LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia, sostituirsi a Sharm el-Sheikh

DI LUIGI DELLA MONICA

Leggo diversi giorni or sono, appelli alla diversificazione stagionale, anche sulla falsa riga delle ottime iniziative natalizie promosse nel comune di Forio e mi sembra che anche Casamicciola, gradualmente le segua. Nessuno dei Comuni non citati si rizeli o inalberi per l’esclusione, ma ribadisco ossessivamente che almeno all’Estero, poi non mi permetto di parlare per l’Italia, Ischia è un unico brand, spiccatamente termale, per cui esiste nell’immaginario del turista la individuazione del territorio con il termine di paragone di Capri o di Sorrento. Quest’ultima località da sempre ha un turismo permanente, in esito ad eventi congressuali, kermesse enogastronomiche e locali notturni di altissima qualità, oltre all’appeal delle bandiere blu. Si pensi che l’associazione d’Arma del Corpo dei Bersaglieri, presieduta da un Maresciallo della Polizia Municipale, quand’ero piccolo, ora non so dire se resista l’iniziativa, organizzava la manifestazione “La Befana del Bersagliere”, che raccoglieva tanti consensi e partecipazioni: ho citato questa attività per segnalare la mentalità vulcanica dei cugini sorrentini nel promuovere il territorio anche partendo dalle piccole cose.

La laguna blu in Islanda

Passiamo poi alla meravigliosa sorella azzurra della verde Ischia, che certamente non credo possa offrire un bagno caldo in dicembre oppure nei mesi successivi, ma registra sempre il tutto esaurito di presenze, dodici mesi all’anno. A Capri non esiste la Baia di Sorgeto, ma nel brand mondiale non se ne trova menzione e forse un piccolo accenno alle terme di Cava Scura. Ebbene in Islanda, che è un Paese a forte vocazione turistica, esiste la “Laguna blu” una spiaggia termale naturale a cielo aperto, un termalismo nel cuore del Mare del Nord. Noi ischitani, se volessimo fare un bagno d’inverno, non ci armiamo per partire alla volta di Forio, località Panza, ed immergere le nostre stanche membra nella Baia di Sorgeto, perché preferiamo prendere un aereo, rischiare il terrorismo islamico (il tempo porta l’oblio, ma è successo) per visitare Sharm el-Sheikh, pur di non pubblicizzare un sito naturalistico isolano, ma che non appartiene al nostro campanile. Si teme della visibilità altrui che possa offuscarci e, per questo, si tende a discriminare ed opacizzare le bellezze di altri siti dell’isola.

Un discorso a parte merita l’offerta turistica alberghiera, anche quella di alto profilo, che ingabbia l’ospite, tentando di rinchiuderlo nell’oasi costruita a misura di quest’ultimo, finanche ad impedirgli di prendere un taxi ordinario, organizzando le cosiddette navette gratuite. Ci lamentiamo del collasso stradale dei veicoli, quando induciamo il turista a portare la propria auto, che viene parcheggiata in hotel, il cui mondo isolano resta l’unico da conoscere. Accade cioè che molti ospiti non sappiano dire cosa abbiano visto di Ischia, ma citano a distanza di tempo il nome dell’albergo, unico dato rimasto impresso nella memoria. I tassisti si lamentano delle mancate corse, ma non si interrogano perché un consorzio fra loro possa installare colonnine ad alimentazione solare, per ricariche dei veicoli elettrici e conseguente riduzione dei prezzi corrispettivi finali al turista: sono meglio 50 corse giornaliere da 5 euro ciascuna con le spese sottodimensionate dalla colonnina solare di ricarica – sole che a Ischia non manca mai – oppure 10 corse da venti euro? Credetemi signori tassisti che se si arrivasse a questo traguardo di 5 euro, lavorereste pure di inverno, perché i pendolari per motivi di lavoro prendono volentieri il taxi, ma talvolta sono costretti dalla tariffa giustamente elevata, in un periodo di vendita del carburante a 2.2 euro litro, ad attendere l’EAV bus. Questa disomogeneità sistemica viene percepita dall’ospite, che si sente un po’ come una mucca da mungere, oltre ai preconcetti che si è fatto studiando le recensioni su internet, per cui cerca percorsi, per così dire dimensioni ovattate, dove non potrà essere inciso da queste forme caotiche di offerta turistica, quasi araba, per ritornare a Sharm el-Sheikh. Mi perdonino i promotori turistici di questa meta egiziana, ma io scrivo su un giornale ischitano e, come tale, devo cercare in tutti i modi di far risorgere l’orgoglio della identità isolana, di quella che è stata definita l’isola più Bella del Mondo, che purtroppo è nemica solo di se stessa. Vengono organizzate manifestazioni di rilevo politico, sociale, culturale, religioso e folkloristico, ma talvolta gli organizzatori si dimenticano, colpevolmente o di proposito, di invitare alcuni o altri. Sovente partono le scuse di circostanza, tentando di mettere la classica pezza, di scaricare responsabilità ad altri, meno che meno a se stessi, ma alla fine resiste il compiacimento di essere apparsi come Premier Dame a dispetto di altri. Questo è il campanilismo sottile e strisciante che alberga nell’animo isolano che deve voltare pagina per sempre, pena la sudditanza perpetua rispetto ad altre località vicine pur prive delle stesse specificità uniche nel Mondo.

Sul finire dei questa estate allungata all’autunno, l’unica pulsione dell’isolano è attendere la riduzione dei turisti, per oziare ai bar, oppure arrotondare nei lavori a nero invernali, spesso le manutenzioni in edilizia, attendendo la pioggia dei sussidi stagionali INPS, che ormai sono una chimera del passato, perché le società di lavoro interinale fanno “marameo” ai poveri parlamentari che si sbracciano e si stracciano le vesti per il differimento della legge sul salario minimo a data da destinarsi. Questo sarebbe proprio il momento storico per evitare le chiusure stagionali ed invitare con il “lowcost” persone che non hanno mai conosciuto Ischia a viverla anche d’inverno, anziché andare a Sharm el-Sheikh, con eventi culturali, sociali, enogastronomici, folkloristici, ma privarsi della maledetta mentalità: sbarchi ad Ischia, ma vieni solo da me, perché altri posti sono brutti, come l’erba del vicino, che si disprezza sempre, ma si desidera. Se non si cambia questo comune sentire, l’isola perderà a poco, a poco tutti i suoi giovani intelletti illuminati.

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Brigida

Tutto vero, tutto auspicabile. Ma poi penso al meteo d’inverno e i casi di turisti bloccati per le mareggiate e le piogge. Ogni anni è una lotteria e una lotta contro queste eventualità molto frequenti e sempre più forti. Siamo pur sempre su un isola!

E poi, al ritmo lavorativo estivo nessuno di noi resisterebbe tutto l’anno. Quindi, anche qui, bisogna ripensare il modello lavorativo con – finalmente! – orari e paghe di rispetto della forza e della dignità delle persone.

Bello parlare di destagionalizzazione ma bisogna prima pensare a quello che davvero comporta.

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