LE OPINIONI

IL COMMENTO La liberazione dal tiranno, la Pompei ischitana

DI BENEDETTO MANNA

Un nome all’origine della nostra storia anche isolana, APOIKIA, nel senso di partenze dalla madre patria verso nuovi lidi. Essa riveste un ruolo e significato importante per gli avvenimenti della penisola italica, nel corso del primo millennio a.C., con l’inizio delle prime spedizioni di navigatori provenienti dal mondo orientale dirette verso le terre bagnate dal mare d’occidente. Se è vero che ci furono in precedenza anche incursioni piratesche, il loro significato importante sta nell’aver determinato una fusione della cultura di origine, interessata agli scambi e alle interazioni dei propri costumi, con quella delle realtà locali, che ne trovarono a loro volta non solo un arricchimento, ma un fertile connubio per la nascita e affermazione della civiltà poi conosciuta come quella della MAGNA GRECIA. In tutto questo PITHECUSAE, ISCHIA, è stata, incredibile a dirsi, uno snodo centrale di questo processo sviluppatosi nelle varie vicende, nato con la COLONIZZAZIONE della popolazione greca proveniente dall’EUBEA, in un periodo che fu preceduto da frequentazioni precoloniali greche. Si tratta di una vera e propria COLONIA – APOIKIA (intesa come situazione determinata dalla presenza di nuovi popoli), databile a circa il 770 a. C., ove il rapporto tra i visitatori greci e gli indigeni si svolse agli inizi all’insegna del rispetto reciproco, a testimonianza di una COMUNITÀ PITECUSANA MOLTO INCLUSIVA, con una fecondità di dinamiche interculturali. Esse, detto per inciso, costituiscono un grande insegnamento nella società attuale, attraversata da pericolose spinte xenofobe. I capi della spedizione coloniale, discendenti di famiglia nobile o regia, detti ECISTI, insieme all’élite di giovani appartenenti ai rami cadetti dei grandi GENE ARISTOCRATICI, non esercitano un controllo oppressivo sulla vita dell’insediamento, rimanendo aperti al rapporto con le élites locali, interessati principalmente allo sviluppo dell’artigianato e degli scambi. L’aspetto agricolo, essenziale come in tutte le comunità antiche, è anch’esso rappresentato da una forma di agricoltura aperta agli scambi, PHYTALIE.

Il modello che ne emerge si sottrae alla rigida classificazione della nostra antichità, e richiama alla mente le attività fiorenti nell’VIII sec. di altre località come ad esempio a CUMA EOLICA, ove anche qui l’attività agricola è basata sulla PHYTALIE e quindi sull’EMPORIA (lo scarico marittimo mercantile), oltre prevedere le attività legate all’accoglimento degli stranieri, la metallurgia legata all’oro e ferro. Si comprende la capacità di attrazione della APOIKIA nei confronti di artigiani e mercanti di varia estrazione, che venivano ad inserirsi in una situazione socio – economica PIÙ APERTA DI QUELLA NORMALMENTE ESISTENTE NELLE POLEIS (CITTÀ) AGRICOLE DELLA MADRE PATRIA e, più tardi, dell’Occidente. A Pithekoussai (altra versione greca di Ischia), l’abitato suburbano in LOCALITÀ detta di MAZZOLA, uno dei diversi nuclei dell’area ai margini della COLLINA DI MEZZAVIA, dirimpetto al Monte di Vico, vi è un insediamento impiantato dai coloni poco dopo il primo momento della fondazione, dove era praticata la LAVORAZIONE DEI METALLI. Dei DIECI EDIFICI INDIVIDUATI, uno rappresenta un’abitazione absidata, due sono officine di produzione rispettivamente del ferro e del bronzo, un altro è un ripostiglio, luogo di assemblaggio, un altro ancora è uno spazio aperto sia per usi domestici che lavorativi con un altro per solo scarico; sono indagati parzialmente gli altri. Preme anche indicare, oltre i siti archeologici, la funzione essenziale avuta da PITHECUSAE nello sviluppo della cultura orientalizzante tirrenica. Attraverso le vicende storiche, PITHECUSAE è stata protagonista e partecipe della fondazione di altre importanti poleis in momenti successivi alla sua stessa colonizzazione, da INSERIRSI IN UN QUADRO UNICO con gli insediamenti indigeni italici presenti e in parte colonizzati NELLO STESSO BACINO DEL MEDITERRANEO. Se ne comprende la portata dei significati culturali trasmessi, che traggono origine proprio dal primo insediamento operato dai Calcidesi di Eubea sull’isola verde. Le notizie storiche relative all’isola sono in più di un caso strettamente connesse a eventi di natura sismica, vulcanica e politica. La partenza finale dei coloni euboici dall’isola fu provocata da terremoti ed eruzioni di fuoco, acque salate e calde. Pari allontanamento dall’isola avvenne da parte dei Siracusani. Il primo risale al 550 a.C.; il secondo tra il 474 e il 466, ossia tra la vittoria di Cuma sugli Etruschi, ottenuta con l’appoggio del TIRANNO DI SIRACUSA, che ricevette Pithecusae in donazione (stasis), e la morte del tiranno stesso JERONE. Neapolis stessa venne poi fondata da Pithecusani con Cumani, a loro volta in fuga dalla TIRANNIA DI ARISTODEMO dal 504 a.C. fino al 484 a.C., e Pithecusa stessa passò in possesso di Neapolis, dopo la partenza dei Siracusani, e divenne tra il III e il I sec, fino all’epoca di Silla, uno dei fulcri della sua economia. Pithecusae ha svolto una diversa funzione nel corso della sua storia in rapporto a Cuma prima, a Neapolis dopo. Non sembra infatti casuale che la storia cumana di Pithecusae ne registra lo SPOPOLAMENTO già a partire dal primo quarto del VII, e ne prevede l’ABBANDONO per ben due volte, nel 550 prima e tra il 474 e il 466 dopo.

E’ proprio in tradizioni più strettamente pertinenti a Cuma che Pithecusae scompare, identificandosi con Cuma stessa. A titolo esemplificativo si mette in risalto in che modo la singolare fisionomia dell’apoikia pitecusana favorì e condizionò il rapporto tra abitanti greci e mondo indigeno. Per esempio dopo la fondazione di Pithecusae si afferma il repertorio delle FIBULE in maniera generalizzata nelle poleis greche d’Occidente, come Siracusa, sia negli insediamenti indigeni tirrenici, senza differenze tra il mondo tirrenico e quello opico. L’adozione generalizzata della FIBULA A STAFFA LUNGA ha in Pithecusae il suo luogo di elaborazione, ed è fenomeno così singolare ad aver indotto a supporre che essa potesse essere stata ORIGINATA DA MATRIMONI MISTI FRA EUBOICI E INDIGENI (v. Nicolas Coldstream). Nello scarico di MONTE VICO, come anche in altre aree dell’abitato, come quella di PASTOLA, vi sono frammenti di ceramica di una produzione d’impasto di uso comune con gli stessi caratteri di quella orientalizzante tirrenica; inoltre, sempre nel sito di Mazzola, si osserva il ben noto eclettismo tipico del mondo euboico, con ceramica locale che imita la ceramica corinzia. Va quindi affermata la presenza di una POMPEI ISCHITANA a tutti gli effetti, obliterata, senza comprendere quali “impedimenti” sussistono per sottrarla dalla storicità del contesto richiamato, che non farebbe altro che nobilitare. Senza inefficaci e dispendiose parcellizzazioni di una realtà che va sempre più inglobata in un unico insieme, va resa pubblica la necessità di riprendere una RICERCA ARCHEOLOGICA in modo che sia continua e ben strutturata, aggiornata nella visione non tanto del parco archeologico, che ben venga sia inteso, ma soprattutto di una FORMA URBIS IN GRADO DI CONTESTUALIZZARE UN PASSATO SEMPRE PRESENTE, VISSUTO COME STORIA DEI CITTADINI ischitani o meglio pithecusani o meglio euboici. Il turismo, quello sano, sarà poi un‘altra storia; basta ricordare solo che è fatto obbligo partire dalla propria identità per ogni attività apprezzata e condivisa. L’apertura del Museo Archeologico di Pithecusae fa ben sperare, da interpretare anche come polo museale per la divulgazione e documentazione. Peccato che non sono previste PUBBLICAZIONI RECENTI CHE NON SIANO LE RIEDIZIONI DI TESTI DATATI, ma sempre validi, in assenza di contributi nuovi organizzati allo scopo conoscitivo. Ci limitiamo al momento alla ristampa di “ISCHIA archeologia e storia” di Pietro Monti, edizione 1980. E’ da tenere in conto però che, tra le FINALITÀ DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA, BELLE ARTI E PAESAGGIO – AREA METROPOLITANA DI NAPOLI, riveste un ruolo significativo quello della pubblicazione e divulgazione, e quindi non si spiega tale inadempienza che andrebbe pertanto risolta quanto prima. Altra occasione mancata per venire incontro all’esigenza di una promozione culturale è avvenuta in concomitanza del corso per insegnanti “STORYTELLING: RACCONTARE PITHECOUSSAI”, svoltosi a Ischia nel 2017, organizzato dal CIDI d’Ischia.

Si sarebbe potuto raccogliere e pubblicare gli atti del corso, senza far venire meno il ruolo assegnatosi come ente non profit di promuovere pubblicazioni a livello anche territoriale. Va riconosciuto invece all’amministrazione di Lacco Ameno L’ATTO “EUBOICO” di dotare il trasporto pubblico di due navette elettriche (LaccOnArt) finalizzate, oltre per mettere in pratica una nuova mobilità urbana green, AL TRASPORTO SUI LUOGHI DELLA CULTURA, che appunto aspettano di essere resi finalmente noti e fruibili. Al momento rimaniamo sotto i migliori auspici.

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