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LA PIU’ BELLA E STRAORDINARIA STORIA, UNA VACANZA A ISCHIA PER TROVARE L’AMORE

Di GINO BARBIERI

Giovanni Borrelli era conosciuto da tutti nella piccola comunità casamicciolese degli anni Cinquanta. Viveva nel  popoloso rione di Perrone, dove le baracche dell’83, ancora in piedi,  testimoniavano l’assenza perpetua dello Stato nelle zone colpite dai ricorrenti terremoti o dalle alluvioni che, dalle nostre parti, sono di casa come la maledizione di una Natura impietosa e matrigna. Due generazioni si erano passate il “testimone” nelle casette di abete e il tetto spiovente di zinco arrugginito. Una condizione quasi disumana, accettata con fatalismo dai Perronesi, che vivevano una esistenza ai margini della società isolana, peraltro già avviata ad una ripresa economico-sociale in quel dopoguerra di miseria e di privazioni indescrivibili.

Su questo sfondo, non proprio idilliaco, si modulò una delicata storia d’amore che , per quei tempi grami e poco generosi verso una nazione sconfitta e umiliata, sembrò uscita da una fiaba raccontata dalle nostre nonne. Sono trascorsi oltre cinquant’anni e il ricordo del matrimonio del secolo si è affievolito parecchio, non tanto per colpa dei testimoni dell’epoca dalla memoria un po’ arrugginita dagli anni, ma dai tempi che galoppano veloci travolgendo storie, miti e leggende in una visione diversa della vita, dove non c’è più posto per le rievocazioni, le nostalgie e le sensazioni irripetibili di quegli anni eroici scolpiti nella mente dei suoi protagonisti.

Oggi che tante barriere ideologiche e sociali sono state spazzate via, le nozze di una ricca “lady” inglese, della buona borghesia londinese con un modesto motorista navale di Casamicciola, non desterebbe scalpore, ma in sul finire degli anni Cinquanta, in un’isola che si dibatteva tra povertà e pregiudizi ottocenteschi, la favola capovolta di Cenerentola assunse a simbolo rivendicativo di un proletariato senza speranza,  confinato nei ghetti dei rioni baraccati e improvvisamente rivalutato, tirato fuori dalla povertà e dall’emarginazione, per l’affermazione di un avvenire di liberazione e di riscatto.

Tutto questo scrissero un po’ ottimisticamente i giornalisti dell’epoca, catapultati a Casamicciola per seguire le fasi della cerimonia nuziale  fra la giovanissima nipote del primo ministro inglese, Emely Eden, nobildonna con libero ingresso alla Corte della regina Elisabetta e l’oscuro motorista della Span, Giovanni Borrelli,  diventato improvvisamente il “Cenerentolo” della situazione,  baciato dalla dea bendata al pari di un moderno sistemista del Superenalotto!

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Giornalisti di tutto il mondo si sforzarono di “capire”, di spiegare questa scelta  che, all’epoca, assumeva i connotati di un atto irrazionale, di un fatto  “disdicevole” avvenuto fra persone tanto diverse per rango, per mentalità, per abitudini e modi di vita. Se ne scrissero di tutti i colori e sapori, ma infine prevalse la parola “amore” che mise tutti d’accordo e tacitò perfino la noblesse inglese “costretta” a recarsi a Casamicciola, nella chiesetta sul mare di sant’Antonio per presenziare al rito religioso, “mischiata” alla gente del popolo accorsa numerosissima, con l’abito buono e le lacrime agli occhi per quel suo figliuolo, un po’ frastornato, assurto in quattro e quattrotto alla notorietà mondiale.

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Emely era venuta in vacanza a Ischia nel 1959. Al molo Beverello era salita sulla “Principessa di Piemonte”, quella vecchia motonave a carbone della Span che collegava le isole del Golfo con Napoli un paio di volte al giorno, facendo scalo in tutti i Comun di Ischia –tempo permettendo- coprendo l’intero percorso in non meno di tre ore filate!  Durante la traversata avvenne l’incontro fatale: gli occhi azzurri della giovane inglesina si fermarono per alcuni istanti su di un giovanotto bruno che usciva dal locale macchine un po’ annerito dal fumo e con quell’inconfondibile “profumo” di combustibile che i motoristi navali si portano appresso per una intera esistenza! Dire colpo di fulmine potrebbe anche essere riduttivo. In quegli istanti si  concretizzò un “segno del destino”, o almeno così sembrò ai due giovani che restarono  immobili, per alcuni attimi, a guardarsi negli occhi.

Il resto ricalca il copione della più bella e straordinaria storia d’amore: i corteggiamenti, le promesse, le difficoltà incontrate da “lei” per convincere la famiglia ad accettare una scelta che sembrò ai più affrettata e fuori dai normali canoni della nobiltà inglese. Ma Emily era testarda e innamorata , binomio quanto mai azzeccato per farle decidere tutta da sola e, inizialmente, in contrasto con i suoi parenti appartenenti all’alta politica e diplomazia britannica, che avevano accarezzato ben altri progetti matrimoniali. Casamicciola diventò di punto in bianco il crocevia della stampa europea: inviati speciali, cineoperatori, autori di romanzi rosa; tutti nella cittadina termale per confezionare reportage esclusivi, sensazionali,  tali da far aumentare vertiginosamente  la tiratura delle copie e dare in pasto a quel numeroso popolo di lettori, amanti della mondanità e dello “scandalismo”, una storia dei tempi moderni, ai confini fra  realtà e fantasia.

In quel panorama editoriale tato frastagliato ed eterogeneo,  ci fu anche il reporter spregiudicato, quello che volle fare sensazione a tutti i costi,  andando a fotografare il futuro “nido” dei novelli sposi: una casetta niente affatto principesca e per di più costruita in un rione baraccato, abitato da povera gente, somigliante agli slum delle miniere inglesi dell’Ottocento! Sempre per scrivere “servizi” sensazionali, , giornalisti privi di scrupoli ci ricamarono sopra cose impossibili, azzardando anche giudizi personali non proprio positivi riferendosi alla diversa condizione sociale esistente fra gli sposi. Ma il matrimonio ci fu, ad onta delle resistenze  inglesi e delle ironie italiane, e fu un matrimonio in pompa magna, con il sindaco in fascia tricolore,  cineoperatori  della “Settimana Incom”e stampa internazionale e tante, tante teste se non  proprio coronate, almeno impennacchiate  con curiosi cappellini di feltro e velette di tulle.

La sposa era raggiante nel suo abito bianco di pizzo e organza, con lo strascico lungo retto da damine e paggetti assai compunti ed educati (non ricordo se erano inglesi o casamicciuoli); lo sposo abbastanza confuso e impacciato in tutto quel votta-votta, indossava un doppio petto “fumo di Londra”,  e ne aveva ben donde considerata la provenienza della sposa! Al banchetto, il sindaco Antonio Castagna volle portare il saluto dell’amministrazione comunale e il suo personale compiacimento per un evento così importante che rinnovava i fasti turistici del passato, quando colonie inglesi di turisti venivano a Ischia per popolare la omonima spiaggia che si trovava (e tuttora si trova) dalle parti di sant’Alessandro. Poi tutto andò in un relativo oblio. Venne il primo figlio (che Emily fece nascere a Londra) e qualche reporter cdi buona memoria se ne venne a Casamicciola per confezionare il pezzo di colore:”…il matrimonio resiste, malgrado tutto. Gli sposi famosi vivono in un piccolo rione di Casamicciola, chiamato “Perrone”, ma la nipote di sirAntony Eden, quando può, scapa in Inghiltera per farvi nascere un figlio”.

La favola bella iniziò a sfaldarsi dopo la nascita del secondo figlio. Emily partorì ancora a Londra e, stanca di stare in Italia,  trovò il modo per ritornare in Inghilterra e stabilirvisi con il marito. L’ambiente londinese dell’alta borghesia, molto vicina alla casa reale,   mise in serie difficoltà Giovanni Borrelli, che indocile all’etichet e alle abitudini della nobiltà, decise dopo qualche tempo di tornarsene a Ischia. Il matrimonio non finì del tutto perché ci fu un terzo figlio, sempre nato in Inghilterra, ma ormai la favola si era dissolta. Emily, successivamentge, andò a vivere in una grande  casa alla periferia di Londra trasformata in una Pensione per gli studenti, mentre i figli, sposati, occuparono importanti e prestigiosi incarichi nella diplomazia e nell’alta amministrazione inglese. Giovanni Borrelli ha continuato a vivere a Ischia, dove spesso sono venuti a trovarlo i figli –particolarmente nel periodo estivo- ricordando, non senza nostalgia,  la favola bella che commosse un’intera generazione.  Tutto sommato, la storia  ha avuto un  lieto fine,  anche se l’amore non è riuscito a superare le grandi barriere sociali che ancora dividono gli uomini nel lungo cammino dell’umanità.  E’ questo il ricordo di Giovanni Borrelli, un ischitano gentile, laborioso e umile, che preferì ai fasti dell’alta società londinese la modesta terra isolana, più aderente alle sue possibilità di vita quotidiana e al  comune sentire di uomo del suo tempo.

 

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