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Addio a Michelino, l’unico procidano nato a Vivara

Dalla Redazione

PROCIDA. Una storia d’altri tempi, quella di Michelino Ambrosino, scomparso pochi giorni fa all’età di 79 anni. Michele era infatti l’unico procidano ad essere nato sull’isolotto di Vivara, oggi collegato a Procida grazie al ponte eretto alla fine degli anni ’50. Fu proprio l’assenza di un collegamento tra le due isole a favorire l’evento, insolito anche all’epoca. Il padre di Michelino, Salvatore, era un contadino, che deteneva in fitto l’isolotto e dove fino al 1947 coltivava vigneti e curava il vasto uliveto. Come raccontava Michele stesso, la sua famiglia durante la settimana viveva nell’ampio casolare situato sull’altopiano di Vivara, per poi tornare sull’isola di Procida soltanto la mattina della domenica, per partecipare alla santa Messa. Un giorno sua madre Maria, incinta, non riuscì a fare ritorno a Procida presso l’abitazione d’origine alla Chiaiolella: un forte vento di Scirocco aveva infatti reso problematica la traversata via mare, soprattutto per la giovane donna che fu colpita dalle doglie che preannunciavano l’imminente venuta al mondo di Michelino. Il fratello maggiore, Totonno, pur in preda alla comprensibile ansia nel vedere la propria madre nel travaglio, riuscì ad avvertire gli abitanti dell’isola madre raggiungendo il punto dove successivamente venne costruito il ponte: giunto sulla propaggine protesa verso Procida, soffiò a più non posso dentro una conchiglia, la cosiddetta “tofa”, che emetteva caratteristici suoni tramite i quali riuscì ad avvertire gli isolani e i familiari in attesa a Santa Margherita. La signora Iolanda Facciuti, levatrice e moglie di Alfredo Arcieri, comandante dei vigili urbani dell’isola, venne imbarcata su un gozzo trasportato a spalla dai pescatori, che attraversarono l’isola dalla Chiaiolella fino al versante occidentale, sulla spiaggia di Ciraccio, dove lo scirocco permetteva una più agevole navigazione. La levatrice poté così raggiungere l’isolotto di Vivara e far nascere Michelino, da tutti poi conosciuto come “u’ Parzunale”, soprannome che era già del padre e che appunto significa “contadino affittuario”. Michele, dopo anni di lavoro in mare, era tornato a lavorare la terra come papà Salvatore, curando con amore il suo orto a Ciraccio. Ma gran parte del suo cuore rimaneva a Vivara: il nido dove tutto era cominciato, il luogo incantato dell’infanzia, il conforto della memoria.

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