LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola e le imprese al collasso: come uscirne?

DI MARCO BOTTIGLIERI

Tutte le località e le imprese turistiche hanno un ciclo di vita più o meno lungo e duraturo. Quando ci sono sintomi consolidati quali: il numero dei turisti che supera il massimo sostenibile in un periodo sempre più circoscritto; i luoghi che perdono la loro identità; l’evidente deterioramento della bellezza, del paesaggio e della qualità della vita; l’abbandono della terra e delle vecchie professioni legate all’agricoltura ed al mare; i residenti, soprattutto quelli più giovani, che preferiscono emigrare per trovare condizioni lavorative più allettanti; la popolazione che comincia a mostrare segni di insofferenza nei confronti del turista; la diminuzione del numero dei turisti che soggiornano ad Ischia e che preferiscono altre mete più facilmente raggiungibili e con servizi e attrazioni di miglior livello; quando emerge lo scadimento della qualità dei prodotti naturali tipici ormai non più sufficienti e, di pari passo, l’utilizzo di prodotti congelati; quando spariscono le aziende a conduzione familiare locali mentre aumentano costantemente quelle provenienti dall’esterno; quando tanti esercizi pubblici e commerciali sono indirizzati al turista verso una offerta medio bassa; tutto ciò sta a significare che è iniziato il declino dell’area turistica e che occorre urgentemente invertire la tendenza per prevenire la fine e governare il futuro. Serve arginare questa costante emorragia che vede tante imprese ischitane costrette alla chiusura o vendute in aste fallimentari.

Questi sintomi sono evidenti ad Ischia da tempo. Ma per trovare soluzioni e rimedi urgenti occorre anche conoscere la storia dell’isola, quali sono stati i suoi punti di forza e perché è diventata famosa in tutto il mondo. Negli ultimi 40 anni, si è passati da essere la località turistica con il reddito pro-capite, al secondo posto più alto d’Italia, fino ad arrivare ad oggi all’ottantaseiesimo posto su cento località turistiche monitorate di recente. Le difficoltà economiche delle aziende sull’isola di Ischia, accentuate in questi ultimi anni, hanno origini e cause dovute a diversi fattori, tra cui la dipendenza dal turismo stagionale, la mancanza di diversificazione economica, l’accesso limitato ai finanziamenti, i costi elevati di gestione e la concorrenza globale. Ma soprattutto ha influito la inadeguatezza e l’impreparazione culturale della classe imprenditoriale e politica che non ha saputo adeguarsi e plasmarsi ai cambiamenti che ciclicamente avvengono. Per affrontare queste sfide, potrebbero essere necessari interventi come la promozione del turismo fuori stagione, incentivi fiscali per le imprese locali, supporto finanziario e consulenza per la diversificazione dell’attività economica, nonché investimenti nell’infrastruttura e nell’istruzione per migliorare la competitività a lungo termine.

Per riqualificare il territorio, dimostrando realmente di voler puntare su un turismo più di qualità indirizzando la nostra offerta a turisti più consapevoli e responsabili, che vivano la nostra isola e la sostengano veramente, non solo economicamente ma anche culturalmente, rispettandone e tutelando la sua fragilità, la istituzione di un Parco Nazionale, molto caldeggiato da alcune associazioni naturalistiche, potrebbe essere un buon auspicio ed un segnale per un cambiamento lento ma determinante per il futuro della nostra isola, dei suoi abitanti e delle nostre imprese. Oggi siamo meno desiderabili perché il turismo di massa sta trasformando un luogo unico in un comune e banale “non luogo”. Il nostro territorio, i nostri paesi sono un museo vivente, testimonianza di una storia unica. Turismo è accoglienza, è saper raccontare Ischia, è far vivere al turista emozioni che i nostri paesaggi sanno dare, il benessere che le nostre acque termali sanno donare . Ma per raccontare un territorio bisogna conoscerlo, viverlo. E’ per questo che innanzitutto occorre una rivoluzione culturale, la presa di coscienza da parte degli abitanti e degli operatori economici locali che questa monocultura del turismo è destinata ad una fine precoce. E’ quindi urgente il recupero della nostra identità storica culturale ed enogastronomica come è urgente una attenta innovazione del “prodotto turismo”. Un turismo che non sfrutti risorse, spazi e tempo ma un turismo delle emozioni che scopra la bellezza del territorio, un turismo nella natura, un turismo pedonale consapevole da portare nei luoghi della biodiversità, nelle nostre aziende agricole, in luoghi ancora intatti, integri e godibili, un turismo dei diving, un turismo alla scoperta dell’area marina protetta, un turismo esperienziale lento e non frettoloso e distratto. Un sogno? No, un’emergenza.

* CONFESERCENTI ASSOTURISMO

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Brigida

Articolo prezioso. Condiviso e commentato su Facebook con tanti ringraziamenti! Ce ne vorrebbero tante di queste voci! Troppe strutture trasandate con il pensiero di sfruttarle fino al crollo finale e buona notte a chi ancora si ostina nel fare bene.

Corry54

Sono anni che gli imprenditori hanno un unico pensiero, aumentare i prezzi senza aumentare i servizi, e queste sono le conseguenze. Ci sono luoghi che con minor spesa generale per famiglia garantiscono servizi altamente superiori. L’isola con questi amministratori che sanno solo far quadrare i pripi profitti non daranno mai la spinta per rialzarsi e ripartire, ma la cosa che più mi delude è la strafottenza degli Ischitani tutti, che sembrano addormentati davanti allo sfacelo che lentamente sta distruggendo il turismo, MA QUELLO BUONO, e non i Mao mao estivi.

gioe'

è facile uscirne-basta rispettare le leggi-non a livello legale che in un modo o altro vengono a pettine-ma a livello commerciale -pagamenti a tempo perso per alcuni commercianti per bruciare i concorrenti-e dove ci sono membri anche Instituzionali che ne approffittano per loro tornaconto e non deunziano-purtroppo ischia è tutto un…………

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