LE OPINIONI

IL COMMENTO La Pasqua turistica sottotono

DI LUIGI DELLA MONICA

La stagione pasquale 2022 fu un tripudio di ottimismo per tutti gli operatori di settore. Ricordo che scrissi anche un fondo sull’argomento: tassisti, ristoratori, albergatori, bar e segmenti dell’accoglienza turistica tutti miravano alla Festività Pasquale come l’alba di una nuova era economica. Nei fatti arrivò in seguito il traguardo di “Ischia, isola più bella del Mondo”. Per questi motivi, in 70 anni di “storta va e diritta vene”, di periodi altalenanti fra ospiti di alto profilo nella tarda primavera, massificazione di stampo campano-laziale nel clou di luglio-agosto, ripresa dell’elìte straniera in settembre, gli imprenditori isolani hanno sempre tirato a campare. Quest’ultima frase mi rincresce adottarla nel suo brutale significato, ma intende dire proprio questo. L’amarezza per il sottotono del 2023, anche se accreditati studi di settore fanno sperare in meglio, dipende proprio dalla ostinazione di essere legati ad un passato glorioso dei fasti turistici anni 50-70 del secolo scorso, che non vuole rinnovarsi e prendere spunto dai piccoli sgambetti della natura, del fato o della contingenza economica.

La mattina di Pasqua 2023 ho avuto il piacere di scambiare quattro gradite parole con due coppie di velisti di Sabaudia, affascinati dalla cerimonia dell’alzabandiera dei Marinai d’Italia, a cui ha partecipato con sommo Onore l’attuale Capitano dei Carabinieri, Comandante di Compagnia Cap. Tiziano Laganà ed il Comandante di Stazione luogotenente Salvatore Soriente. Ebbene i primi mi raccontavano di essere stati habituè di un albergo di Casamicciola e per via dell’alluvione essendo chiuso il loro sito di preferenza avevano optato per un altro in Ischia Porto. Non è questa una prova tangibile che non esiste uno scollamento fra il territorio dei sei comuni dell’isola? Non sto facendo la solita tiritera sul Comune Unico, ma ritengo da un lato praticabile un consorzio degli operatori per soccorrere quelli casamicciolesi in seria difficoltà e dall’altro una necessaria propulsione per gli organismi di coordinamento insulari. Gli egoismi locali, i campanilismi, le fratture non servono, non giovano, non aiutano.

Sicuramente le fedelissime previsioni meteo, in riferimento al tempo per godere dell’isola, hanno lasciato molti ospiti a casa e la Pasqua è stata più modesta in termini di presenze. Ma i su citati ospiti di alta qualità (credetemi possedere e gestire una barca a vela di 15mt non è da tutti, come abitare in zona San Pietro) mi confermavano che oltre che stare chiusi in albergo il sabato santo non avevano saputo cosa fare a causa della pioggia. Ecco un altro errore basilare del turismo ischitano: focalizzare tutti gli eventi all’aperto, almeno quelli fruibili alle masse, riservando ad una ultra elitè quelli di maggiore spessore culturale e sociale. Mi raccontava un amico vinificatore della Basilicata che ormai Verona è il centro del business enologico, tutto il resto sono feste e caciara. Ecco che Ischia deve diventare per il suo potenziale infinito di condizioni microclimatiche la fiera permanente della vivaistica, intuizione di Sir William Walton nei giardini “la Mortella”; per la specificità dei suoi fondali marini sede privilegiata del “diving” alla scoperta delle faune ittiche che animano le praterie di posidonia; per i suoi 37 crateri attivi un sito permanente di studi vulcanologici e delle SPA a carattere termale. A volte mi sembra di essere diventato un promotore di slogan, di messaggi mediatici che risuonano soltanto nella mia testa. I concerti di qualità si organizzano sempre nell’auditorium de “la Mortella”, perché evidentemente non si vuole dare spazio e campo alla musica a 360°. Non sto “sviolinando” i gestori di questi eventi, ma va precisato che la fondazione Walton è tra le più scientifiche nel divulgare i suoi programmi stagionali con congruo anticipo temporale. Si pensi ancora che i mandolinisti sono il carattere determinante della musica classica antica napoletana e degli stornelli dei posteggiatori, ma non ne vedo in giro per l’isola.

Non voglio malignare, ma credo che la solita disarmonia fra i vari ristoranti, allo scopo di accaparrarsi più clienti del vicino concorrente, non potendo permettersi di pagare da soli la mano di un maestro di musica (l’arte del mandolino non è una questione di improvvisazione), li induce a non consorziarsi per poi adoperare lo stesso musicista per animare un’intera batteria di ristoranti. Io sono di Ischia e mi immagino una riva destra del porto con uno o due mandolini che fanno cantare a squarciagola sino alle ore consentite dalle ordinanze sindacali “O sole mio”; lo stesso dicasi per Ischia Ponte. Eventi come il Borgo in Festa, ripetuti anche a Casamicciola, sono lodevoli, ma non riescono a catalizzare tanti incassi come si vorrebbe.

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Ma gli eventi musicali sono la cartina tornasole di una pigrizia quanto mai stratificata nell’animo isolano. Qui l’ospite deve solo dormire, mangiare in ristoranti possibilmente a pranzo ed a cena, ammirare il panorama a cui rivolgere complimenti unici e se si annoia sono problemi suoi, tanto uno perso, dieci guadagnati. Pasqua 2023 ha dato un segnale che forse non è più così. La mancanza di un teatro che ospiti una locandina di respiro nazionale, come il Sistina di Roma o il Diana di Napoli, è una deficienza strutturale che soltanto una sinergia economica istituzionale fra i sei comuni dell’isola può colmare.

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Eppure qualcuno potrebbe eccepire che non vi sono spazi e\o che tanto alla fine si prende una nave e si va in terraferma. Questo qualcuno è nemico del concetto di autonomia e specificità insulare. L’isola d’Ischia deve essere una realtà sociale operativa 12 mesi all’anno con ogni sorta di attrattiva come avviene in Scandinavia, durante le stagioni della notte. La sua grandezza per essere un’isola si presta a reperire siti da destinare a teatri, a luoghi di aggregazione al chiuso, per evitare una diseconomica inattività e\o inoperosità dei turisti. Una volta che si sarà diffusa la voce: “vieni ad Ischia, passi il tempo anche al chiuso”, in men che non si dica sarà finito il fantasma della paura di non vedere più il sold out di presenze. Le medicine a questa malattia sono innovazione, rivoluzione e cambiamento di vecchi retaggi del passato: non basta più dire i nostri nonni hanno creato il benessere e noi dobbiamo fare come loro. Queste metodologie possono essere nell’era della globalizzazione telematica spazzate vie in nemmeno sei mesi. Io sono fiducioso nel cambiamento futuro, forza Ischia, rialzati e ritorna leonessa della Campania turistica.

* AVVOCATO

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Un teatro perché no, ma solo dopo essersi occupati delle priorità, perché un teatro lo trovi in tanti altri luoghi turistici del globo e, guarda cao, nei centri non metropolitani, lo trovi solo quando mancano altre attrattive turistiche primarie.
Andrebbe valorizzato invece, rinnovandone l’immagine ed integrandone la fruibilità invernale, l’inedito termale, cioè quello che trovi solo su questa benedetta isola!
Spa termali come Dio comanda valgono come 100 teatri, lo sapevano bene già gli antichi romani, ed oggi lo sanno tutti tranne gli isolani.
Sgarbi direbbe: Capre, capre, capre, capre…

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