LE OPINIONI

IL COMMENTO Siamo “Angelis”

DI RAFFAELE MIRELLI

In un clima rilassato e in una realtà protetta, ci accingiamo a entrare in letargo per rifocillarci dopo lunghi e appassionati mesi di lavoro. La meritata pausa è finalmente un dato di fatto: chi va in vacanza, chi va in montagna, chi si dedica alla famiglia, chi si gode un’influenza devastante a casa tra un brodino e una leggera diarrea (perdonate il termine), chi va in città a scoprire la Bella Italia, chi all’estero, magari alle Canarie per godersi un po’ di sole.Insomma, siamo rimasti in pochi a difendere il territorio, la casa. Eppure, materiale per polemizzare – per fortuna – ne abbiamo sempre tantissimo. C’è chi scrive – come me – sui giornali e fa filosofia astratta per perdere tempo, chi invece è intento a salvare l’isola con il proprio ego curandosi dei fatti suoi, chi se la prende con le istituzioni, chi con la famiglia, un bene supremo che qui tutti sanno gestire alla grande, chi invece “destabilizza” il proprio labile equilibrio mentale con commenti sui social e in particolare su Facebook: la postazione più adatta ai “vecchi digitali”, coloro che non potrebbero permettersi una live fatta bene. Certo ci son anche i grandi influencer della “rete”, coloro i quali mettono in risalto il “prodotto Ischia”, questo stupendo gingillo da vendere e rivendere sempre, all’impazzata. Ci sono poi i commentatori seriali, gli osservatori silenti dei social, quelli che non danno un segno diattività con i loro “profili”, anche se li frequentano ogni cinque minuti per vedere cosa succede, per osservare. Delle vere e proprie “capere digitali” nascoste dietro a un click, dietro a una tenda virtuale.Osservano attentamente, e pur sempre con la coda dell’occhio, che cosa fanno i vicini. Sono i guardiani della morale. Sono i pontefici di giudizi, mai sintetici e mai a priori, mai pregiudizievoli. Sono “i mastri di chiave” che attendono il “guardia porta”. Da esseri sociali e esseri social il tragitto è stato davvero breve.

Questi esseri hanno l’obbligo di commentare un articolo: quello di un incidente (meno male che accadono spesso, sicuramente a causa degli autovelox)in cui si scrive “R.I.P” oppure “condoglianze alla famiglia”; quelli che lanciano bestemmie verso i colpevoli; i moralisti che parlano di religione e del fatto che non esistono più i valori di una volta, come la famiglia; quelli che commentano gli articoli di opinionisti o filosofi – questo grande termine che include chi non fa un piffero – cominciando spesso con “Dottò”, un’ennesima beffa linguistica per dire: ”Lei che è un idiota, che scrive solamente e non fa nulla per noi, poveri lavoratori!”; quelli che devono commentare le vicende pubbliche come l’ultima, quella che più ha creato attenzione, la statua del Maestro De Angelis posta al piazzale Aragonese.

Insomma, questa poi ha dato spazio ai commentatori del “caso” di esprimersi al meglio, i quali si sono sentiti liberi didare una serie di giudizi soggettivi e spesso abbastanza mortificanti per l’artista, un uomo di veneranda età che sembra essere – più di tanti più giovani di lui – nel pieno del vigore fisico e mentale. Ovviamente gli insulti alla figura proposta, l’effige di Vittoria Colonna, sono stati anch’essi generosi e coloratissimi. Vien da chiedersi chi ha il diritto o meno di commentare – solo sui social – in modo così audace. Tutti! I social servono a questo, a sfogarsi! A dire la verità! Eppure, chi conosce il maestro De Angelis, sa perfettamente da dove proviene quel lavoro e – che piaccia o meno – esso inquadra uno stile forte e un messaggio chiaro, dato dalla sua longeva attività. Credo che solo chi lo conosce, lo può fare.Chi conosce il suo lavoro artistico, lo sa rispettare.Ergo: non tutti possono. Tutti, però, hanno il diritto di commentare. Siamo in un paese libero, liberissimo. Siamo chiamati a dire la nostra sempre, anche quando non richiesto, sulle questioni importanti, vitali.Meno, però, su quelle che riguardano la politica, questa enorme sciocchezza che riguarda i filosofi, che non riguardail nostro futuro, la nostra esistenza, i nostri figli che troppo spesso utilizziamo come scusa quando ci conviene.

Chi – della mia generazione- sa bene cheda trent’anni a questa parte si è interrotto un finto benessere economico e che la nostra strafottenza verso le amministrazioni, verso la politica del nostro paese o della nostra isola, ci definisce. Siamo stati educati e cresciuti così: “Tanto io conosco il sindaco!”; “Io gli ho fatto avere tanti voti”; “Io conosco bene quello che lavora ‘ngoppe’ u’ comune!” Insomma, questa è la cifra politica per la mentalità comune! E quindi:“Chi se ne frega”. È più importante dire la propria sui social riguardo a Vittoria Colonna, a quella “paresi facciale” che porta sul suo volto, che tanto – invece – sembra la reale paresi di una società arida, populista tutta italiana.

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E meno male che se la faccenda di De Angelis, scultore apprezzato molto all’estero e davvero tanto sul mercato tedesco (basta informarsi e navigare in rete per venirne a conoscenza), non dovesse fare al caso vostro, voi, che avete trovato nella digitazione il nuovo protagonismo erotico-social, potete sempre divertirvi con la questione del “Calise”:chiuso, aperto, aperto, chiuso, mezzo chiuso, mezzo aperto. Perché? Giustamente il Bar Calise, dopo tanti anni di agonia, passato da pochi anni in mani “straniere”, non ha il diritto di chiudere, gli altri sì. Non fa una piega! Perché il Calise è il Calise, è come una farmacia (meglio di no, che due settimane fa non sono riuscito a trovarne una aperta alle sette di mattina), è come una pompa di benzina con il distributore automatico aperto, sempre. Che vergogna, chiudono. Non ci sono più i Calise di una volta. Insomma,meglio occupare la propria esistenza con le cose serie, inondando il web e questi social maledetti, che tanti “idioti” ha rimesso in libera circolazione con i propri importantissimi “commenti”. Del resto di cosa avrei potuto scrivere? Di politica? E perché, vedete anche io ho dato sfogo alla mia opinione personale su quello che mi “gira” attorno. Dobbiamo essere seri: queste sono le vere preoccupazioni del mondo social, il resto non conta. Qui si muore e bisogna vivere alla giornata. Mors tua, vita mea! Noi siamo seri, apparteniamo alla sfera celeste, siamo Angeli, guardiani della bellezza e capere di destrezza.

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P.S. Per commenti, prego inviare un piccione viaggiatore. Sono graditi i segnali di fumo.

* FILOSOFO

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