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Montevico, il cimitero e la “favola” dei pizzi

Di Francesco Ferrandino

LACCO AMENO. Nessun mistero a Monte Vico. Nei giorni scorsi era montata la polemica su presunti loschi affari intorno alle pratiche di riesumazione e sepoltura dei defunti presso il cimitero di Lacco Ameno. In realtà, le insinuazioni che si sono rincorse non reggono a una semplice analisi dei fatti.  La vicenda, in sintesi, vede protagonista un cittadino, Michele Fiorentino, in cerca di degna sepoltura per la madre recentemente scomparsa, Celeste Iacono. Come tutti i lacchesi, anche Fiorentino preferirebbe inumare l’amata madre nella zona inferiore del cimitero, quella situata al livello dell’ingresso. È noto che, anche a causa delle faticose scalinate che bisogna necessariamente percorrere, la gran parte dei cittadini preferisce evitare che i propri cari vengano seppelliti nei ripiani superiori del camposanto, quelli di più recente realizzazione, dove comunque esistono ancora alcuni posti a disposizione. Secondo le voci rimbalzate e riportate dalla stampa, il Fiorentino avrebbe individuato una fossa al piano inferiore, e dopo aver pagato la cifra richiestagli, pari a circa 700 euro, avrebbe proceduto alla sepoltura della madre. Il problema, sempre secondo tali voci che hanno poi alimentato la diatriba, sarebbe costituito dal fatto che le tariffe cimiteriali in vigore dal primo gennaio di quest’anno stabiliscono in 240 euro la somma da pagare per le operazioni di sepoltura, contro i circa 700 effettivamente pagati da Fiorentino, il quale per iscritto chiede spiegazioni all’amministrazione per questa pesante differenza.  Esplodono così le accuse e le polemiche: subito c’è chi intravede “sistemi” opachi, presunte consuetudini illegittime, somme in chiaroscuro da versare per “oliare” la macchina amministrativa e accaparrarsi così quello che a norma di legge non si potrebbe ottenere. La realtà, come spesso accade, è molto più semplice: la fossa dove è stata collocata la povera madre di Michele Fiorentino era in precedenza occupata dai resti della signora Restituta Guerra. Il figlio di quest’ultimo, Lorenzo Scaccino, dopo aver appreso dalla stampa la vicenda che stava “montando” intorno a quella fossa, ha ritenuto opportuno mettere per iscritto alcune precisazioni, che sono state regolarmente protocollate presso il Comune di Lacco Ameno. Il signor Scaccino afferma di aver ricevuto la visita di Michele Fiorentino che, proprio nel giorno in cui si sarebbe celebrato il funerale, avrebbe chiesto di poter procedere alla riesumazione della signora Guerra, “liberando” così un posto al piano inferiore del cimitero. Scaccino afferma di aver fatto presente a Fiorentino di non poter pagare la somma necessaria al Comune. Come risposta, Fiorentino si sarebbe volontariamente offerto di sostenere integralmente gli oneri previsti, pari a 360 euro, come prevede il suddetto regolamento. Ecco il nodo della vicenda: il signor Fiorentino, oltre a pagare la riesumazione dei resti della signora Guerra, ha poi comunque dovuto versare ciò che il regolamento comunale normalmente richiede per la sepoltura della propria madre. Nessun mistero, nessuna losca trama. Le cifre, confrontandole col tariffario, corrispondono: per la riesumazione dei resti mortali (in questo caso di quelli della signora Guerra, madre dello Scaccino), sono richiesti appunto 360 euro; le operazioni di smaltimento di rifiuti derivanti da tali operazioni costano 80 euro, mentre altri 40 sono previsti per l’eliminazione del materiale marmoreo; infine, la sepoltura (stavolta della madre di Fiorentino) richiede, sempre secondo le tariffe pubbliche, 240 euro. Il totale di tali operazioni è pari appunto a 720 euro: proprio la cifra versata da Michele Fiorentino. Di fronte a tali evidenze, crolla il presunto castello di teorie che ipotizzavano “pizzi” da pagare per illeciti traffici di loculi all’ombra della Torre di Monte Vico. Il consigliere comunale Leonardo Mennella, esponente della maggioranza, interpellato sulla questione, ha dichiarato: «Alla luce della documentazione emersa, si può senza dubbio escludere qualsiasi presunto coinvolgimento di esponenti dell’amministrazione in quello che è stato soltanto un rapporto tra due privati, uno dei quali si è volontariamente offerto di sostenere le spese necessarie a liberare un posto per poi ivi seppellire un proprio congiunto. Non risulta che il comune abbia percepito somme indebite, anzi, siccome si parla di ben due operazioni, il mancato pagamento di una delle due avrebbe prodotto un danno economico all’ente. Alla riesumazione ha fatto immediatamente seguito una sepoltura: ciascuna delle operazioni prevede un costo stabilito dall’apposito tariffario pubblico comunale». Pur evocati a gran voce, i “fantasmi” di una tangentopoli cimiteriale si dissolvono di fronte al responso delle cifre. Asettiche e, a loro modo, lapidarie.

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