L’INIZIATIVA Nasce il “Fronte Unito Ambientalista”
Sfidando le radici storiche e seguendo la scia del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (l’ex direttore del TG2 ha indetto riunioni di lavoro, in pieno ferragosto) il presidente del circolo yoga “Il Germoglio”, Gianni Vuoso, prosegue la battaglia per la creazione del “fronte unito ambientalista dell’isola d’Ischia”. Dopo gli incontri del 21 luglio, presso l’ex carcere di Punta Molino e – su invito della pittrice Clementina Petroni – all’interno del Castello Aragonese, si stanno ponendo le basi per un impegno su vasta scala. Delle 12 principali eco-associazioni italiane, censite dal Ministero dell’Ambiente (Marevivo, FAI, Greepeace, Amici della Terra, ENPA, LIPU, LAV, LAC, Italia Nostra, WWF, CAI, Legambiente) solo queste ultime due, vantano, ad oggi, una sede stabile in loco.
Del frastagliato “arcipelago ecologista”, esaltato dal prof. Vuoso (a cui potrebbero unirsi vieppiù Circolo Sadoul, Forio CB, AISA, GARFI, CIPC, A.N.C. Prot. Civile, Assoc. Archeologica, Nemo, Hester Ambiente) fanno parte finora: Legambiente, CEIC, Pan Assoverdi, Aiparc, Gli alberi e noi, LAAI, Salviamo Ischia Ponte; nonché, a titolo individuale, l’agronomo Franco Mattera, neo presidente del Centro Studi Ischia. Al “rassemblement” aderisce, altresì, la cellula locale di “Verdi Ambiente e Società” (Nicola Lamonica).
L’ambizione della compagine, trasversale, è quella di estendere il proprio raggio d’azione, in punta di piedi, alle principali emergenze sul tappeto: dal dissesto idrogeologico, alla depurazione delle acque, dall’abusivismo edilizio all’inquinamento acustico, dalla mancanza di parchi naturali al recupero della Colombaia, alla lotta alle discariche abusive, agli incendi boschivi, al traffico veicolare. Rilanciando, inoltre, il “forum delle associazioni” (previsto dall’art. 6 del Regolamento n. 19/2000 del Comune d’Ischia sul volontariato) l’attività dell’area marina protetta “Regno di Nettuno”, l’agriturismo, la vigilanza anti-bracconaggio ed anti-randagismo, il controllo satellitare del territorio, senza disdegnare l’intelligenza artificiale.
Alcuni componenti della variopinta “task force”, venuta alla luce nel cuore dell’ estate, hanno, da subito, posto l’accento – puntando sulla sensibilizzazione popolare – sulla necessità di stilare un “ordine di priorità, secondo razionalità, buonsenso, obiettività” e darsi un codice di autoregolamentazione. Per evitare forme di protagonismo personale, che mal si concilierebbero coi fini, di rilevanza costituzionale, che intende perseguire il coordinamento.
Fondamentali (come dimostrano i divieti di balneazione-fantasma alla Mandra e il recente incendio boschivo ai Frassitelli) saranno la piena applicazione delle norme sulla trasparenza amministrativa, la sinergia con le istituzioni pubbliche, lo scambio d’informazioni, il coinvolgimento dei mass media e della scuola.
Pur puntando alla valorizzazione delle nuove leve, sull’entusiasmo giovanile, i “membri anziani” (quelli, per intenderci, che si occupano della tutela del territorio dagli inizi degli anni 80) rivendicano il giusto “dosaggio” tra le iniziative fondate “sull’uso delle gambe e della testa”, ma soprattutto auspicano corsi di formazione, a beneficio degli stessi giovani (tra cui alcuni validissimi, già messisi in luce, come Alessandra Vuoso, Deliah Cigliano, Lilli Calace) sensibili ai temi ambientali. Parole d’ordine: studio, umiltà, verifica delle notizie in proprio possesso. Insomma, anche la difesa delle biodiversità sembra “un problema culturale”.