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“Le Processioni”: in ricordo dell’indimenticato Antonio Macrì

Nel panorama artistico dell’isola d’Ischia sono tante le figure che hanno scritto pagine importanti dell’arte. Basti pensare a Giovanni Maltese che si è contraddistinto per le proprie opere veriste o ai tanti artisti isolani e non che nel corso del ‘900 hanno saputo prendere spunto dai tanti luoghi affascinanti d’Ischia per “partorire” dei veri capolavori. In questo contesto si innesta l’ultima mostra tenutasi al Museo Civico del Torrione e organizzata, come sempre, dall’Associazione Culturale Radici in collaborazione con il Comitato Arti e Mestieri. L’esposizione, inaugurata sabato 31 marzo e conclusasi il 7 aprile, è stata un omaggio ad un amico scomparso qualche tempo fa, il pittore Antonio Macrì. Di lui si possono spendere solo belle parole perché a detta di tutti era una persona d’altri tempi, un uomo dai grandi valori e dotato di una straordinaria sensibilità artistica.

Al vernissage della mostra erano presenti i familiari e Raffale De Maio, il curatore della mostra, nonché amico di lunga data del Macrì. Proprio il curatore ha voluto fare una breve e commovente introduzione alla serata raccontando aneddoti di vita. Dalle sue parole abbiamo potuto apprezzare le qualità umane e artistiche del pittore che è stato ricordato anche dai figli presenti nella sala inferiore del Museo Civico del Torrione. Bruno Macrì ha voluto ricordarlo cosi: «Mio padre era una persona mite, pacifica ed estremamente riservata. Lo voglio ricordare con grande affetto e stima perché non ci ha mai fatto mancare niente e si è sempre impegnato per far crescere in me una grande passione per l’arte e per tutto quello che ha a che fare con la cultura».

Le opere esposte alla mostra risalivano principalmente al 2011 come scritto nelle didascalie e raccontano all’osservatore un mondo molto caro all’intera isola d’Ischia, ovvero il mondo delle processioni. Sono lavori che lasciano a bocca aperta per la forza che riescono a trasmettere. I colori sembrano fuoriuscire dalla tela e inondare lo spazio. Le pennellate sono rapide, ma allo stesso tempo precise e assai significative perché comunicano all’osservatore una sensazione di grande sicurezza. Le opere di Antonio Macrì rappresentano ognuna un piccolo mondo che può essere la parte di una processione o di una particolare liturgia svolta sempre all’esterno. Gli edifici sacri, infatti, nelle opere qui esposte sono solo un contorno che aiuta a capire meglio la scena. I veri protagonisti delle processioni di Macrì sono gli uomini che vengono rappresentati sempre come un corpo unico e compatto. Non abbiamo soggetti singoli, ma gruppi di persone che si muovono verso una precisa direzione con grande dignità e fierezza.

Le figure umane sono piccole e hanno di solito con loro degli oggetti che possono essere strumenti musicali, crocifissi portati in processioni, candele o piatti. Altro aspetto straordinario è il colore presente nelle opere esposte nella mostra. Parliamo di un colore vero che non conosce miscelature o declinazioni di alcun tipo. Le cromie, infatti, sono pastose, accese e visibili in un modo davvero straordinario. Il colore nelle opere di Antonio Macrì è un personaggio a sé stante che riesce a suscitare grande stupore nello spettatore perché colpisce immediatamente l’occhio con la sua compattezza e la sua grande personalità. Possiamo quindi affermare con una buona dose di sicurezza che ci ha lasciato un pittore che nelle sue opere ha saputo raccontare le atmosfere tipiche di Ischia. Antonio Macrì era in grado con i suoi lavori di congelare una scena particolare della vita quotidiana e poi tradurla in opera d’arte grazie ad una innata sensibilità verso il bello. Un plauso va all’Associazione Culturale Radici che da sempre si dimostra attenta alla valorizzazione di eventi culturali su tutto il territorio del comune turrito.

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L’INTERVISTA. La commozione del curatore della mostra

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RAFFAELE DE MAIO: «NON ERA SOLO UN GRANDE ARTISTA, MA ANCHE UN VERO AMICO»

Che persona era Antonio Macrì?

«Antonio era un mio grande amico. Lo conobbi circa quarant’anni fa quando aiutava il padre a portare avanti gli affari di una locanda sul porto, punto d’incontro di molti artisti. La passione per l’arte ci ha subito accomunati. Posso solo spendere belle parole per lui perché era una persona davvero eccezionale. Antonio era buono, mite e sincero. Nel tempo ho imparato ad apprezzare enormemente queste sue caratteristiche perché era un uomo dalla grande moralità e amava i suoi cari e le tradizioni dell’isola d’Ischia. Questa mostra vuole essere un omaggio alla sua grande persona e penso che tutta l’isola abbia il compito di ricordare Antonio per tutto il bene fatto in vita».

Dal punto di vista artistico come si può interpretare Antonio Macrì?

«Il pittore ha avuto diverse fasi nella sua carriera artistica. Ha cominciato riprendendo atmosfere tipiche della nostra isola per poi passare ad un periodo dai colori cupi e scuri. Ha poi ripreso i suoi colori caldi e lucidi fino ad arrivare all’ultimo periodo della sua carriera in cui usava il colore in maniera molto marcata e decisa».

Che tipo di opere sono esposte in questa mostra?

«Sono qui esposte opere che fanno parte del ciclo ‘Processioni’ perché ritraggono particolari scene di eventi liturgici. Sono tutti risalenti al 2011 e l’obiettivo di Antonio Macrì era quello di raccontare in maniera atemporale le manifestazioni tipiche dell’isola d’Ischia. Questo non è l’unico ciclo pittorico di Antonio perché ce ne sono altri come quello del Castello Aragonese, del faro e del Porto d’Ischia, realizzati anche questi con una vena poetica davvero straordinaria e fuori dal comune». 

Henry Camilo Bermudez 

 

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