LE OPINIONI

IL COMMENTO Caivano e il solo grido di protesta

Già da qualche giorno i notiziari tg e i giornali radio sono pieni della notizia della Meloni a Caivano. Personalmente auguro il miglior successo possibile alla premier anche se sono convinto che questa signora non abbia la bacchetta magica per risolvere i problemi atavici di quel paese. Poi le minacce di morte fattele recapitare via Web la rendono addirittura simpatica e fanno quasi tremare per la sua incolumità. Ma la mia riflessione non si riferisce a questa notizia, ma ciò che l’ha determinata: la premier è venuta a Caivano perché un prete, don Patriciello, l’ha invitata. Questo sacerdote le ha detto chiaro e tondo; “Vieni quà, vieni a renderti conto in quale schifo si vive!”Proprio così. E la Meloni, in piena coscienza, non ha potuto o non ce l’ha fatta a dire di no. Ma al di là di tutte le istituzioni, di tutti i politici, di tutti i sociologi che discettano sul caso, solo un prete ha avuto il coraggio di lanciare un grido fortissimo di protesta e di invocare l’aiuto della premier. C’è poco da dire o da fare, ma la realtà è questa: solo i preti reagiscono a queste situazioni di degrado e lanciano il grido di allarme. E don Patriciello non è l’unico. 

Proprio in questi giorni un altro prete in quel di Tor della monaca, ha rischiato di essere investito mentre svolgeva una “marcia per la legalità”. Si ha voglia di odiare i preti, di non stimarli, di considerarli dei parassiti della società, ma la realtà è questa: questi religiosi sono in prima linea contro l’illegalità, contro la corruzione, contro la criminalità organizzata, contro ogni forma di delinquenza e soverchieria assassina. Ed occorre un bel coraggio per continuare a svolgere il proprio compito, senza guardare in faccia nessuno, senza temere nessuno e con la paura di essere raggiunti da un colpo di pistola da un momento all’altro. Io non sono un baciapile né uno che ama eccessivamente i preti, ma bisogna dare a Dio ciò che di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare. Questi preti hanno tutta la nostra stima e la nostra riconoscenza. D’altra parte anche nei tempi passati ci sono stati preti che si sono dati da fare per aiutare il popolo. Mi vengono in mente San Filippo Neri, San Giovanni Bosco e tanti altri. Quando nelle nazioni non esisteva lo stato sociale era la Chiesa che provvedeva ai più elementari bisogni assistenziali per la povera gente. Si può essere contro le istituzioni religiose quanto si vuole, ma la verità è questa. Oggi siamo convinti che le famose “congreghe”, di cui a Procida ne esistono ben quattro, non servano più e siano del tutto obsolete, ma un tempo esse servivano e come! Assicuravano l’assistenza sociale e spirituale ad un popolo a cui nessuno pensava. Ritornando a questi preti coraggiosi io mi chiedo cosa li spinga nella loro avventura anticrimine. E non posso fare a meno di pensare che essi traggono il loro coraggio dal messaggio di Cristo. Questi (non vi sembri assurda la mia affermazione) non era un uomo di pace, ma un uomo di verità e senza ipocrisie da loro la forza di andare avanti. Questi preti vivono il messaggio di Cristo integralmente, fino al rischio della morte. Per fortuna ci sono! Nella “debacle” attuale della Chiesa essi sono l’unica luce all’orizzonte. E chissà che questo non sia il segno che Dio non ha abbandonato ancora questa nostra umanità sconvolta e irriconoscibile.

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