazione e condivisione delle scelte, ma queste comportano responsabilità individuali e trasparenza nelle azioni dei pubblici poteri.

* AVVOCATO

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