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Free Market: mercato libero o… marchette in libertà?

di Vincenzo Acunto

La settimana che va chiudendosi è stata caratterizzata dalla cronaca baranese denominata “free market” che porta allo scoperto (si fa per dire) piccole storie di tangenti che ruotano attorno a soggetti più o meno noti. Gli ingenui che ancora credono nel “mago Zurlì” hanno manifestato sorpresa, qualcuno stupore. Io mi son fatto una risata. Sobria ma, per certi aspetti, incazzata. Ha risposto un camorrista al Tribunale di Napoli che, nel processarlo, gli chiedeva come avesse accumulato le notevoli disponibilità finanziarie che gli erano contestate: “Lo Stato negli anni 70 e 80 mi ha consentito di fare il contrabbando e con esso sono diventato ricco”. Qualcuno dirà “ma che c’entra questo con le vicende di Barano?” C’entra, come c’entra altresì il rilievo che, da anni, faccio su questo foglio, della scarsa considerazione che i mezzi di informazione, che si pubblicano sull’isola, hanno presso le autorità di controllo. Scarsa considerazione dovuta non solo all’uso eccessivo, spesso fuori luogo, di espressioni roboanti o alle contumelie parolaie che, si pubblicano, ma anche alla scarsa, molto scarsa, attenzione che gli organi di polizia dedicano ad essi. Tanto è vero che in oltre vent’anni di collaborazione con questo foglio, ho scritto di fatti gravissimi, richiamando atti e soggetti specifici e mai, dico mai, che un agente di polizia abbia ritenuto utile ascoltarmi. Né i soggetti interessati hanno pensato di querelarmi (pur andando a consiglio per farlo). Anzi seppi che un maresciallo relazionò ad un PM (che forse aveva letto qualcosa) “trattasi si scaramucce politiche locali”. Segno evidente che il declino della vita delle regole non sta da un lato solo. Sul concetto potremmo aggiungere tanto. Per argomentare, in sintesi giornalistica, si richiama il fenomeno dell’abusivismo edilizio per il quale ha più volte scritto qualcuno, “per i nemici arriva subito il sequestro. Per gli amici i controlli arrivano a tavola imbandita”. E fermiamoci qui. Da ciò si comprende il motivo della mia risata. I fatti di Barano erano un po’ sulla bocca di tutti da tempo. Sulla bocca di tanti, ci sono tanti fatti che vanno oltre i confini municipali di quel paese. E non da poco tempo. La cosa che mi ha fatto “infuriare”, invece, è stata quella di prendere atto che il denunciante Slama, già nel dicembre del 2012 (se non ho letto male) denunziò Stanziola (che ritenevo esperto di galleggiamenti marittimi); poi nel giugno 2013 aggiunge alla denuncia un filmato sullo stesso tema; poi nel settembre 13 aggiunge altro materiale accusatorio. Solo due anni e mezzo dopo il denunziato viene arrestato.

Nel frattempo, ascoltando, ascoltando, si apprende che lo stesso (facendo come si suol dire, “a manica e a cucchiara tra la maggioranza e la minoranza politica baranese) commette altri reati. Ora è in carcere a spese dei contribuenti. Carabinieri che, sempre a spese del contribuente, vanno e vengono per acquisire nuove prove, magistrati, segretari e tutto un ambaradan costoso è in attività per il cosiddetto “sfogo di legge”. Mi chiedo: “non bastava qualche accertamento consequenziale alla/e denunzia/e di Slama per sospendere (chi ne ha il potere) lo Stanziola dalle funzioni e dallo stipendio e finiva la storia?”. Altri reati, che sembra non commessi “a gratis, non sarebbero stati perpetrati e, come conseguenza immediata e diretta, in tanti (anche in altri comuni), avrebbero capito che il giochetto è rischioso e che non “vale la pena”. Se i soldi dello stipendio non bastano al dipendente pubblico (appassionato della bella vita), lo si metteva in condizione di cercarsi un lavoro più redditizio, altrove, ma non lo si lasciava pascolare per commettere altri reati e procurare costi allo Stato. Che facciamo?  Diamo ragione al camorrista che ha dichiarato di aver fatto i soldi  perché lo Stato glielo consentiva o, pensiamo tutti, che è giunta l’ora (invertendo la tendenza) che quando un cittadino trova “il coraggio” di fare una denunzia o che la stampa scrive qualcosa gli si dia maggior credito e lo Stato innesta il turbo? Detto ciò, qualcuno è disposto a ritenere che le vicende di Barano, che si sono concretizzate per il lavoro, certosino, del maresciallo Bonavoglia che (senza clamori, esibizioni o fanfaronate e nel poco tempo che dirige la stazione), ha chiuso un’indagine che vagava senza prospettive, siano circoscritte solo a quel territorio?. Io sono sicuro che se lo lasceranno fare, scoprirà parecchi altarini nel vasto territorio affidato ai suoi controlli. E, sarebbe ora. Diversamente: marchette erano e marchette resteranno.

acuntovi@libero.it

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