LE OPINIONI

IL COMMENTO Le elezioni senza minoranza

DI LUIGI DELLA MONICA

Il prossimo 12 giugno 2022 si terranno le amministrative per i comuni di Ischia e Barano. Si è detto a chiare lettere, nelle ultime settimane che sconvolge il dato della mancanza di un fronte di minoranza alternativa alle figure uscenti (Ferrandino in particolare). Io non vedo anomalie. Le realtà abitative dei due comuni sfiorano i 20 mila per Ischia ed appena sotto i 10 mila per Barano: onestamente si descrive un consesso sociale difficilmente produttivo, da un punto di vista numerico, di uno scacchiere politico-culturale atto a proiettare una classe dirigente autonoma, disconnessa l’una dall’altra, idonea all’alternanza della gestione del potere locale. Su un’isola tanto amante della sua identità ed autonomia geografica e culturale, non è semplice creare le condizioni per una diversificazione della cultura politico-istituzionale. Con questo non voglio negare che ci sia stata una contrapposizione degli schieramenti in passato, ma l’isola inevitabilmente è lo specchio del tempo contemporaneo, dove il maggioritario del c.d. mattarellum non è più così sentito come indispensabile.

In altri termini, la rivoluzione ideolgica della c.d. Seconda Repubblica che fece tintinnare le manette del “pool Mani Pulite” e spazzò via la contrapposizione fra democristiani e comunisti, ha determinato una crisi di identità, per cui tutti gli uomini di cultura e preparati, atti a ricoprire le cariche pubbliche, hanno stentato a riconoscersi in un partito, piuttosto che in un altro. Neppure il congresso di Fiuggi che Gianfranco Fini, ormai sparito dalla realtà politica nazionale, adottò nel 27 gennaio 1995, per sdoganare il retaggio veterofascista di cui era accusato il Movimento Sociale è stato in grado di formare una destra alternativa a quelle due forme, bianche e rosse, dei governi della Prima Repubblica. Negli ultimi trent’anni si è praticata affannosamente la ossessione per il bipolarismo, quasi che gli italiani potessero dividersi in Elefanti(repubblicani) ed Asini (democratici), oppure in liberal e tories. Una richiesta viceversa spasmodica degli ultimi anni, dopo la parentesi dolorosa del Governo tecnico del Sen. Mario Monti, è stato il ritorno al pluralismo, o meglio alle tradizioni del pentapartito. Sì, non possiamo negarlo che in Italia, la forza politica che generò l’Assemblea Costituente non si è mai eclissata: oggi resistono con diversa casacca i democristiani, i comunisti, i liberali, i repubblicani ed i socialdemocratici. Li vogliamo chiamare Forza Italia, Partito Democratico, Lega, 5 Stelle, Socialisti o Più Europa? Nessuno può negare che siano intrisi di questi ideali gli odierni schieramenti partitici.

Quale è la dicotomia del 21esimo secolo? E’ semplicissimo: 30 anni fa, anche se le Legislature traballavano e non duravano i canonici anni cinque, durante il loro mandato erano composte di tecnici e politici di razza in grado di innovare il Paese, nel bene e nel male. Oggi, la estrema frammentazione delle ideologie, la mancanza di una scuola rigorosa di scienze politiche, di esperienze sul campo, spesso ha proiettato in posti chiave della comunità e della gestione della cosa pubblica dei veri e propri neofiti, che hanno talvolta errato anche se squisitamente per buona fede. Oggi la politica è diventato un management serio e complesso, dove non è ammissibile nemmeno un gesto di buona volontà, come è emerso dalla sentenza del Tribunale di Milano, avente ad oggetto il caso del Governatore della Lombardia Attilio Fontana, “reo” di aver donato di tasca propria delle somme cospicue durante l’emergenza COVID19 per fornire camici asettici al personale medico. Se alcuno volesse proseguire nella litania diffamatoria del Comandante Achille Lauro, rispetto a cui il sottoscritto manifesta la sua umile perplessità, non certo il negazionismo perché non dispongo di prove inconfutabili e contrarie, il voto di scambio è reato, come per assurdo mi viene da pensare che oggi, il Comm. Rizzoli non potrebbe costruire l’acquedotto a Ischia e l’ospedale a spese sue: sarebbe certamente indagato e processato.

Alla luce di quanto paradossalmente descritto, le persone numericamente disponibili a formare uno scacchiere di maggioranza e di minoranza si sono ridotte al lumicino. Ecco che l’Italia, di fronte alla sciagura dell’emergenza epidemiologica ha avuto necessità di Super Mario Draghi e tutti sono felici. La stessa dinamica si ripete sull’isola. Il dott. Enzo Ferrandino, Sindaco uscente, è stato designato dalla maggioranza dei cittadini l’uomo del destino nel comune strategico detentore della regina delle infrastrutture, il porto, così come il suo staff. Coraggiosa è la candidatura di Gennaro Savio, ma il dibattito sarà sicuramente complesso per persuadere del contrario i cittadini intenzionati a votare la amministrazione uscente. L’amministrazione Gaudioso parimenti non conosce differenze da quanto su descritto, anche se l’Avv. Maria Grazia Di Scala autorevole esponente delle quote rosa, in seno alla politica attiva, sarà un avversario profondamente più temibile, non fosse altro per una questione numerica di consensi, molto maggiori rispetto ai sostenitori di Savio, messi insieme.

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A Barano potrebbe verosimilmente arrivarsi al ballottaggio, quasi come una Lacco Ameno bis, ma non voglio sparare pronostici a caso, semplicemente sostenere che in collina lo scontro è testa a testa fra i due contendenti, due veri dinosauri della propria tradizione politica di riferimento. Ma il rassemblamento attorno ad un unico candidato forte, tornando al caso Ischia-Ferrandino rivela un dato costante, a mio sommesso avviso: le riforme per essere ideate e portate a compimento necessitano di una figura di riferimento socio-istituzionale autorevole e supportata da tecnici affidabili e meritevoli, ma non è possibile limitare il suo mandato ad uno o al massimo due mandati.

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La Merkel in vent’anni ha fatto la Germania terza potenza economica mondiale e prima europea: gli italiani ed anche gli isolani hanno compreso che la complessità della macchina burocratica pubblica prevede la opportunità che un Sindaco, tranne le dovute eccezioni, regga la comunità per lungo tempo. Onestamente, se pure i tempi erano diversi, ricordo che il Cummenda Rizzoli ebbe nel Sindaco Telese un riferimento istituzionale arguto, preparato e visionario, che condusse l’isola dalla indigenza del post terremoto e del secondo dopoguerra alla opulenza.Attualmente, si è intuito che la continuità di mandato, fermo restando la presenza di una squadra composta da consiglieri vigili e meritevoli, sia più giovevole di una alternanza convulsa ed affidata all’isteria collettiva. L’aspetto sicuramente singolare e che poteva evitarsi era quello dell’esercito dei candidati e delle liste civiche: ci si trova nell’imbarazzo, talvolta, che si debba votare tre o quattro persone rispettabili e gradite, ma non si riesca davvero a decidersi ed il rischio per alcuni è di trovare una scusa proprio per astenersi dal voto. Io credo che l’unico discrimine per indirizzare una preferenza ad un candidato debba essere accertarsi che questi abbia la conoscenza specifica del territorio ed un programma di miglioramento della vita isolana, concreto ed attuabile: per il resto, viva la libertà di voto e la democrazia!

* AVVOCATO

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elia

Se serve a confondere le acque e rendere il contesto ancora più opaco di quanto non lo sia la Sua analisi risulta efficacissima. Il Comm. Rizzoli, dall’alto della sua magnanimità, con spirito puramente filantropico, donava a Ischia ciò che mancava. Agiva con la passione dell’ imprenditore attento e la sua storia parla per lui. Di contro il buon Fontana agiva da politico e in un contesto socio politico ed economico che non ha termini paragonabili.

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