CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’abisso ischitano

di Lisa Divina

Disse Murphy: “Sorridi… Domani sarà peggio”. Questa frase può essere vista come un modo di affrontare con ironia e coraggio le difficoltà del contesto sociale ischitano. Nonostante le sfide e le problematiche che possono sorgere, mantenere un sorriso può essere un atto di resilienza, un modo per affrontare le avversità con ottimismo. È un invito a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà ma a trovare la forza di andare avanti, sapendo che ogni giorno può portare nuove sfide, nuove opportunità di crescita e cambiamento. Ma tra il dire e il fare, come si dice, c’è di mezzo il mare e dove se non qui a Ischia può calzare meglio questo detto? Addirittura siamo capaci di creare abissi tra ciò che diciamo e quel che facciamo. Forse siamo sfortunati, forse la dea bendata non sceglie Ischia tra le sue tappe. Forse è l’effetto benefico delle acque termali che ha cullato la mente degli isolani in una sorta di torpore perpetuo oppure è il calore del sole che ha cotto i loro neuroni, lasciandoli incapaci di pensare in modo critico. Nessuno si pone domande, se capitasse ci sarebbe sempre la risposta take-away in grado di uccidere la domanda stessa. Qualunque sia la causa, il risultato è una società dove l’ignoranza regna sovrana. Non sembrano indignarsi gli abitanti di Ischia che si vantano di vivere in un paradiso naturale e ignorare che hanno perso il contatto con la realtà. Una realtà fatta di aste al ribasso capace di ampliare l’ignoranza collettiva che diventata la norma si trasforma in un modo di vivere che sfida ogni logica e ragione. Seduti al bar di piazza sono tutti lì a sorridere, si, ma non per resilienza ma per assenza: il nulla che guarda il nulla. In una danza tra caffè, aperitivi e cenette per distrarsi dalla sfortuna e dal nulla che pervade la quotidianità. 

Quest’assenza di senso logico porta a riflettere sulla profondità dell’essere e sulla nostra connessione con il mondo che ci circonda. Una profondità superficiale che si manifesta in dannose connessioni con una dimensione alla quale ci illudiamo di non appartenere dando la colpa alla povera dea sfigata che vanta omani la residenza fissa sul nostro scoglio. Quando siamo privi di una visione chiara e di un obiettivo, rischiamo di cadere in uno stato di apatia e di mancanza di significato. Guardare il nulla può significare sentirsi persi, senza scopo e senza direzione. Ma forse il tratto più caratteristico dell’ignoranza collettiva ischitana è la mancanza di curiosità intellettuale. La ricerca di conoscenza è vista come una perdita di tempo, mentre è il tempo stesso a diventare nemico intanto che insegui un titolo o una qualsivoglia etichetta sociale come un bollino di sconto al discount. Si potrebbe dire che l’isola è abitata da “ignoranti felici” che preferiscono rimanere nel loro stato di incoscienza senza affrontare la realtà. Come afferma saggiamente il detto “L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio, ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere”, la ricerca della conoscenza richiede uno sforzo personale e la volontà di andare oltre i confini imposti. Insomma chi vuol capir capisca! L’ignoranza collettiva è una barriera che ci impedisce di vedere le opportunità e di realizzare il nostro potenziale e quindi restiamo a galleggiare nel nulla. Tuttavia, anche il nulla può essere un punto di partenza. È nel nulla, infatti, che possiamo trovare l’ispirazione per creare qualcosa di nuovo, per dare forma ai sogni e alle nostre aspirazioni di piccolo scoglio. Dopotutto le cose peggiorano sempre prima di migliorare.

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