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No alla violenza di genere, anche Ischia riflette

Di Isabella Puca

Ischia – In un’epoca in cui ci fregiamo del fatto che uomini e donne hanno raggiunto, o almeno sono vicini nel farlo al 100%, i pari diritti ancora siamo qui a celebrare una giornata per dire no alla violenza sulla donna. Non è un caso che la giornata sia proprio quest’oggi, 25 novembre, data in cui si ricorda un brutale assassinio avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana, ai tempi del dittatore Trujillo. A morire, dopo essere state torturate e poi massacrate e strangolate furono le sorelle Mirabal, tre donne il cui essere rivoluzionario fu considerata una condanna a morte. I loro corpi maciullati da un altro essere umano furono gettati in un burrone. Si simulò un incidente. A distanza di 55 anni è naturale interrogarsi su cosa sia cambiato e la risposta arriva immediata: poco, o forse, niente. L’Onu, l’organizzazione delle Nazioni unite che ha voluto questa ricorrenza sin dal dicembre del 1999 rivela che il 35% delle donne del mondo sono vittime di violenza fisica e sessuale.  E in Italia, secondo i dati Istat di giugno 2015, 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale. Si tratta del 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre. E qui a Ischia, cosa accade? Ci siamo rivolti all’Assistente Sociale del comune di Ischia, la dott.ssa Orsino che, dal mese di gennaio ad oggi, ha potuto ravvisare casi di maltrattamenti legati all’abuso di sostanze <<ma spesso – ci dice –  si rivolgono direttamente in terraferma>>. È già, perché qui a Ischia, un’isola che nonostante assuma sempre più le dimensioni di città, ci si conosce tutti e l’ammettere di avere avuto una violenza è ancora più vergognoso dell’atto stesso di averla subita.  Si comincia da uno schiaffo dato tra le mura di casa, le stesse tra le quali la donna dovrebbe sentirsi protetta, accudita. Si comincia da motivi futili, da fatti occasionali per poi diventare una malsana abitudine che può portare, in certi casi, anche alla morte. Solo alcune di queste donne riescono a denunciare il fatto rivolgendosi, non senza timore di ritorsioni, alle Forze dell’Ordine. È proprio con quest’ultime che ci siamo confrontati per inquadrare la situazione isolana il relazione a questo pericoloso fenomeno. I dati fornitici del comandante dei Carabinieri sez. di Ischia Andrea Centrella vedono la Lombardia come la regione con più casi di maltrattamenti in famiglia, seguita subito dalla Campania, un primato del quale avremmo fatto volentieri a meno. Nel caso specifico dell’isola d’Ischia, a denunciare maltrattamenti in famiglia sono state 9 donne nel comune di Ischia, 7 in quello di Serrara Fontana, 2 nel comune di Forio, 1 in quello di Casamicciola e nessuno a Lacco Ameno e Barano. Ma questi, sono solo i dati raccolti a fronte di denunce e non tutte le donne hanno il coraggio di farlo. <<Gli strumenti posti a disposizione dal nostro legislatore – ha dichiarato il comandante Centrella – sono molteplici, e sono in grado di dare, qualora correttamente utilizzati, una idonea risposta alle esigenze di tutela provenienti dalle vittime. Tuttavia, i reati in questione attengono la sfera privata, ed è proprio per questo motivo che si ha una reticenza a denunciare, e sono caratterizzati per tanto da un altissimo, mutuando un termine dalla criminologia, numero oscuro: si verificano nel concreto, ma in pochissimi casi vengono denunciati all’Autorità. La soluzione della problematica sta sicuramente in una maggiore cultura della legalità>>. Le leggi non mancano eppure, a fronte di questi dati, ciò che occorre sembra essere una rivoluzione culturale per far capire, sin dalla tenera età che, come dicevano i nostri nonni, “le donne non si toccano nemmeno con un fiore”.

 

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