LE OPINIONI

IL COMMENTO Franco Di Mare, giornalista gentiluomo

DI LUIGI DELLA MONICA

Ho scritto di illustri isolani passati a miglior vita, autorevoli penne di questo giornale come Lello Pilato e Paolo Mosè, del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, ma era doveroso moralmente e culturalmente ricordare il napoletano dott. Franco Di Mare. Prima di tutto “nuje simme napulitane” come lui, l’icona della gentilezza, della calma e della professionalità, da lui stesso celata per grande senso di umiltà ed abnegazione per il suo lavoro. Un amico che entrava nelle nostre case, che si affacciava timidamente nella nostra vita televisiva, spiegando alle persone di come può diventare uno scugnizzo che aiutava il padre a vendere frutti di mare e poi, come dice il testo musicale di Raiz, nei titoli di coda della fiction “Mare Fuoriio volevo parlare alla telegiornale” è riuscito veramente ad entrare nel tubo catodico. Non che egli provenisse da ceti familiari disgraziati come narra la canzone citata, ma certamente nell’immaginario collettivo una persona del popolo difficilmente riesci a credere che diventi un cronista di guerra, scriva libri, conduca programmi televisivi e lasci il segno permanente nella cultura italiana.

Io ricorderò il dott. Franco Di Mare come un vero uomo emblema della libertà democratica codificata dalla Costituzione Italiana: l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, cioè a dire la distinzione tra le persone avviene soltanto in base al merito. Un ragazzo della generazione di Pino Daniele e di Massimo Troisi, nu pazz, oppure uno delle pizze mangiate in due o tre amici, che poi con la valigia di cartone arriva al bar di Viale Mazzini. Un brutto male ci ha strappato la possibilità di godere ancora per tanti altri anni della sua mirabile educazione e compostezza, un gentelman napoletano, che nessuno sa, ma anticamente, era il più grande signore, più nobile e composto di un qualsiasi Lord inglese. Franco Di Mare era un omino con indosso la cravatta di Marinella, scusate la pubblicità occulta, ma quando ci vuole ci vuole, con l’abito sartoriale di Attolini o di Galasso, dai modi garbati e dal fine eloquio, che faceva tremare cento giornalisti europei ed aveva dalla sua parte la coerenza ed il coraggio. La sua trasparenza ideologica è stata così autentica che agli inizi del 2024, data della sua ultima apparizione in televisione, si poneva e ci faceva rimbalzare il dubbio sugli Stati canaglia come l’Iran, quelli dove si uccidono e stuprano le donne perché hanno mostrato i capelli in pubblico. Quello stesso Iran che l’ONU, vecchio gigante stanco ed ammalato, ormai vicino alla sua fine terrena, ha voluto premiare attribuendo la presidenza della Commissione dei Diritti Umani: un po’ come conferire a Matteo Messina Denaro il cavalierato della Repubblica, oppure vedere Putin che prega in chiesa. Era un intelletto arguto e visionario oltre le righe, come tutti i napoletani, un po’ come Eduardo, Peppino e Totò che hanno abbracciato tutto il sapere enciclopedico della vita del tempo. Franco Di Mare era un uomo di quello e di questo tempo, un onorevole borghese che aveva respinto tutti i difetti dei radical chic all’italiana, anche di quella sinistra ipocrita che lavorava al suo giornale, negli anni’80, la redazione napoletana de “L’Unità”, allorquando vedendo con i suoi occhi il disastro e la aberrazione della guerra nella Jugoslavia che fu di Tito, il filosovietico per definizione, rimase talmente colpito da quella esperienza che intese salvare la vita ad una bambina che poi adottò, la figlia Stella.

Vorrei vedere quante “vergini cuccie” sono state viste nei teatri dei disastri narrati da altri suoi colleghi, pieni di parole al miele ma prive di coerenza, ed hanno avuto il coraggio di Franco Di Mare di salvare il destino di una bimba sola e funestata dalla guerra. Guardate non si scherza sull’argomento e nemmeno intendo farlo io, un bambino della mia generazione purtroppo deceduto da qualche anno per un infarto fulminante, tale Francesco Montano amico di infanzia di mia moglie, era stato adottato dai genitori dopo aver subito un trauma emotivo fortissimo durante il terremoto del 23 nov. 1980 che gli aveva fatto crollare la casa e seppellire a morte i suoi genitori naturali, cagionandogli danni neuropsichiatrici severissimi. Sono gesti unici che non si fanno per la gloria, ma per il vero senso di amore per il prossimo in difficoltà. La fine terrena di Franco Di Mare che si aggiunge alle tante tragedie ai giorni nostri, ci ricorda un altro messaggio avente la sua impronta, che si attaglia perfettamente alla realtà isolana: “scrivere è benefico quando sei ascoltato”. Un rammarico dello scrivente e dei suoi colleghi opinionisti è spesso la consapevolezza di scrivere ma non venir seguiti, ma non per la bramosia di apparire, semplicemente perché nel Mondo contemporaneo sta morendo l’amore per la cultura, per la crescita spirituale e per l’emancipazione culturale.

Se nel XV Secolo venne inventata da Steve Guttemberg la macchina per stampare, elemento caratterizzante il progresso della umanità intera ed il leggere era appannaggio di pochi privilegiati, Franco Di Mare aveva compreso che si stava perdendo l’amore per la cultura in senso lato. Una visione profetica di un Mondo che si sta anestetizzando sulla tecnologia che preconfeziona e precostruisce i sentimenti, le aspirazioni e gli ideali, per cui non vi è propensione alla lettura. La Sua rubrica televisiva “Sarò Franco” era la quintessenza della Sua eclettica personalità, ma è stata anche una nicchia di napoletanità, di sale autentico della cultura napoletana degli uomini illustri e per bene. Il napoletano come Franco Di Mare che ha conosciuto la durezza della vita in strada, della guerra e del sacrificio sui libri è il cittadino del Mondo, l’icona di come dovrebbe essere l’uomo contemporaneo progredito e coccolato nel benessere delle democrazie occidentali, che oggi purtroppo sono malate socialmente come il maledetto cancro che ci ha sottratti il nostro concittadino. Addìo maestro dott. Franco Di Mare, la terra ti sia lieve e tutti i giovani possano imitarti, buon viaggio.

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Mirella

Quello che lei ha scritto , dott. Luigi , di Franco di Mare è semplicemente vero. Una persona amabile che ha riempito e deliziato le mie mattine e non solo . E’ con malinconia e con dolore che penso all’ accaduto che non mi sembra quasi vero . E a lei Luigi grazie per aver ricordato il dott.di Mare con seamorevolezza e realtà

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