Procida, la casa sarà abbattuta: la Procura dice “no” al sindaco

E’ una agonia infinita, destinata a durare chissà quanto. Ma il destino dell’abitazione procidana di proprietà di Raffaele Ambrosino, 83 anni, una vita spesa per costruirsi l’unica casa di necessità, sembra ormai segnato. Al termine di una giornata convulsa e rocambolesca – l’ennesima, per la verità, ecco perché parliamo di interminabile agonia – le speranze si sono spente nel momento in cui il sindaco dell’isola di Arturo, Dino Ambrosino, si è recato in Procura. Il magistrato ha ribadito ancora una volta che il ricorso amministrativo a suo dire non inficia l’illegittimità del condono. In buona sostanza, la casa sarà abbattuta, o meglio si ultimeranno le operazioni di demolizioni che sono iniziate e poi sospese almeno tre volte da quando questa vicenda sta occupando cronache e interessi procidani.

Anche ieri la popolazione, in particolare quella giovanile, è scesa in piazza a difesa della famiglia Ambrosino, manifestando in strada, davanti all’abitazione, poi all’esterno del municipio procidano. Tutto questo dopo che le “danze” si erano aperte con la ruspa entrata in azione alle prime luci dell’alba, in un orario inconsueto e se vogliamo in maniera addirittura un po’ furtiva. Poi, però – e qualcuno lo aveva interpretato quasi come un segno del destino – la stessa ruspa si è guastata ed ha smesso di funzionare. Ma già oggi dovrebbe essere ultimata la predetta demolizione e questa vicenda dovrebbe conoscere la sua fine. La più triste, purtroppo, ma in fondo anche la più scontata. Ma stavolta, tra titoli rilasciati, revocati e nuovamente concessi, e la mancata volontà di attendere il 6 maggio, l’impressione è quella di trovarsi dentro una profonda ingiustizia.

Foto Franco Trani