CRONACA

Quasi il 10% degli italiani in povertà assoluta

Il lavoro non basta, non sempre garantisce una vita dignitosa per sé stessi e per la famiglia. Il 47% dei nuclei in povertà assoluta risulta avere il capofamiglia occupato

“Tutto da perdere” è un recente rapporto sulla povertà e sulla esclusione sociale in Italia (riferito all’anno 2023), elaborato dalla Caritas Italia che, a quasi un trentennio dalla prima edizione, si sofferma anche stavolta sulla povertà e l’esclusione sociale nel nostro Paese, riportando numeri e storie, evidenze empiriche e tendenze di lungo periodo, problemi e risposte.

Il focus centrale e trasversale è dedicato al fenomeno dei working poor, ossia di quelle situazioni di povertà, personali e familiari, in cui non manca il lavoro, ma il reddito non è sufficiente a una vita dignitosa.I dati confermano come – con oltre 5,6 milioni di poveri assoluti, pari al 9,7% della popolazione – la povertà in Italia sia un fenomeno strutturale e non più residuale come in passato. Se si considerano i nuclei, si contano 2 milioni 187mila famigliein povertà assoluta, a fronte dei 2 milioni 22mila famiglie del 2021 (+165mila nuclei).Evidente lo svantaggio del Mezzogiorno che si fa sempre più marcato. Rispetto alla tipologiadel comune di residenza, lo stato di deprivazione tende oggi ad aumentare al diminuire delladimensione dei Comuni; l’incidenza infatti risulta più elevata proprio nei piccoli comuni con meno di50mila abitanti: 8,8% a fronte del 7,7% delle aree metropolitane. Da un anno all’altro peggiora inparticolare la condizione dei piccoli comuni del Nord Italia (dal 6,9% all’8,1%).

Una povertà che oggi ha sempre più i tratti dell’“ereditarietà”. L’Italia risulta essere il Paese in Europa in cui la trasmissione inter-generazionale delle condizioni divita sfavorevoli risulta più intensa. Chi nasce povero molto probabilmente lo rimarrà anche daadulto. Questo costituisce un’alterazione dei principi di uguaglianza su cui si fondano le nostredemocrazie occidentali.

Evidenti le disuguaglianze tra cittadini italiani e stranieri residenti i quali, pur rappresentando solo l’8,7% della popolazione residente, costituiscono il 30% dei poveri assoluti.

L’istruzione continua a essere tra i fattori che più tutelano rispetto al rischio di indigenza (oggi più del passato). Dal 2021 al 2022 si aggravano le condizioni delle famiglie la cui persona di riferimentoha conseguito al massimo la licenza elementare, passando dall’11,9% al 13% e peggioranovisibilmente anche le condizioni di coloro diplomati alla scuola media inferiore, dall’11,1% al 12,5%. Nel mentre il lavoro non è più causa sufficiente di benessere: il 47% dei nuclei in povertà assoluta risulta avere il capofamiglia occupato.Il lavoro non basta, non sempre garantisce una vita dignitosa per sé stessi e per la famiglia, limitandola sfera delle esigenze primarie, lontani dal benessere della persona. Chi sono i lavoratori poveri? Lavoratori in nero, in grigio, part time forzati, concontratti regolari ma tutti con salari inadeguati.

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Povertà e disagio sociale coinvolgono i minori in modo particolarmente penalizzante. Secondo i dati ISTAT, nel 2022sono 1 milione 270mila i minori che vivono in povertà assoluta (13,4% in Italia, 15,9% nel Sud). Il7,5% dei minori vive in condizioni di grave deprivazione abitativa, con tassi di sovraffollamento chesfiorano il 50% nel caso delle famiglie mono-genitoriali. Ci sono anche dati incoraggianti. Ladispersione scolastica in Italia è ancora superiore alla media europea (rispettivamente 11,5% e 9,6%nel 2022), ma è in calo rispetto agli anni passati (era il 16,8% nel 2013). Nel 2022 i giovani Neet(persone di età compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non stanno seguendo un percorso di formazione) rappresentanoquasi il 20% di tutti i 15-29enni (1,7 milioni), oltre 7 punti percentuali in più dellamedia europea (11,7%). Il dato del 2022 evidenzia tuttavia un forte calo nel numero di giovanicoinvolti dal fenomeno (si torna ai livelli del 18,8% registrato nel 2007).

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I dati Caritas del primo semestre 2023, infine, se confrontati con quelli del primo semestre 2022 evidenziano, tra l’altro: sul fronte delle tipologie familiari, tende ad abbassarsi la quota dei nuclei familiari (-5,4%) afavore di un maggior numero di persone sole (+5,4%) e dei divorziati (+ 3,2%); torna a rafforzarsi la grave esclusione sociale e abitativa: le persone senza dimora in soli dodici mesi aumentano del +12,3%;in termini di fragilità, dal 2022 al 2023, tende ad aumentare in particolare la quota di personecon problemi abitativi (mancanza di casa, accoglienza provvisoria, abitazioneprecaria/inadeguata) e connessi allo stato di salute.

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