CRONACAPRIMO PIANO

«Il terremoto, la paura e le parole di mio figlio: Mamma, ti salvo io»

Nel giorno del sesto anniversario del sisma del 2017 a Il Golfo l’inedito e toccante racconto di Michelina Ciotola, che stava cenando con Marilena Romanini (una delle due vittime) prima che a Casamicciola si scatenasse l’inferno: «Sento ancora il suo corpo accanto a me, sono rimasta quattro ore sotto le macerie»

“Non dimenticherò mai il corpo di Marilena sotto di me, ilpianto di mio figlio, le parole terribili di chi camminava sopra di me, le voci sopra le macerie, senza poter gridare aiuto. Poi l’applauso liberatorio quando mi hanno tirato da quel buco.La paura di aver perso mia figlia, di non sapere chi era rimasto intrappolato nel palazzo. Quando sono uscita dall’ospedale, ho capito, per tanto tempo non ho realizzato a cosa potesse corrispondere. Ho capito il dramma dell’ impossibilità di poter andare vicino a un figlio che piange e non riuscire a toccarlo, della morte di una amica con cui stavi trascorrendo una serata felice e di sentirla esanime sotto di te che lotti per sopravvivere e di non poterla salvare. Da quel giorno il mio cuore non è stato più lo stesso”. Sono passati 6 anni ma per Michelina Ciotola, 79 anni, che oggi vive in autonoma sistemazione in attesa di riavere una casa, è come se il tempo si fosse fermato a quell’agghiacciante ricordo. Per tutti questi anni non ha mai voluto raccontare cosa gli fosse successo quella notte del 21 agosto2017. A chi le chiedeva perché zoppicasse e perché avesse le mani e le bracciacosi rovinate ha però sempre risposto che era stata colpa del terremoto di Casamicciola. “Anche tu sai quel che successo. Io e te siamo sulla stessa sedia, ma solo chi è rimasto sepolto può capire cos’è un terremoto- dice cercando di cacciar via le lacrime che riaffiorano nei suoi occhi esperti che hanno visto il mondo è conosciuto l’oscurità delle tenebre-Sono storie di tutti, della mia famiglia, tante cose ho evitato per anni di raccontare,non le ho dette nemmeno ai miei figli”.

La sua notte del Terremoto del 2017  è durata ben 4 ore in cui è stata sepolta sotto le macerie di Villa Maria in via Serrato, un palazzo multipiano di muratura e cemento armatoal Purgatorio in cui abitava con tutta la sua famiglia. Quella sera alle 20.57 stavaguardando tranquillamente la puntata di“Tempesta d’Amore”seduta intorno al tavolo. Con lei nella sala da pranzo c’era anche Marilena Romanini. All’improvviso il palazzo ha iniziato a ondeggiare. “Non abbiamo avuto il tempo di dirci nulla, Marilena era davanti a me,seduta, io ero in piedi, le avevo passato il bicchierino di rucolino e stavo per riempire il mio – racconta Michelina – Non abbiamo nemmeno avuto la percezione di ciò che stava accadendo.Una botta e poi più niente.Mi sono risvegliata non saprei dire nemmeno quanto tempo dopo incastrata sotto, uno, due o tre solai inclinati, sotto piani e piani di macerie econ la testa sopra il corpo di Marilena”.Michelina in quella settimana di agosto non aveva visto Marilena , ma il caso volle che giusto quel giorno fossero finite insieme dal medico e poi, piuttosto che separarsi e lasciare che Marilena mangiasse da sola una pizza dal Zelluso in piazza Marina per rientrare dopo in hotel alla Sentinella, decisero di tornare in bus e cenare insieme a casa di lei: polpette e patatine al forno per godersi la telenovela. Avrebbero potuto mangiare all’aperto, ma non avevano fatto in tempo a montare l’apparecchio in terrazzo. L’ultima cena, l’ultimo rucolino e l’ultima puntata prima dell’inferno.

Per tutta la notte continuarono le ricerche. Michelina e Marilena schiacciati tra la vita e la morte. “Con la gola bruciata dalla polvere, mi mancava l’aria, non avevo la voce provavo a parlare a gridare aiuto, provai a dire invano il nome di mia figlia, mentre con le mani pizzicavo Marilena nel tentativo di svegliarla, ma lei non mi rispose mai. L’ho pizzicata tante volte. Era morta di paura ed io stavo per morire come lei. Nella mia mente le diss: sei morta, ora ti raggiungo– ricorda –Negli appartamenti sopradi noi abitavano i miei figli e nipoti. Quando la terra ha cominciato a tremare eravamo saliti a casa da poco, ci siamo salutati giù al palazzo ed ognuno si era ritirato nei suoi appartamentini, qualcuno era ancora a lavoro. Fu una questione di pochi secondi e dopo di eternità. Mentre cercavo di capire dove mi trovassi però sentì delle voci. Mi domandai se qualcuno sapeva che ero ancora viva. Sentivo dei passi, mossi le braccia e trovai del ferro, era un torchio con cui facevo le melanzane, e cominciai a battere forte. Poi udii delle parole terribili. Qualcuno disse:E noi per salvare la signora dobbiamo morire? È stato come morire…li ho odiati.Capii che erano arrivati i vigili del fuoco e le divisema se ne andarono subito”.

Alle 20.57 di quel 21agosto il figlio di Michelina, Antonio era di ritorno a casa da lavoro. Anche l’animo di Antonio cominciò a sobbalzare: era la vibrazione del terremoto, il sussulto della terra che annunciava la catastrofe che ha travolto Casamicciola alta. Arrivato in un borgo distrutto, lungo la strada verso casa i feriti,  il corpo stravolto di Lina, il figlio di Michelina corse a cercare la madre, sua sorella i nipoti e la cognata che sapeva essere in casa in quel momento. “Come avrebbe fatto ogni figlio cominciò a gridare il mio nome – ricorda Michelina con le lacrime agli occhi – Quelle urla e le parole del mio bambino, me le sento ancora di più rimbombare nella mente. Erano disperate, lo sentivo piangere e parlare con delle persone sopra di me diceva ‘la sotto ci sta mammà’– continua – se non fosse stato per lui mi avrebbero fatto morire. Le parole di quella gente che diceva di non voler morire per me, mi avevano tolto ogni forza. Le lacrime e la disperazione di mio figlio me l’hanno ridata. Non potevo lasciarlo solo. Cosi decisi di lottare e suonai quel torchio con tutta la forza e le mani spezzate, scavavo far le pietre, provavo a gridare, ma la voce non usciva.

Poi sentì sbattere forte e senti dire: “Se vi chiamate Michela battete sul ferro una volta, se non vi chiamate Michela fatelo due volte. Queste parole le ho scritte nel cervello e credo che anche in punto di morte oggi che ho quasi 80 anni  le ricorderò. Suonai una volta e qualcuno disse: ‘ tua madre è viva, parlale!-conclude con le lacrime agli occhi-mio figlio mi disse: ‘Mammà non mollare io ti piglio!’.Ed io non ho mollato, mi davo forza per lui. Non potevo lasciare che mio figlio morisse di collera per colpa mia. All’improvviso, una prima luce nel solai, bucarono con il trapano. Mio figlio con mio nipote Antonio, il figlio di Maria del Vinetum, mi calarono dell’ossigeno con una bombola, quella della nonna di mio nipote, Fermina. Mentre loro mi guidavanoin quel buco piccolissimo.Strappai via tutto, mi dissi che dovevo uscirne– poi la luce-Avevo le braccia e una gamba rotta.Non potrò mai dimenticare il loro pianto, il pianto di mio figlio. Si preoccupava che fossi ferita, ma intorno battevano le mani e dicevano, non piangere pensa che è viva. Marilena era rimasta li, provai a voltarmi indietro, non ho potuto salvarla era morta sul colpo”.

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Intanto mentre i soccorsi proseguirono tutta la notte ed il mattino successivo. I sopravvissuti cercavano e temevano per i propri cari rimasti ancora sepolti, la famiglia Toscano, la stessa famiglia di Michelina Ciotola-Migliaccio, tutti lavoravano e scavare con qualsiasi cosa trovassero in strada.“Non sapevo chi si era salvato, non sapevo nulla degli altri.Chiesi subito di mia figlia, l’avevo vista per ultima”. 

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Le attività di soccorso, la poderosa macchina degli aiuti in qualche modo è riuscita a tirare fuorile persone intrappolate. Malconcia com’era, fudistesa sulla barella, affidata alle ambulanze, attraversando macerie ed ali di folla, ancheMichelina è stata portata in Ospedale al Rizzoli. “Lì chiedevano continuamente se avessi bisogno di qualcosa – racconta – Io dicevo sempre di no. Poi mi sono resa conto che ero senza niente, per uscire dal buco il vestito si era sfilato. Non avevamo più nulla. Realizzai che avevamo solo i nostri ricordi della vita precedente”. Michela asciuga le lacrime e si apre a un sorriso caldo, più caldo, della parmigiana che tiene pronta per il forno in attesa della cena serale con tutta la gran ed famiglia:“Ho ritrovato la mia famiglia, mio nipote Salvatore, Valentina sua madre e mia figlia Titti. La nostra vita non è stata più la stessa, il mio cuore vacilla, ho un pacemaker e mani e piedi deturpati. Oggi raccontiamo il miracolo di essere vivi”. “Mia figlia è scivolata giù da casa con solo un graffio. Mio nipote Salvatore dice che in fondo al pozzo di casa è risalito con sua madre Valentina seguendo la luce verde che indicava la strada. Quella lucina noi pensiamo sia nonno Salvatore, mio marito. Un modo per esorcizzare quel che è successo 6 anni fa.Questo placa a l’angoscia di momenti in cui capisci di essere impotente e realizzi sulla forza dell’amore”. C’era tutta una famiglia sotto quelle macerie e chi era rimasto fuori a scavato e lottato per dare una mano, non sempre è bastato. “Marilena è morta, anche Lina è morta straziata dalle macerie della chiesa vicino casa. Loro erano mie amiche.Adesso la sopra non ci tornerei più”.

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