CRONACAPRIMO PIANO

La Chiesa e le teste di legno che… fan sempre del chiasso

La rivoluzione di un Vescovo prossimo alla pensione che continua a tenere banco sull’isola e all’interno del clero. Dove in tanti tornano alla genesi della gestione Lagnese, ritenuto colpevole di aver chiuso gli occhi in troppe occasioni e aperto la strada al suo successore per l’epurazione studiata a tavolino

DI DIABOLIK

“Le teste di legno fan sempre del chiasso “. Con questa frase del poeta Giuseppe Giusti, apriamo il titolo del nostro articolo di oggi. La domanda sorge spontanea: ma cosa hanno pensato di fare i personaggi nelle foto, cioè Vescovo e consultori, avviando tutto questo guazzabuglio? Era proprio necessario a Monsignor Pascarella fare la rivoluzione delle parrocchie essendo lui un Vescovo in uscita? E già! Il 28 marzo prossimo monsignore compie i suoi bei 75 anni e già sei mesi prima, ci dicono quelli della Curia (che ovviamente su questioni del genere, appare superfluo sottolinearlo, sono decisamente bene informati), deve rassegnare le dimissioni. Dunque! Cui prodest (alias a chi giova) tutto questo? Interrogativi destinati forse a rimanere senza risposta e che in ogni caso ci rimandano alla iniziale considerazione: non c’è nulla da fare, “le teste di legno fan sempre del chiasso”. Ora quale sarà la toppa allo strappo causato da questa scelta? Il popolo insorge e la gente è ormai stufa di essere guidati da guide cieche, che pensano a fare il loro interesse come se la chiesa fosse una bottega. Povr’u Crist man a Pepp, a proposito di antichi adagi e fondamentalmente con tutto quello a cui stiamo assistendo possiamo affermare senza timore di smentita che anche quest’ultimo detto calza alla perfezione. Qualcuno ha scritto che gli mancherebbe l’ex vescovo Pietro Lagnese, ma ha fatto bene nel contempo a sottolineare che si parla tutto sommato di un paradosso: i disastri di questa Diocesi, in fondo, partono proprio da lui che l’ha portata alla distruzione; a noi non manca di certo. Chi gli è succeduto altro non ha fatto che completare l’opera, e scusate se è poco.

La Chiesa dello Spirito Santo a Ischia Ponte

Lagnese, dicevamo. Proprio lui ha fatto il bello e cattivo tempo nei suoi otto anni qui a Ischia, ammazzando (metaforicamente ma non troppo) nel buio chi ha voluto e coprendo qualche altro noto e chiacchierato. C è ne uno che dicono in giro si fa passare per zio e fa’ regali costosi nel giorno del matrimonio del giovane, che lui in persona ha celebrato fuori Napoli, un rapporto zio nipote maturato dall’adolescenza, del quale l’ex pastore della nostra Diocesi Pietro Lagnese ha saputo e ha fatto finta di nulla, anzi lo ha anche promosso. O vogliamo parlare del prete papà che farebbe bene a farsi il DNA per sfatare il mito che passa di bocca in bocca e sui social? Chi scrive (e per quanto si celi dietro l’anonimato, credetemi, è bene informato) ha letto e sentito parlare di certi dossier di cui Lagnese è stato o sarebbe ancora in possesso e che di certo chi ha scritto di essi li avrà visionati qui a Ischia o li sarà andati a vedere a Caserta, eppure se erano cose scottanti o compromettenti – magari al punto tale da interessare anche autorità diverse da quelle ecclesiastiche, chi lo può dire… – come mai non si sono consegnati a chi di dovere per accertare la verità e così giustizia fosse fatta alla luce del sole? E invece no, la strategia continua a rimanere la stessa, unidirezionalmente monotona: ci si continua ad accanire come avvoltoi sui cadaveri di chi si è visto distruggere la vita dall’oggi al domani e senza possibilità di difesa. Ma questa è una storia ancora da scrivere, e soprattutto lontana dal pronunciare la parola “fine”.

Una faida focolarina smentita da Pozzuoli ma che fin qui ha “partorito” due vittime illustri come Don Carlo Candido e Don Giuseppe Nicolella. E che, soprattutto, è ben lungi dal terminare…

Ritorniamo al guazzabuglio di via seminario al Ponte. Ora che la frittatona è stata fatta con chi si consigliera Pascarella, con Caserta? Con il consiglio presbiterale? O con il G6 che lo ha messo in condizione di adottare una strategia che di fatto si è rivelata fallimentare sotto tutti gli aspetti? Inutile girarci intorno, la verità è che hanno distrutto in questo modo il lavoro di anni di chi si era prodigato a costruire qualcosa, mentre altri hanno causato solo distruzione, portando molti a perdere la fiducia nella istituzione Chiesa e ci sono di quelli che si sono anche allontanati da anni. Situazioni maneggiate senza tatto e cura alcuna, solo per il gusto di fare del male, per farla pagare o per fare un dispetto là dove le cose funzionavano. Parrocchie distrutte, insomma colpevoli di essere efficienti. “Percuoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse” ebbe a dire nostro Signore. Ed è proprio ciò che ci manca e che cercano di tenere ai margini, pastori come don Carlo Candido o don Giuseppe Nicolella e che sono messi fuori da tutto. Monsignore Pascarella farebbe bene a questo punto a passare ad altro il testimone e a tirarsi fuori dalla mischia di questa faida focolarina e non. Eppure da Pozzuoli dicono che li non ha mai fatto prevalere i focolarini e sia stato sempre equilibrato. Mi sa che aveva ragione Monsignore Strofaldi, e cioè che la radioattività fa brutti scherzi specialmente dalle nostre parti dove abbonda anche causa acqua termale a go go. Ma questa è un’altra storia che riguarda un altro personaggio e che pubblicheremo a breve. Perché abbiamo tanto altro da raccontarvi, continuate a seguirci.

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