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L’acquedotto dei Pilastri nel totale abbandono

DI GIOVANNI CRICCO

L’acquedotto dei Pilastri fu costruito nel XVII secolo per portare l’acqua dalla sorgente di Buceto fino al Borgo di Celsa, coprendo così il fabbisogno idrico degli abitanti di Ischia Ponte. I lavori iniziarono già nel 1580 ma furono sospesi date le tante difficoltà e l’ingente somma richiesta per la costruzione di una tale infrastruttura. Ma nel 1672 il vescovo di Ischia Girolamo Rocca decise di proseguire l’opera interrotta creando la struttura che oggi tutti conosciamo con il nome di Pilastri. Il popolo per sostenere i lavori dovette sopportare una pesante tassa sui cereali, ma quando arrivò l’acqua tutti dimenticarono quanto avevano sofferto. Finalmente dopo cento anni gli abitanti dell’allora Ischia Ponte potevano godere di un’acqua fresca e scorrente di continuo anche di estate. Il vescovo per suggellare questo successo ottenuto con i sacrifici degli ischitani fece incidere sul marmo la frase: “Queste acque si sono ottenute col sacrificio sul cibo: la sete, da buon maestra, ha insegnato a sopportare la fame.”

Ma da allora le cose sono cambiate e anche di parecchio, con le moderne tecnologie ed infrastrutture per l’approvvigionamento idrico questi vecchi acquedotti hanno perso la loro utilità e pian piano con il passare del tempo finiscono nel dimenticatoio. Ed è proprio questo il caso dei Pilastri, un’infrastruttura una volta essenziale ora lasciata nell’incuria e nel totale abbandono. Proprio l’incuria e l’abbandono hanno reso “pericolosa” la struttura che in diversi punti mostra segni di cedimento. Inoltre già da mesi viene segnalata la continua caduta di piccole pietre dall’acquedotto che il comune di Ischia ha provato a risolvere con degli interventi durante il periodo primaverile, ma ad oggi sembra che il problema non sia stato risolto del tutto. I Pilastri non hanno bisogno di rappezzi continui ma di importanti e seri lavori di ristrutturazione. La struttura presenta due piloni pericolanti che sono stati messi in sicurezza alla buona e diversi punti dove le arcate sono sorrette da piccole travi in ferro e da legname. Inoltre da alcuni piloni dell’acquedotto sono stati rimossi dei massi probabilmente per essere riutilizzati per altri scopi da terzi senza scrupoli.  La struttura, di notevole importanza storica per l’isola d’Ischia, necessita di interventi celeri soprattutto per quanto riguarda la messa in sicurezza. Questo acquedotto, ora dimenticato, deve renderci orgogliosi perché fu una delle più grandi e complicate opere costruite nel XVII secolo in Italia. I Pilastri sono un patrimonio nelle nostre mani che dobbiamo preservare e proteggere soprattutto per ricordare i tanti sforzi e la fame patita dagli ischitani per più di cento anni. Perciò Invitiamo l’amministrazione comunale ad agire, la invitiamo a prendere provvedimenti seri  e immediati che possano riqualificare e ridar vita all’intera infrastruttura.

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