LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola e la necessità di una svolta

DI ANTIMO PUCA

Commenti di varia specie si susseguono. Stupore e meraviglia “Wow che bello“. Ironici e politici “Ecco dove vanno a finire i nostri soldi“. Categorici e senza ombra di dubbio “Cos’è sta merda?“. Opposti tra loro “Io amo il Natale“, “Io odio il Natale!“. Così come per le Amministrazioni che o hanno fatto bene o hanno fatto male il loro lavoro di “decorativismo” natalizio. Addobbi stradali, alberi giganti, scenografie e colori di ogni sorta in un’isola che avrebbe bisogno di rilanciare un turismo intelligente e culturale. Risorse per sublimare le menti degli elettori con rassicuranti messaggi. Risorse che potrebbero essere diversamente usate per alleggerire il carico delle imposte che la collettività affronta Sicuramente si spenderanno molte decine di migliaia di euro (di fondi pubblici e sponsorizzazioni. Ricordo che l’impegno a ben governare non è solo sperperare fondi per presenziare e apparire sui giornali, ma piuttosto ottenere fondi e veicolarli oculatamente per iniziative durature e di pubblica utilità) per spettacoli (già si vedono in giro i primi programmi) imbonitori. La rabbia dei molti non riguarda la sola mancata installazione dei simboli del Natale in alcune zone. I cittadini evidenziano una serie di problematiche che non possono più rimanere inascoltate, in particolare, sottolineano la necessità di procedere a lavori urgenti sul manto stradale di molte vie e alla pulizia delle caditoie. La pioggia ha messo in evidenza Amministrazioni comunali inadeguate a prevenire i danni che, come al solito, continuano a pagare i privati cittadini ed i commercianti. Pulire i tombini pieni di terra e liberare quelli erroneamente asfaltati è compito di una Amministrazione comunale. Possibile che i Comuni non inviino i propri tecnici a controllare i lavori della ditta che ha asfaltato le strade? Molteplici di fatto sono le disastrose condizioni della rete viaria, buche, voragini, tombini non allineati, squarci. Un pericolo per automobilisti, centauri e pedoni, soprattutto quando la carreggiata è inondata di acqua piovana e nei punti in cui l’illuminazione di sera risulta carente. Alcune buche sono state colmate con asfalto, ma saranno sufficienti poche ore di pioggia perché si aprano ulteriori fenditure sul manto stradale. E, non essendoci segnalazioni, numerosi sono i danni riportati dagli autoveicoli. Gli euri spesi per addobbi stradali sarebbero stati più che sufficienti per azioni di prevenzione di fronte ad allerte meteo e a quantità di pioggia che con i tombini puliti non causerebbero problemi. 

Ma che ci azzecca tutto ciò che si realizza con la carne e l’anima della nostra Ischia? Troppi scempi sono stati fatti in passato alla nostra isola. Troppe violenze sono state perpetrate al suo territorio. Ma se un tempo un popolo intruppato nelle contrapposizioni partitiche non era consapevole del futuro che si andava disegnando per Ischia, accettando quasi supinamente ciò che i politici decidevano, oggi l’obiettivo deve essere quello di restituire dignità e vivibilità ai nostri luoghi. Se è vero che noi vecchi, da jervelell’ di scuje, ricordiamo, come in tutte le piccole comunità, una Ischia che non c’è più, non siamo necessariamente ancorati al passato. Ed anche i nuovi ischitani hanno imparato ad amare questa isola per ciò che era. C’è tanto lavoro da fare! Cementificatori e palazzinari possono ugualmente arricchirsi. Decoro urbano, ristrutturazione e recupero edilizio. Ma anche ripristino e valorizzazione dei luoghi naturali, delle pinete, dei viali alberati. Ripiantumazione del Pino quale simbolo identitario locale. È su questo che bisognerebbe investire energie e soldi, perlomeno quelli pubblici. Se “democrazia” vuol dire “governo del popolo” è a questo che bisogna dare voce. A meno che, come Aristotele, non la si ritenga “inopportuna”. La democrazia, in ogni caso, non si realizza esclusivamente in quella rappresentativa. Se una parte di esso vuole chiamare l’intero popolo a pronunciarsi su problematiche impattanti, non solo urbanisticamente, per il Comune ed il territorio, e che lo sia mi pare indubbio, è giusto, doveroso ed obbligo morale, prima che giuridico, rimettersi ad esso. La maggioranza che si conquista nelle tornate elettorali non è detto che vada in un salvadanaio che si rompe poi a Natale (leggasi successive elezioni). Qualcosa col tempo, necessariamente, si spende. La maggioranza si ottiene solo grazie ad una legge elettorale che assicurerà sì la governabilità, ma non la rappresentatività democratica. Noi cittadini, sui grandi temi, abbiamo il diritto di esprimerci direttamente. Amareggiato come un novello Grinch, o meglio, disilluso come un nuovo Jack Skeletron non passino queste parole come “guerra al Natale” ma come ferma attenzione in un mese che dovrebbe colorarsi e addobbarsi anche di pensieri e punti di attenzione. Tanta bruttura in un solo colpo! Serviva proprio evidenziare con queste gigantografie luminose la DECOSTRUZIONE di una storia, di palazzi, di monumenti, di viali alberati, di Piazza Antica Reggia, de La Siena, della nostra Piazza degli Eroi, luoghi che hanno visto passare i secoli carichi di guerre, di patti di alleanza, di artisti e intellettuali, di semplici cittadini che si sono dati appuntamento sotto le sue mura? Non confondiamo le cose belle con le cose becere e pacchiane. Tanto orrende sono certe scenografie e coreografie di Natale, così tanto inutile risulta camuffare le bellezze artistiche con spettacoli di luci e colori da sfiorare il ridicolo e il kitsch. Sono momenti photoshoppati che nascondono scelte amministrative sbagliate in nome di una cultura che in realtà non solo latita ma per dirla tutta, non c’è! Luci e lustrini a valorizzare, ad addobbare, non a “pagliacciare” e a disincantare. Vi sono due modi per un governante di passare alla storia: quello di Ottaviano Augusto, che rimise in sesto il bilancio di Roma, riformò l’erario, la pubblica amministrazione, l’esercito … gettando le basi del secolare futuro imperiale della città eterna, e quello di Attila, il grande distruttore! Ai Sindaci si presenta l’occasione di passare alla storia della nostra comunità o come un Grande Uomo oppure come un semplice uomo grande. L’effimero dura un attimo. Il presente resta sempre visibile.

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