L’isola e il tributo pagato alla pandemia

L’annus horribilis 2020 è stato indubbiamente tale soprattutto per l’emergenza sanitaria da covid-19. È difficile rievocare l’atmosfera della fine dell’inverno scorso, quando la tensione generata dalla pandemia (ricordate il caso del bus di turisti lombardi e lo sbarco contestato?), e dai provvedimenti governativi di blocco, si è rapidamente impadronita anche della popolazione isolana, che mai si sarebbe immaginata di vivere una primavera di generale “chiusura”, proprio quando di solito tale periodo segnava l’inizio della stagione turistica. Purtroppo il virus ha colpito durissimo anche qui: la prematura scomparsa di Claudio Picconi, cittadino stimato da tutta la comunità locale, è stata la tragedia che ha violentemente destato l’isola, che poi per lunghi giorni è sembrata precipitare nell’incubo del focolaio che si era innescato nella struttura residenziale di Villa Mercede, a Serrara Fontana. Un incubo scandito dai bollettini quotidiani dei positivi, dei guariti, e purtroppo di coloro che non ce l’hanno fatta a superare questo maledetto morbo. L’estate ha segnato una tregua, ma il dramma dei lavoratori stagionali, dei bonus che non arrivavano a causa di contratti per troppo tempo “disinvolti”, ha comunque caratterizzato la prima parte della stagione: agosto ha poi puntellato solo in parte i consuntivi del comparto turistico isolano, ma molte strutture ricettive e commerciali sono comunque rimaste chiuse, e l’autunno ha riproposto l’emergenza, le cui peggiori conseguenze a medio termine sull’economia locale si teme siano ancora tutte da decifrare. Fortunatamente la seconda ondata è stata meglio affrontata grazie soprattutto all’enorme impegno del personale medico e paramedico dell’Ospedale Rizzoli, che hanno costituito per tutto l’anno la prima linea del fronte nella lotta al virus, a riconferma della necessità del presidio sanitario sul territorio isolano.