CRONACAPRIMO PIANO

L’isola e l’ombra di una nuova emergenza rifiuti

A settembre il termovalorizzatore di Acerra si fermerà per un mese e mezzo: i dubbi e le perplessità di alcuni amministratori isolani, mentre le istituzioni cercano un piano per evitare la crisi

Inutile girarci intorno: la chiusura del termovalorizzatore di Acerra a partire da settembre preoccupa, e non poco. Preoccupa soprattutto le comunità delle isole del Golfo, i cui sistemi di raccolta dei rifiuti soffrono già di gravi problemi ormai endemici, a partire dai costi di trasporto e dalle tariffe sopportate dai cittadini. L’impianto dovrebbe rimanere chiuso per lavori di manutenzione per un arco di tempo di un mese e mezzo. Un periodo teoricamente breve, a patto che tali tempistiche siano rispettate, cosa che spesso non accade dalle nostre parti. E allora in Regione si prova a scongiurare l’eventualità di una nuova emergenza-rifiuti pensando anche a conferire all’estero i rifiuti prodotti in Campania, si parla di ben settantacinquemila tonnellate, per il tempo necessario a rimettere in funzione l’impianto di Acerra.

Un piano, non si sa quanto solido, per evitare che le nostre strade si riempiano di rifiuti. Da parte sua, la Città Metropolitana ha elaborato una strategia, tramite alcuni bandi di gara e relative aggiudicazioni, per portare all’estero almeno i due terzi di questo enorme flusso di rifiuti. Un modo per dare respiro agli Stir di Giugliano, Caivano e Tufino, che restano i siti principali dove convergono i rifiuti, compresi quelli provenienti dalle isole, e che negli ultimi mesi hanno incontrato diverse criticità inceppando più volte il delicato meccanismo della filiera di smaltimento, coi camion in fila fuori agli impianti impossibilitati a scaricare e quindi a far ritorno tempestivo nei comuni di provenienza. Proprio gli Stir dovrebbero fungere da aree di accumulo dei rifiuti per il tempo in cui il termovalorizzatore resterà fermo, con il contemporaneo carico sulle navi dirette all’estero. Una sincronia che dovrebbe essere rispettata al 100% per evitare che nasca l’esigenza di trovare ulteriori aree per lo stoccaggio provvisorio.

Nelle opinioni che abbiamo raccolto tra alcuni esponenti politici isolani, le aspettative rispetto alle conseguenze che lo stop all’inceneritore potrebbe provocare variano tra la preoccupazione e la moderata fiducia. Nessuno comunque si dice convinto che il sistema locale sarà in grado di affrontare la circostanza senza criticità, anche se è da tempo radicata la convinzione che l’intero sistema di raccolta e smaltimento vada integralmente rivisto.

Intanto, il 30 luglio si incontreranno gli enti d’ambito dei Comuni della provincia di Napoli. Poi toccherà alla Regione, detentrice della competenza in materia, a decidere definitivamente le misure per scongiurare un’emergenza rifiuti i cui esiti sarebbero comunque imprevedibili.

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