Legami equivoci, accuse choc tra Del Deo e Stani Verde
Durissimo confronto tra il sindaco e il consigliere d’opposizione, che si accusano a vicenda sulle zone d’ombra di alcune società operanti sul territorio comunale: l’esponente di minoranza ha abbandonato l’aula invocando l’apertura di un’indagine
Il culmine del consiglio comunale di ieri è stato indubbiamente il confronto tra il sindaco Francesco Del Deo e il consigliere Stani Verde che, partito dalle contestazioni relative alla gestione del porto tramite la partecipata, è sfociato in una serie di vicendevoli accuse che hanno indotto l’esponente di opposizione ad abbandonare la seduta. Durante la discussione del secondo punto all’ordine del giorno, Verde ha contestato l’ipotesi di proventi praticamente nulli per il Comune dalle partecipate, citando il conto economico 2018, innescando una diatriba sulla scarsa attenzione dell’ente sui bilanci. Il sindaco ha rivendicato la stabilizzazione dei lavoratori del porto, creando occupazione ed economia. Ma Stani non ha desistito, contestando vari aspetti della gestione dell’area portuale, tra cui il mancato adempimento delle prescrizioni normative varate col D.lgs 90/2017. Un contesto che, visti gli utili (64mila euro rispetto al fatturato di oltre un milione), richiederebbe svariati anni per rientrare degli investimenti, in quanto il privato dovrà prima ammortizzare gli investimenti, e solo a quel punto potrebbe arrivare qualche significativa entrata per il Comune. Inoltre, il privato non ha costruito opere stabili di cui il Comune sarebbe comunque entrato in possesso, ma ha installato pontili smontabili a noleggio. Il rischio, secondo Stani Verde, è che dopo sette anni e altrettanti milioni di fatturato totale, il comune potrebbe ritrovarsi con un pugno di mosche, cioè senza entrate rilevanti e senza strutture portuali. Ma a far esplodere la polemica è stata l’affermazione secondo cui, richiamandosi al decreto prima citato, è che non si conosce nemmeno chi ci sia dietro al privato che gestisce la quota della partecipata, in quanto nel gruppo societario detentore di tale quota ci sarebbero società che non hanno sede in Italia: «Dobbiamo sapere a chi fanno capo quelle società, e, ove mai fossero stati incassati soldi in nero, ma anche i famosi 64mila euro, dove arrivano e chi finanziano: è la legge che lo esige, ma il mancato adempimento ai sensi del decreto 90/2017 mi fa credere che non ci sia volontà di diradare le nubi che si addensano sul porto», ha dichiarato Verde.
La tensione ha continuato inesorabilmente a salire quando il consigliere e il sindaco si sono accusati reciprocamente su eventuali denunce ed esposti in materia portuale: Verde ha accusato il primo cittadino di “spionaggio”, invitandolo ad usare tale pratica per scoprire chi c’è davvero dietro la gestione del porto, e il sindaco a sua volta ha ribattuto che tale operazione andrebbe fatta per verificare l’identità di chi si cela dietro talune società che operano sul resto del territorio: una risposta che ha provocato una nuova veemente reazione di Stani Verde, il quale ha rilanciato spiegando che l’allarme segnalato dal sindaco è un fatto gravissimo, anche per eventuali riferimenti alla sua persona. Verde ha quindi duramente apostrofato il primo cittadino per aver alimentato certe voci e insinuazioni sulla sua persona. Il sindaco ha ribattuto dicendo che era lo stesso Verde a esibirsi in una sorta di “excusatio non petita”: le accuse reciproche, con riferimento alle rispettive storie personali e politiche, hanno rapidamente riempito la sala del molo borbonico, col presidente del consiglio comunale Michele Regine che cercava di governare il durissimo confronto, al termine del quale Verde ha abbandonato l’aula, annunciando possibili denunce nei confronti del primo cittadino, e invitando le Forze dell’Ordine presenti in sala ad aprire un’indagine sulle dichiarazioni contestate. Il consigliere D’Abundo ha ripreso la questione, facendo riferimento ad alcune voci di paese, che adombrano frequentazioni poco raccomandabili da parte del consigliere Verde, e invitando il consiglio a stendere una denuncia alle competenti autorità, a partire dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Il presidente del civico consesso ha quindi bloccato la deriva che l’assemblea aveva preso, riportandolo nell’alveo della trattazione dei punti programmati, ma il consiglio di fatto è finito in quel momento.