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L’avv. Rizzotto amaro: “Non sono io a ledere l’immagine di Barano”

DI FRANCESCO FERRANDINO

BARANO D’ISCHIA. Querelato pochi giorni fa dal comune di Barano per un post pubblicato  la scorsa estate sul noto social network “Facebook”, l’avvocato Paolo Rizzotto esprime tutta la sua amarezza per la mancata solidarietà dei colleghi e della stessa associazione locale di categoria, nei confronti di un’azione legale originata da quello che tuttora egli ritiene soltanto una normale opinione espressa da libero cittadino, in merito alla (cattiva) gestione della cosa pubblica nel proprio comune di residenza. «Vengo addirittura accusato – afferma Rizzotto – di aver leso l’immagine e il buon nome del comune di Barano, con un post che tuttora credo sia soltanto l’espressione del diritto di commento di un normale cittadino.  La cosa che mi ha maggiormente deluso è il  fatto che gli avvocati di Ischia e la stessa Assoforense, tranne casi isolati, non abbia manifestato alcuna solidarietà verso di me, che svolgo da anni con impegno e professionalità il mio lavoro, e che dovrò  subire un processo non certo come responsabile di malversazioni o di altri reati, bensì perché devo essere chiamato a rispondere di un semplice post su facebook, dove ogni giorno c’è gente che esprime critiche pesantissime verso le amministrazioni, molto più pesanti delle mie, eppure nessuno si sogna di perseguirle». Quindi un’amarezza personale che va al di là dell’azione intrapresa dal comune di Barano: «Sì, soprattutto ove si pensi che l’Associazione degli avvocati (di cui peraltro non faccio parte) in genere interviene sempre a sostegno dei colleghi. Ciò è davvero vergognoso, anche se non mi sorprende». Perché? Per via di precedenti episodi? «Guardi, negli ultimi giorni l’Assoforense  è arrivata addirittura al punto da farsi quasi imporre dal sindaco di Ischia e dagli altri sindaci  le scuse in merito a dichiarazioni rese da suoi associati in una conversazione privata su whatsapp (la diffusissima applicazione chat per telefoni cellulari, n.d.c.),  in cambio del “regalo” di un’agibilità, quella dell’edificio del tribunale, che di fatto non costituisce un elemento negoziabile, perché essa o c’è oppure non c’è, tertium non datur:  indice rivelatore di un’associazione subalterna al potere politico, e lo dimostra anche nel rifiutare solidarietà a persone come me che, ripeto, non sono accusate di ruberie, perseguite al fine di recuperare il maltolto, ma “colpevoli” soltanto di aver esternato un’opinione. Peraltro, alla luce dei recentissimi avvenimenti di questi ultimi giorni, bisognerà vedere chi è che lede davvero l’onorabilità di Barano». Il riferimento, trasparente, è alla “Baranopoli” scoppiata all’alba di venerdì 9 ottobre, che ha scosso il paese dei Maronti.  «Apprezzo molto – continua l’avvocato Rizzotto – quel che il presidente dell’Assoforense cerca di fare, lo conosco da anni, so che è un valido professionista e che si impegna per la categoria, tuttavia il suo agire risulta invariabilmente bloccato da un’impasse invalicabile». Quale sarebbe questo ostacolo? «Nonostante il grande impegno e il tempo che meritoriamente il Presidente Cellamare dedica alle questioni riguardanti l’associazione,  sono del parere che egli  non può continuare a  sostenere tale ruolo in modo adeguato, in quanto limitato da troppi condizionamenti: l’aver ottenuto, nel corso degli anni, diversi incarichi professionali per conto dell’amministrazione di Ischia, ovviamente in via del tutto legittima e meritata, costituisce di per sé un motivo ostativo all’instaurazione di un adeguato e paritario confronto dialettico dell’associazione col comune e col sindaco di Ischia. Siamo arrivati al punto in cui l’amministrazione ha preteso delle scuse per alcune frasi, ripeto, scritte in una conversazione privata da alcuni colleghi, in cambio dell’impegno da parte dell’amministrazione di lasciare il Tribunale nell’attuale sede. Quindi, la questione sull’agibilità dell’edificio assume contorni paradossali: è agibile se chiediamo scusa, non è agibile se non le porgiamo. Tutto ciò fa sovvenire il sospetto che di fatto probabilmente non vi siano i requisiti di agibilità». Uno scenario preoccupante soprattutto in prospettiva futura: «Certo. C’è il pericolo che un locale o un immobile potrebbe venir dichiarato agibile solo in virtù di dichiarazioni rese all’amministrazione. Inoltre, se il tribunale venisse esautorato dall’edificio dell’ex liceo classico, non si conosce una eventuale sede alternativa. Non vi sono certezze  sui lavori di adeguamento presso l’ex pretura. Fra l’altro, anche nella malaugurata ipotesi di abolizione della sezione ischitana del Tribunale, per legge l’ufficio del Giudice di Pace dovrebbe comunque rimanere sull’isola, ma dove? È un problema che bisogna porsi. C’è poi tutta una problematica riguardante l’ex liceo: non si sa se tale struttura tornerà alla provincia per farci una nuova scuola, magari prima demolendo l’edificio e poi ricostruendola ex novo». E pensare che tutta la questione è nata dal campetto, adibito di fatto a parcheggio, antistante il liceo:  «Già. Trovo assurdo che si sia partiti da un campetto di calcio, fra l’altro non a norma, per poi arrivare alla situazione attuale. In ogni caso credo che gli avvocati debbano avere una loro rappresentanza in grado di confrontarsi in maniera corretta e serena con le amministrazioni, e che sia però anche capace di non farsi influenzare da rapporti di collaborazione professionale, pur perfettamente legittimi. Ovviamente va apprezzato molto l’aiuto  che il Comune di Ischia ha reso agli avvocati nel mantenere finora la sede in loco, tuttavia restano inaccettabili diktat come quelli della scorsa settimana, del tipo “o le scuse, o niente agibilità”. L’Assoforense non è un’associazione rappresentativa,  secondo me il presidente e i consiglieri dovrebbero dimettersi. Ho la sensazione che molti lo abbiano capito, ma, siccome si sta vivendo un momento delicato, si siano trattenuti dallo sfiduciare il Presidente, e per ora non si discostano dalla linea da lui scelta». Un parere in merito alla recente tempesta giudiziaria abbattutasi su Barano? «Senza entrare nel merito di una vicenda che non conosco a fondo, e augurando a tutti quanti di poter chiarire la propria posizione, mi sembra che Maria Grazia Di Scala non c’entri, e che si sia soltanto trovata ad essere l’avvocato difensore di una delle parti coinvolte. Così come penso che il sindaco di Barano, Paolino Buono, non abbia nulla a che fare coi presunti maneggi di Stanziola. L’unica cosa che credo di poter dire, è ribadire che di certo non sono io quello che lede il nome e l’immagine di Barano».

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