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La Città metropolitana “bussa” a denari, Casamicciola si oppone

L’amministrazione di Palazzo Bellavista non ci sta e ricorre in appello. L’ex Provincia di Napoli pretende infatti ben 835mila euro dal Comune di Casamicciola per presunti arretrati non pagati del “Tefa”, il tributo per l’esercizio delle funzioni ambientali, pari al 5% sugli incassi ottenuti tramite la  tassa sulla spazzatura, variamente denominata negli anni come Tares, Tia, Tarsu e Tari. L’esorbitante cifra venne richiesta nel 2014, ma il Comune di Casamicciola diede mandato al proprio legale di opporsi al decreto ingiuntivo. Tuttavia il mese scorso la decima sezione civile del Tribunale di Napoli aveva emesso la sentenza che dichiarava inammissibile l’opposizione condannando il comune anche alle spese di giudizio. Dalla sentenza si evince che il rigetto era basato su una presunta tardività dell’opposizione, ma secondo il parere dei legali ci sarebbero ragioni più che fondate per proporre appello, “laddove non venga attribuita valenza giuridica alla protocollazione ai fini di stabilire  la data certa della consegna di un atto (nel nostro caso il decreto ingiuntivo) alla Pubblica Amministrazione”, e quindi ciò sarebbe decisivo per calcolare correttamente i termini per l’opposizione.

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