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Processo per la morte di Willy, l’appello di Massimo Ferrandino

Il noto legale isolano tra i protagonisti del procedimento penale nei confronti dei fratelli Bianchi, accusati di aver massacrato di botte il giovane Montero-Duarte. Il professionista difende il Comune di Artena

L’ischitano Massimo Ferrandino è uno dei protagonisti del processo nei confronti dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, ritenuti responsabili di aver massacrato di botte e ucciso Willy Monteiro Duarte. Ferrandino, legale del Comune di Artena, costituitosi parte civile e che ha chiesto un risarcimento di 50mila euro, ha spiegato come «Negli imputati non si è mai riscontrato alcun segno di resipiscenza ma anzi scaricabarile. E poi il travestimento di uno degli imputati (cioè Belleggia ndr), a dispetto della foto segnaletica uno scolaretto in giacca, cravatta e occhialini: uno che invece ha contribuito in modo determinante alla morte di Willy. Si è parlato del branco di Artena, della città della violenza. Parliamo dei titoli di quotidiani anche importanti, mentre in realtà i cittadini hanno timore di queste persone». Ferrandino rivolgendosi alla alla Corte, ai giudici popolari ed ai giudici togati ha fatto una richiesta. «Ovvero di tenere bene a mente le parole con le quali è stata conferita la medaglia d’oro al valore civile allo sfortunato Willy». Medaglia consegnata alla famiglia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E proprio con le parole del Presidente, Ferrandino ha concluso il suo intervento. Per quanto riguarda la sfera strettamente processuale, i pubblici ministeri della procura di Velletri hanno chiesto l’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, ritenuti responsabili di aver massacrato di botte e ucciso Willy Monteiro Duarte. Per gli altri imputati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, gli inquirenti hanno chiesto una condanna a 24 anni di reclusione. L’accusa è di concorso in omicidio aggravato. Willy Monteiro, sostengono i pm nella requisitoria, “è morto per lucida follia del branco. Tutta la superficie del capo è attraversata da contusioni e tracce di percosse”. Quelle botte hanno provocato “infiltrazioni emorragiche nel cuore, nei polmoni, nella milza e nel fegato. Non c’è una parte del corpo di Willy che non fosse interessata da traumi”. Il ragazzo provò a rialzarsi in piedi, “ma viene sopraffatto da quattro persone che si accaniscono su di lui. Willy che casca a terra e viene preso a calci e pugni per 50 eterni secondi. Resta a terra e che annaspa e che muore”. Il corpo martoriato di Willy, pestato e ucciso nella notte tra il 5 e 6 ottobre del 2020, “è un corpo che parla”, secondo i pm.

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